La fame nel mondo ai massimi dal 2010

La fame nel mondo ai massimi dal 2010

Nonostante tutte le promesse la fame nel mondo non scende più. Anzi: accelera la sua crescita. Lo dice il nuovo rapporto della Fao, che stima in circa 821 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame. E balzano agli occhi sempre di più gli effetti del cambiamento climatico

 

Che il numero degli affamati avesse smesso di diminuire nel mondo la Fao ce lo sta dicendo già da due anni. Ma ora l’inversione di tendenza accelera: lo dice l’edizione 2018 del SOFI – il rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e dell’alimentazione nel mondo – presentato oggi dall’organismo dell’Onu che si occupa di nutrizione. La fotografia scattata dall’indagine rivela che nel 2017 nel mondo gli affamati hanno di nuovo raggiunto quota 821 miliardi di persone, sostanzialmente il livello del 2010. Oltre che in valore assoluto le persone che soffrono la fame salgono anche in termini percentuali: si è tornati al 10,9 per cento, che equivalgono grosso modo a un abitante ogni nove del Pianeta. Il grafico qui sotto – tratto dal rapporto mostra in maniera molto chiara la curva che risale.

 

 

Ad osservare bene queste curve emerge in maniera impietosa il fatto che l’inversione di tendenza è avvenuta proprio mentre tutti a Milano si riempivano la bocca con l’impegno «Nutrire il Pianeta, energia per la vita» posto come obiettivo di Expo2015. Rispetto a quei giorni nel mondo abbiamo 36 milioni di persone in più che soffrono la fame. E soprattutto a noi in Italia dovrebbe sucitare un po’ di vergogna il fatto che dopo tante parole spese in occasione dell’Expo questo tema sia di nuovo scomparso dal nostro vocabolario.

Dove la fame cresce e perché? I dati dicono che aumenta in molte regioni dell’Africa, ma ha ricominciato a crescere anche in Sudamerica e in Oceania. E persino in Asia – il continente che negli ultimi anni aveva fatto segnare i passi in avanti più significativi – la discesa del numero degli affamati si è praticamente arrestata. Nel dettaglio oggi la fame è un fenomeno che tocca 5151 milioni di persone in Asia, 256,5 milioni in Africa e 39 milioni tra l’America Latina e i Caraibi.

Qualche passo avanti nel mondo continua a vedersi nella lotta all’incidenza tra i più piccoli: pur restando 151 milioni nel mondo i bambini sotto i cinque anni che soffrono di malnutrizione, la loro incidenza percentuale dal 2012 a oggi è scesa dal 25 al 22 per cento. Che vuol dire comunque più di un bambino su cinque nel mondo. Tra questi bambini sotto i cinque anni 50 milioni restano in situazione particolarmente grave che li rende a rischio di sopravvivenza. Un dato che stride con quello quasi speculare dei 38 milioni di bambini che già prima dei cinque anni sono sovrappeso.

Ma c’è soprattutto un dato che la Fao sottolinea: insieme ai conflitti a incidere sull’aumento della fame è il cambiamento climatico. I suoi effetti si vedono in maniera sempre più chiara e stanno erodendo i passi avanti che a partire dagli anni Novanta erano stati fatti dal mondo nella lotta alla fame.Prolungate siccità o mutamenti nella stagione delle piogge in alcune aree del mondo stanno incidendo in maniera pesante sulla produzione di cereali come il mais, il frumento e il riso, che sono alla base della dieta di miliardi di persone nel mondo. Di qui – sostiene la Fao – l’urgenza di accelerare e moltiplicare le azioni in favore della resilienza e dell’adattamento dei sistemi alimentari soprattutto nelle regioni tropicali e temperate, oltre a interventi per la mitigazione degli effetti dei disastri ambientali.