Provengono da India, Camerun, Messico e Brasile. Ecco i nuovi missionari del Pime, visti con gli occhi dei loro compagni di studi in seminario. Sabato nel Duomo di Milano con l’arcivescovo Mario Delpini l’ordinazione sacerdotale dei primi cinque
Dopo anni di studi, di incontri, di ascolto e di preghiera sette giovani seminaristi del Pime diventano sacerdoti. E sono pronti a partire per le missioni che verranno loro affidate, per annunciare quel Vangelo che li ha spinti a scegliere la vita del missionario. A sottolineare la nuova conformazione internazionale del Pime c’è il fatto che nessuno di questi nuovi preti è italiano. È il segno, questo, che il lavoro di evangelizzazione dei missionari sta dando frutti dalle Chiese più giovani. Abbiamo chiesto ai loro compagni di studi di parlarci di questi sette missionari novelli, raccontandoceli per come li hanno conosciuti in questi anni vissuti insieme.
«Direi che posso descriverlo in poche parole – ci dice Eder De Souza Gomes Cordeiro a proposito di Subba Rao Giddi, uno dei quattro nuovi sacerdoti provenienti dall’India -. La pazienza, l’aiutare gli altri, il sorriso e la preghiera sono alcune delle tante sue qualità. Prima di entrare in seminario era un insegnante, ma non ha mai avuto l’orgoglio di chi ne sa più degli altri. Al contrario: lui ascolta tutti. La sua amicizia mi ha aiutato a uscire dagli schemi della mia cultura per conoscere quella indiana. Posso dire che è proprio grazie a Subba Rao che me ne sono innamorato; è un primo passo verso l’ad gentes che caratterizza il Pime».
Dato che lo conosce da tempo, Ranjith Kumar Pentareddy ci racconta, invece, di Bala Raju Mareboiana, anch’egli proveniente dall’India. «Conosco Bala da otto anni, ci siamo incontrati all’università in India. In questo periodo ho visto come il “profumo” del Vangelo lo ha attirato fino a conquistarlo. Da giovane Bala era bravo a scuola e gli piaceva stare con la gente, ma non frequentava la chiesa locale, anche perché il prete veniva a celebrare una volta al mese. Fu suo cugino a chiedergli se volesse diventare sacerdote e continuò a farlo per gli anni a seguire, ma Bala rifiutava sempre. Poi, però, fece un semplice ragionamento: a lui piaceva stare tra la gente e un sacerdote è un uomo che vive tra la gente. Avrebbe potuto essere felice… Questa possibilità cominciò a smuovere Bala, che alla fine, a diciassette anni, chiese di entrare in seminario».
Altri due amici di lunga data sono Pavan Kumar Marneni e il novello sacerdote Paul Sunil Jangam, entrambi indiani. «Ho conosciuto Paul nel 2005 – racconta Pavan Kumar -. In lui ho trovato un amico con cui posso condividere tutto. E non sono l’unico. Tutti vedono in lui tre cose: amicizia, allegria e attenzione per gli altri. Per queste sue qualità noi lo chiamiamo sempre kothi, che significa scimmia. Nella mia lingua questa parola indica le persone che sono sempre allegre e che non stanno mai ferme. È la sua natura, e io ci vedo i doni di Dio». Anche Joseph Polisetty Kiran ha conosciuto Prashanth Kumar Gunja a Hyderabad nel 2005: «Da allora l’ho visto sempre allegro, gioioso e perseverante nella sua scelta di diventare un missionario, lasciando la sua vita nelle mani di Dio. Quando penso a lui mi viene in mente la frase di Madre Teresa di Calcutta: “Io sono come una piccola matita nelle mani di Dio.” Prashanth, in questi anni, ha avuto tanta fiducia in Dio e nei formatori, e si è lasciato guidare nella sua crescita verso la missione. Accoglierla implica la disponibilità a rischiare la propria vita e a percorrere la via che Gesù ci insegna. Prashanth lo fa con grande fiducia e maturità».
«Io e Patience Keuf Keuf Kalkama ci siamo incontrati per la prima volta in Camerun, nel seminario di Yaoundé – racconta Jean-Jacques Folly, ivoriano -. Lui stava partendo per l’Italia e io ero appena arrivato. Durante il mio soggiorno nel seminario ho sentito tanto parlare di Patience: raccontavano molte cose sulla serietà e la serenità con cui affrontava tutte le situazioni. Nel 2015, quando lo rividi a Monza, rispecchiava proprio quel che si diceva. È un uomo dal grande cuore, che è sempre presente, che non fa distinzione tra le persone. In questi anni trascorsi insieme ha dimostrato che per essere missionari bisogna essere fratelli: bisogna condividere le gioie e le fatiche degli altri per poter poi testimoniare loro la vicinanza del Risorto. Le tante volte che abbiamo provato a indovinare dove saremmo andati in missione mi diceva: “Jean-Jacques, qualunque sia il posto dove mi verrà chiesto di andare, andrò volentieri; perché so che lì c’è il Signore che mi aspetta”».
È Mauro Pazzi, seminarista italiano, a parlarci di Luis Perez De La Cruz, l’unico messicano tra i nuovi sacerdoti Pime. «Forse il messaggio più bello che colgo da Luis è questo: accostarsi a qualcuno col silenzio, senza chiedere, solamente camminando insieme. Gesù ha fatto così. Luis ci considera tutti amici e credo lo faccia perché vive l’amicizia con Dio; così ci testimonia che non esiste opposizione tra amore di Dio e amore del prossimo, ma sono una stessa cosa, uno è dentro l’altro. Non si tratta in questo mondo di fare grandi o piccole cose per i nostri fratelli, ma di farle con amore; Luis ha fatto le cose di tutti i giorni con amore, perché è la comunione che noi abbiamo con Gesù e con i fratelli che poi renderà ogni cosa degna di stupore».
Dall’America Latina viene anche Mateus Jensen Didonet, brasiliano. «Sin dalla sua giovinezza è apparsa chiara una caratteristica: Mateus è uomo delle relazioni – spiega il suo compagno di studi Alessandro Maraschi -. È un viaggiatore ed esploratore, soprattutto delle profondità del suo animo. È un uomo a cui davvero interessano le persone e Dio. Andrebbe in capo al mondo, per conoscere la bellezza che nasce dagli uomini. Andrà in capo al mondo per testimoniare la bellezza che lo ha incontrato, la Buona Notizia».
Cinque dei nuovi sacerdoti del Pime saranno ordinati sabato 9 giugno in Duomo da mons. Delpini insieme ai nuovi preti dell’arcidiocesi ambrosiana. Si tratta di:
Bala Raju Mareboiana (India)
Paul Sunil Babu Jangam (India)
Subba Rao Giddi (India)
Prasanth Kumar Gunja (India)
Patience Kalkama Keuf Keuf (Camerun)
Sabato 16 giugno nella sua parrocchia di Roncadelle (Bs) sarà ordinato sacerdote dal vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada padre Luca Vinati, che ha svolto il diaconato in Guinea Bissau. Clicca qui per leggere la sua storia sul sito pime.org
Gli altri due nuovi sacerdoti del Pime, infine, saranno ordinati durante l’estate nelle loro diocesi d’origine. Si tratta di:
Luis Alberto Pérez de la Cruz (Messico) che verrà ordinato sacerdote a Tabasco domenica 29 luglio
Mateus Jensen Didonet (Brasile) che verrà ordinato sacerdote a Brasilia sabato 4 agosto