L’EDITORIALE
Ritorno in Papua Nuova Guinea fortemente arricchito, a cinquantotto anni, per l’ultima tappa della vita missionaria, che solo Dio sa ancora quanto lunga o quanto breve. Ma che spero proficua
Il Centro missionario Pime di Milano pubblica da quasi sessant’anni questa rivista (fondata nel 1872) ed ora anche un blog oltre alla sua versione on line. Ma ospita pure una fototeca e una biblioteca specializzata in storia delle missioni e popoli extraeuropei, il Museo Popoli e Culture con circa trecento pezzi esposti e tremila in deposito, un negozio di libri, oggetti religiosi e commercio equo-solidale. Si occupa inoltre di animazione missionaria e vocazionale giovanile, di educazione alla mondialità raggiungendo quasi centomila ragazzi ogni anno nelle scuole e nelle parrocchie, di raccolta fondi per i progetti di sviluppo e di sostegno a distanza degli studenti in missione. L’elenco continua per attività e iniziative più piccole come l’ufficio filatelico, l’auditorium e le sale per accoglienza gruppi, l’ospitalità, che diventa immediatamente collaborazione, dell’Associazione Laici Pime (Alp), l’organismo di intervento umanitario New Humanity, l’associazione culturale Italia-Asia, i Medici con l’Africa di Padova (Cuamm) e anche la scuola di musica Cluster.
Questa varietà di settori e iniziative è dovuta all’intraprendenza e alla volontà dei missionari del Pime e dei laici collaboratori, che hanno fortemente voluto e sviluppato questo Centro dalla metà del secolo scorso. Per apprezzarne appieno le possibilità bisogna forse viverci all’interno, lavorarci almeno per qualche anno e vedere la molteplicità dei contatti, l’effetto positivo delle proposte, l’impatto sulla vita delle persone e dei gruppi che ne vengono a contatto. Ho sperimentato in questi tre anni del mio mandato alla direzione di questa struttura un sentimento di positività e di entusiasmo, che l’intensità del lavoro e il limite umano inevitabile, mio e altrui, nell’organizzazione e nei rapporti non hanno scalfito. Ritorno in Papua Nuova Guinea in aprile fortemente arricchito, a cinquantotto anni, per l’ultima tappa della vita missionaria, che solo Dio sa ancora quanto lunga o quanto breve. Ma che spero proficua.
I tempi odierni, apparentemente più duri e più poveri di mezzi e ancor più di persone totalmente dedicate all’attività missionaria, possono apparire una minaccia alla sopravvivenza e allo sviluppo delle cose buone. Il Centro Pime tuttavia, con il sostegno di tanti, proseguirà il suo impegno con fiducia, consapevole di dover continuare a dire alle nuove generazioni cose importanti circa la missione, l’amicizia tra i popoli, le loro culture, la solidarietà internazionale, l’accoglienza verso chi ha perso tutto o comunque viene in pace con l’intenzione di unirsi allo sforzo comune di costruire la comunità giusta e fraterna del Vangelo. Prende il timone del Centro Pime padre Mario Ghezzi, missionario in Cambogia, a cui naturalmente auguro di proseguire con successo nella linea dell’innovazione e del rilancio.