“Un’opera consistente, coerente e memorabile”. Così definisce l’insieme delle fotografie di Leone Nani padre Bernard Jacquel, responsabile della mostra che verrà inaugurata questa sera nel cuore di Parigi.
«Abbiamo a che fare con un’opera di straordinario interesse non solo per l’incredibile bellezza delle foto, che raccontano in maniera mirabile una regione specifica della Cina in un tempo ben circoscritto, ma anche per il mistero che contengono». È il giudizio di padre Bernard Jacque, responsabile della mostra “Chine disparue” che apre oggi sino al 2 gennaio presso le sale espositive delle Missione Estere di Parigi, in rue du Bac 128. L’esposizione presenta una selezione del vasto reportage che Nani, missionario del Pime e straordinario fotografo, ha realizzato in Cina tra il 1903 e il 1914.
«Come questo missionario-fotografo è riuscito a lavorare con tale perizia in un contesto in cui era certamente difficile procurarsi i materiali, a cominciare dalle lastre di vetro su cui faceva le foto? Dove aveva imparato a fotografare? Come ha riportato in Europa le sue lastre?», si chiede padre Jaque. «Ma anche e soprattutto è sorprendente come sia riuscito ad avvicinare la gente con la sua macchina fotografica, documentando una quantità incredibile di scene di vita, di lavoro, di svago e di fede»
In effetti, padre Leone Nani, nel suo decennale impegno di missionario itinerante nello Shaanxi meridionale, visita numerosissimi villaggi e incontra ogni categoria di persone, fotografando i dettagli della vita quotidiana: persone, usi e costumi, cerimonie religiose, architetture e paesaggi. Acuto osservatore, dotato di sensibilità e ironia, Nani è a tutti gli effetti un giornalista-fotografo, che ci ha restituito una vasta collezione di lastre prodotte, sviluppate e stampate da lui stesso, la cui qualità artistica e tecnica è assolutamente eccezionale. Una preziosa testimonianza di un mondo ormai scomparso.
Padre Nani inoltre è stato uno dei testimoni più significativi delle vicende storiche e sociali di questo Paese agli inizi del Novecento, in particolare della difficile transizione dall’Impero alla Repubblica. Il tutto raccontato attraverso un’ampia raccolta di fotografie, unica sia per il valore storico-documentario sia per quello artistico.
«Rivedere le fotografie di Nani – commenta il direttore del Centro Pime di Milano padre Giorgio Licini – significa ricollegarsi con la migliore tradizione missionaria che portava a cercare vie diverse, rispettose e ingegnose al tempo stesso, per avvicinare le popolazioni locali e per documentare non solo l’attività della Chiesa, ma anche gli usi e i costumi di popolazioni e culture che all’epoca erano davvero molto lontani. Nani è stato certamente un missionario talentuoso, ma anche molto aperto e curioso. Ha saputo adattare se stesso, nei costumi e nelle acconciature, alla realtà in cui si è calato. E ha saputo trasmettere tutto questo attraverso un uso straordinario della sua macchina fotografica. In questo modo la Cina “perduta” di Leone Nani continua a parlarci ancora oggi».
«L’esposizione di Parigi» aggiunge padre Licini – permette inoltre di consolidare, in una forma del tutto inedita, il rapporto di collaborazione e amicizia che esiste da molti anni tra il Pime e i Mep. Un rapporto portato avanti nei Paesi di missione in cui entrambi gli istituti sono presenti, e che oggi si rinnova anche attraverso questa bellissima mostra esposta nella casa madre parigina”.
Chine disparue : Photographies de Leone Nani
dal 27 ottobre 2015 al 4 gennaio 2016
Missions Etrangères de Paris
128, Rue du Bac – Parigi