Blessing Okoedion ha vissuto una delle esperienze più traumatiche che possano capitare, quella della tratta e della schiavitù della strada. Oggi però è una giovane donna forte e coraggiosa, che porterà la sua testimonianza e il suo contributo anche al pre-Sinodo dei giovani. Chiedendo che la Chiesa riconosca e valorizzi il loro protagonismo
«È una grande opportunità per me come per molti altri giovani, dell’Africa e non solo, che spesso non hanno parola, non possono esprimere le loro idee, le loro opinioni. Una grande opportunità per essere insieme e confrontarci a partire dalle nostre esperienze e dal nostro vissuto, ma anche dalle nostre speranze e visioni».
Blessing Okoedion, 30 anni, nigeriana, è una degli oltre 300 giovani che da domani e sino a domenica 25 marzo parteciperanno al pre Sinodo dei giovani. Lo stesso Papa Francesco ha chiesto a tutti i partecipanti di «esprimersi con coraggio, di dire quello che pensano».
Lo farà certamente Blessing che quel coraggio l’ha trovato innanzitutto per liberarsi dalle catene della tratta e della prostituzione coatta e per raccontare pubblicamente la sua esperienza di schiavitù e di riscatto.
«Sono stata ingannata da una donna cristiana che frequentava una chiesa evangelica vicino a casa mia – ricorda Blessing -. Una donna che pregava sempre, che sembrava molto devota e che diceva di apprezzare me e il mio lavoro. Io mi fidavo di lei. Quando ho scoperto che mi aveva venduta ai trafficanti, mi è cascato il mondo addosso. Come aveva potuto farmi una cosa del genere?».
Quando, dopo la denuncia, la polizia ha portato Blessing a Casa Rut a Caserta, una casa di accoglienza delle religiose orsoline, lei non voleva neppure entrare. Non si fidava più di nessuno, specialmente delle donne cristiane.
«C’è voluto molto tempo e molta fatica per tornare ad avere fiducia in me stessa e negli altri – ricorda -. Ma a Casa Rut, grazie a suor Rita Giaretta e alle altre religiose, ho imparato di nuovo cosa significa essere cristiani. Che cos’è l’amore, la tenerezza, il dono e la fedeltà. Sentivo un po’ alla volta che mi stavo rinnovando come persona, come donna e anche come cristiana».
«Vengo da una famiglia credente – continua Blessing – che mi ha trasmesso valori positivi. A Casa Rut ho ritrovato i valori cristiani della mia infanzia e della mia famiglia, vissuti in maniera ancora più forte e autentica. Ho capito che cosa è la cura e la dedizione e che cos’è l’amore vero per tutti e per ciascuno. Qui ho visto l’amore in azione. Ho trovato un clima familiare, di tenerezza, pace, serenità e gioia. A Casa Rut mi hanno trasmesso di nuovo il senso di una vita vera e bella».
Oggi Blessing lavora come mediatrice culturale e aiuta altre ragazze ad affrontare il difficile percorso di uscita dalla strada e di liberazione dalle catene della schiavitù della tratta, dalla paura, dal senso di colpa e di inadeguatezza.
Porterà questa sua esperienza anche al pre Sinodo, ma soprattutto porterà la sua visione di futuro: «Noi giovani abbiamo un ruolo importante – dice convinta – perché siamo i leader di domani. Dobbiamo dire basta ai sistemi di corruzione e di ingiustizia che impediscono alle giovani generazioni di crescere e avere una vita dignitosa nei propri Paese. Dobbiamo dire basta alla cultura dello scarto che condanna tantissime persone a vivere come merci, comprate, usate e gettate via quando non servono più. Ma anche noi giovani dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e fare la nostra parte».
«Questo Sinodo – continua – è una grande possibilità di confronto. Un’occasione per dire la nostra opinione su come vogliamo questo mondo e sul nostro futuro. Ma anche la Chiesa deve dare più opportunità e risorse ai giovani perché possano essere veramente protagonisti».