Esponenti cristiani, musulmani ed ebraici alla conferenza di Abu Dhabi. Sui media locali ampio spazio al viaggio di Francesco. Con anche una “Guida alla Messa”
Ci saranno esponenti cristiani e musulmani, ma anche ebrei, alla conferenza interreligiosa a cui parteciperà Papa Francesco nel corso del suo viaggio apostolico negli Emirati Arabi. La Conferenza globale per la Fraternità umana, in programma il 3 e il 4 febbraio, è un’iniziativa dal “Muslim Council of Elders”, un’organizzazione internazionale con base ad Abu Dhabi e guidata dall’imam di Al Azhar, Ahmed el-Tayeb, la più alta autorità sunnita al mondo. Obiettivo dell’incontro: offrire un «forum intellettuale per aiutarci ad ascoltare la voce della saggezza nelle interazioni umane, a prescindere dall’etnia e dall’identità religiosa», ha spiegato il segretario generale dell’organizzazione Sultan Al Remeithi, aggiungendo che «esso rafforzerà anche i concetti di cittadinanza e convivenza pacifica tra le comunità».
Un tema che sta particolarmente a cuore alle autorità degli Emirati, impegnate nella ricerca di un difficile equilibrio tra il mantenimento della cultura tradizionale e l’apertura al mondo, il tutto combattendo le tendenze estremiste che infestano la regione. Per riuscirci, la piccola e ricca federazione fondata nel 1971 dal veneratissimo shaykh Zayed al Nahyan punta su un mix di pugno di ferro – leggi severissime contro chi fomenta l’odio religioso, sermoni del venerdì sotto stretta sorveglianza in tutte le moschee del regno – e di sensibilizzazione sociale, promossa dal ministero della Tolleranza. E proprio alla tolleranza è stato dedicato questo 2019 che vedrà il primo pontefice della storia mettere piede sul suolo della Penisola Arabica.
Nel corso della sua visita Papa Francesco, invitato ufficialmente dal principe ereditario shaykh Mohamed bin Zayed, celebrerà una Messa pubblica in uno stadio della capitale emiratina – evento eccezionale per gli standard locali, secondo i quali qualunque culto diverso dall’islam viene celebrato nel chiuso degli spazi assegnati alle rispettive comunità – e avrà diverse occasioni di incontro con esponenti musulmani locali. Alla Conferenza globale per la Fraternità umana, tuttavia, interverranno delegati di una grande varietà di confessioni, tra cui l’ebraismo. L’elenco dei partecipanti non è ancora stato diffuso, ma è stato confermato che ci saranno personalità ebraiche internazionali, in particolare da New York e da alcune università americane.
Negli Emirati Arabi, la stella di David non è certo un simbolo in cui ci si aspetta di imbattersi. Eppure, da pochi mesi è stata resa nota l’esistenza di una sinagoga a Dubai, a cui fa riferimento una comunità costituitasi nel 2008 e che ha sempre mantenuto un atteggiamento improntato al riserbo e al basso profilo. Ora, i recenti sviluppi politici hanno spinto un timido riavvicinamento tra la regione del Golfo e Israele, che potrebbe favorire una certa apertura nei confronti dei fedeli ebrei basati in queste terre arabe. Il noto rabbino britannico naturalizzato israeliano David Rosen, recentemente, ha raccontato pubblicamente le inedite esperienze di apertura e disponibilità sperimentate nel corso di un’iniziativa di dialogo interreligioso tenutasi ad Abu Dhabi, sottolineando in particolare la lungimiranza di shaykh Abdullah Bin Bayyah, guida del Consiglio supremo delle Fatwa degli Emirati.
È in questo contesto che si situa la visita di Francesco, la cui eccezionalità è rilanciata con enfasi, in questi giorni, dai media locali, i quali stanno cogliendo l’occasione per raccontare al mondo – e far conoscere meglio anche alla propria opinione pubblica – il volto sfaccettato di una società che, sebbene al 75% musulmana, ospita milioni di immigrati di decine di confessioni diverse, che praticano quotidianamente il proprio culto all’ombra dei grattacieli. Oggi il quotidiano emiratino in lingua inglese The National pubblica un dettagliato articolo che spiega con precisione il rito della Messa cattolica, per chiarire ai lettori che cosa succederà allo Zayed Sports City quando il Papa presiederà la celebrazione davanti a 135mila fedeli. Un’immagine che non mancherà di lanciare un messaggio forte anche ai leader di tanti altri Paesi musulmani della regione.