In queste ore Port-au-Prince a ferro e ferro fuoco per il rincaro record del prezzo della benzina, poi revocato dal governo. Il missionario laico Maurizio Barcaro: «Solo dopo il terremoto ho visto altrettanta desolazione»
Haiti sta vivendo in queste ore una nuova grave crisi sociale, degenerata in assalti alle pompe di benzina e ai negozi. Il governo ha revocato gli aumenti della benzina, ma chi sarà davvero a pagare il prezzo? Da Port-au-Prince Maurizo Barcaro, missionario laico sostenuto dal Pime, ci ha inviato oggi questa testimonianza.
Da tempo si sapeva che il prezzo della benzina alla pompa sarebbe aumentato ma nessuno si aspettava che sarebbe stato fra il 45 e il 51%. Piu della meta in un colpo solo. Non ci voleva un houngan (stregone/mago) per immaginare che una tale misura avrebbe scatenato il putiferio e cosi e stato. La folla ha messo a ferro e fuoco la capitale per due giorni. Barricate infiammate, folla per le strade, saccheggi selvaggi in almeno cinque supermercati, distrutte e bruciate due pompe di benzina, saccheggiate due banche da dove hanno portato fuori persino delle grosse cassaforti… le hanno portate fuori nelle strade. Due hotel ben conosciuti sono stati assaltati, la folla ha bruciato auto parcheggiate, la concessionaria Nissan assaltata, bruciate decine di macchine nuove fiammanti. Gente che correva per le strade con tutto quello che poteva portare via dai supermercati saccheggiati. Due posti di polizia distrutti e bruciati, aeroporto fermo da sabato pomeriggio e voli dirottati a Santo Domingo.
Sette i morti, dei feriti non si sa nulla, qualche macchina della polizia qua e là, ma nessun intervento fisico… Avevano paura anche loro, cosi mal forniti e in numero ridicolmente esiguo. Il fumo di copertoni ha riempito l’aria dalla mattina alla sera, sopratutto nel secondo giorno. Una vera e propria guerra urbana ma totalmente anarchica, che non ha trovato alcuna resistenza da parte di nessuna autorita locale. E quando il sole ha deciso di andarsene a dormire, nel buio della notte, solo l’odore acre delle barricate infiammate restava come ricordo della giornata, insieme al pianto di chi aveva perso qualcuno di caro o tutto cio che aveva. Centinaia di persone si sono rifugiate a dormire dove capitava, da amici, in scuole, in chiese; persone bloccate dal caos e incapaci di tornare a casa in giornata.
La mattina di domenica i segni della battaglia erano ben visibili dappertutto. Decine di macchine bruciate, pietre delle barricate, copertoni ancora fumanti, segnaletiche e cartelloni pubblicitari dappertutto a terra o bruciati, vetri rotti, supermercati distrutti. Nessuna zona è stata risparmiata. Le moto circolavano ma di macchine ancora nessuna.
È incredibile constatare quanto siano riusciti a distruggere in poche ore. Se almeno il Brasile avesse vinto contro il Belgio, forse sarebbe stato differente… La gente qui adora il Brasile e forse la rabbia si sarebbe manifestata con molto meno violenza.
Ora non si sa bene che cosa succedera. Il governo ha gia annunciato la revoca degli aumenti della benzina, ma la si puo davvero dichiarare una vittoria della gente? Solo qualche imbecille può pensarlo. Il prezzo da pagare per la distruzione di queste ore infami sara molto piu caro. E chi pagherà? Quanti posti di lavoro si sono persi in questi saccheggi ? La gente si rende conto che adesso ci saranno comunque aumenti dei prezzi dei beni di consumo? Si renderanno conto che ora certi materiali per costruzioni o altri che si trovano solo nei supermercati non saranno piu accessibili per molto tempo, se non attraverso la Repubblica Domenicana e a ben piu caro prezzo? Si renderanno conto che possibili investitori per lo sviluppo del Paese non ci penseranno proprio a venire ad Haiti ora? Si renderanno conto che hanno fatto fare al Paese 10 passi indietro?
Ma che dire… ogni Paese ha il suo cammino. Io posso avere la mia opinione su come vanno le cose, ma alla fine – anche se amo questo Paese – sono gli haitiani stessi a dover trovare la propria strada. Certo è che questo popolo mi ricorda il popolo di Israele nel suo peregrinare nel deserto. Un cammino penoso, faticoso, a volte incomprensibile e lungo… molto lungo. Sono ad Haiti ormai da 24 anni e ho vissuto e condiviso tante penose esperienze insieme a questo popolo. Ma devo dire che l’unica volta che ho visto una distruzione simile è stato dopo il terremoto.
Non so bene cosa succedera domani. È vero che tanta gente non aveva nulla da perdere neanche prima; quindi per loro sarà la solita «lotta» per sopravvivere, giorno dopo giorno. Ma tutti hanno comunque perso qualcosa in questi giorni.