All’avanguardia per la sostenibilità e il risparmio energetico, il palazzo dell’Onu a Nairobi ospita le agenzie per l’ambiente e l’urbanizzazione. Qui Francesco affronterà il tema del cambiamento climatico
Se New York ha il Palazzo di Vetro, Nairobi può vantare il “palazzo verde”: il quartier generale delle Nazioni Unite nella capitale kenyana è infatti circondato su due lati dalla foresta di Karura, la più grande tra quelle che ancora sopravvivono allo sviluppo urbano disordinato di Nairobi.
Qui Papa Francesco parlerà domani, secondo giorno della sua visita in Kenya, e qui hanno sede anche le uniche due agenzie Onu con un mandato globale basate nel Sud del mondo: il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e UN-Habitat, che affronta i temi legati all’urbanizzazione. Questioni parallele, come dimostra la stessa città di Nairobi, dove l’espansione urbana si traduce spesso in espropri di terre ai danni delle popolazioni più povere e dove la discarica di Dandora, all’interno della baraccopoli di Korogocho, da anni testimonia i rischi ambientali di una crescita senza regole.
Non è un caso, quindi, che il Pontefice abbia scelto proprio l’Unon (la sigla con cui l’ufficio è noto) per affrontare il tema del cambiamento climatico e riprendere i temi dell’enciclica Laudato Si’, durante la sua visita in Kenya. E le stesse ragioni hanno spinto i responsabili dell’organizzazione a creare prima l’Unep, nel 1972, e poi al suo interno gli organismi che hanno fornito la base per UN-Habitat, costituita nel 2002. I mandati delle due agenzie si completano a vicenda: di promuovere la cooperazione in campo ambientale, raccomandare politiche a questo scopo e coordinare i programmi delle altre agenzie Onu in materia si occupa l’Unep, di promuovere la sostenibilità “ambientale e sociale” delle città, UN-Habitat.
Lo stesso complesso che ospita le due organizzazioni mira a diventare un esempio di buone pratiche: nel corso degli anni la prima sede dell’ufficio, inaugurata dal padre della patria kenyano, Jomo Kenyatta e dal primo direttore di Unep, il canadese Maurice Strong, ha cambiato faccia fino a diventare “l’edificio più ‘verde’ e più pulito al mondo”. Parole, queste del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, al momento di inaugurare, nel 2011 il primo ufficio delle Nazioni Unite alimentato ad energia solare, destinato a fare da esempio per altre strutture Onu nel mondo. “Un ‘modello vivente’ per il nostro futuro”, come lo aveva definito ancora Ban, e sostenibile anche dal punto di vista dei consumi, che sono stati ridotti del 70 per cento, grazie a un innovativo sistema di misurazione della luce e all’uso di lampade a risparmio energetico.
L’azione di Unon e delle organizzazioni che ne fanno parte, però, non è solo simbolica: tra le iniziative più note nate grazie all’ufficio di Nairobi c’è la Billion Tree Campaign, che dal 2006 incoraggia abitanti di ogni parte del mondo a piantare alberi a beneficio delle proprie comunità locali. A promuoverla insieme alle Nazioni Unite fu Wangari Maathai, la scienziata e attivista kenyana premiata col Nobel per la Pace 2004: una figura che proprio il rappresentante vaticano a Nairobi, mons. Charles Daniel Balvo, ha voluto ricordare lo scorso anno durante l’assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente, tenuta nella capitale kenyana.