Quali significati vengono attribuiti ai colori nei vari contesti asiatici? Quali poteri sono racchiusi in una determinata tinta? Un mondo ricco di “sfumature” nelle conferenze della Biblioteca Pime di Milano
«Oh se potessi immaginarmi un solo colore che non ho visto mai».
Così ha scritto in una sua poesia l’ungherese Sándor Weöres. Anche a noi può risultare difficile, se non impossibile, provare a pensare a un colore nuovo e unico, che non sia la sfumatura di un altro già presente nel nostro spettro ottico. Eppure, per quanto il colore sia un elemento imprescindibile di ogni forma di vita e venga percepito, patologie a parte, in modo universale dall’occhio umano, questo viene definito ed interpretato in modi differenti a seconda della cultura di riferimento.
Alcuni studi antropologici hanno infatti rilevato come i nomi dei colori virino da un minimo di due, chiaro e scuro, ad un massimo di undici ed abbiano differenti valenze emotive, popolari e religiose da Paese a Paese. Proprio attorno a questo tema, così apparentemente semplice, ma in realtà ricco di infinite “sfumature” e di stimolanti interpretazioni, si articola il nuovo ciclo di conferenze organizzato dalla Biblioteca del Pime di Milano e dal Centro di Cultura Italia-Asia, in una rinnovata e vincente collaborazione che dipingerà in otto incontri “I colori dell’Asia: tra sacro e profano”, con l’intento di offrire una prospettiva inusuale ed affascinante su un tema così vicino alla quotidianità di ognuno di noi.
Questo viaggio inizierà giovedì 9 febbraio con il doppio intervento di Renata Pompas e Lia Luzzatto, esperte in materia di colore a livello nazionale ed internazionale, che anche in questa occasione collaboreranno per mostrare come l’universalità del colore si declini nelle molteplici appartenenze storiche e geografiche.
La prima offrirà un’introduzione agli studi sul colore, illustrandone la multiforme complessità di fenomeno tanto oggettivo quanto soggettivo che varia a seconda della disciplina che se ne occupa, mentre la seconda approfondirà le tematiche che guidano più o meno consciamente le nostre scelte cromatiche, affondando le radici in un passato così lontano da rendere il colore un archetipo simbolico utilizzato nella spiritualità, nella religione, nella magia e nella stessa società.
Le diverse interpretazioni culturali del colore in base all’area geografica di appartenenza saranno protagoniste con il secondo appuntamento del 23 febbraio, in una conferenza di Maurizio Damiano dedicata all’antico Egitto, dove ogni colore aveva il proprio significato e potere peculiare, appartenente ad un universo magico-religioso talmente vasto ed intrinsecamente misterioso che proprio per questo da secoli possiede un fascino perenne.
I colori di un Medio Oriente più contemporaneo saranno proposti invece il 9 marzo con l’intervento di Antonio Cuciniello che, partendo dal testo coranico, esplorerà la pluralità delle tinte associate all’islam, ripercorrendone la percezione e la descrizione sino ad oggi, quando al mondo musulmano si associano quasi unicamente il verde ed il nero.
Si proseguirà poi il 23 marzo con Marilia Albanese e il gioioso arcobaleno di colori liquidi e in polvere che trasforma tutta l’India durante Holi, la festa dei colori, nella quale con il rogo delle effigi della demonessa Holika si celebra la vittoria delle forze positive su quelle del male e alla quale è ispirato il recente evento musicale dell’Holi Dance Festival, che si svolge in un clima di integrazione e armonia.
La Cina sarà quindi protagonista il 5 aprile nel doppio intervento di Margherita Biasco e Mao Wen: dopo un’introduzione alla simbologia dei colori attraverso la Teoria dei Cinque Agenti, in cui nero, bianco, verde, rosso e giallo divennero sin dai tempi più remoti i pilastri della storia e dei costumi di questo Paese, si passerà all’analisi della struttura e delle componenti semantiche dei corrispondenti ideogrammi in cui si fondono unità grafica, fonetica e di significato.
Il nome dei colori tradizionali giapponesi è strettamente connesso alla natura, loro fonte ispiratrice con i suoi colori armonici e le tinte sfumate che si susseguono e si trasformano le une nelle altre con il mutare delle stagioni, in una forma d’arte unica e poco (ri)conosciuta.
Il 20 aprile sarà Susanna Marino a guidarci attraverso un itinerario di parole e immagini, testimonianze di artisti ed artigiani ispirati da questi dettagli cromatici.
Nell’intervento del 4 maggio di Vanna Scolari e Marco Briccola, protagonista assoluto sarà il colore verde degli alberi, che nel mondo indo-malese possiedono in modo elevato quella forza vitale che permea ogni essere vivente ed oggetto. In questo modo alcuni alberi costituiscono una dimora per spiriti ed energie in grado di interagire con il mondo degli uomini, diventando così il fulcro del rituale devozionale.
Questo affascinante viaggio si concluderà il 18 maggio con la conferenza di Cristiana Tretti sulla valenza simbolica e meditativa dei colori nel buddhismo indo-tibetano, dove gli archetipi cromatici hanno qualità divine e sono onde d’energia dall’essenza celeste.
“I colori dell’Asia: tra sacro e profano” si annuncia così come un ciclo di conferenze in cui i colori dipingono, incontro dopo incontro, una serie di meravigliosi e vividi ritratti del mondo asiatico e delle sue infinite sfumature.