L’Amazzonia sta perdendo anche l’acqua

L’Amazzonia sta perdendo anche l’acqua

Un nuovo studio realizzato con le immagini dal satellite denuncia: dal 2010 a oggi scomparsi 1400 kmq di superfici d’acqua dolce all’anno. Mentre crescono le dighe artificiali

 

Abbiamo parlato tante volte delle grandi estensioni di foresta abbattuta ogni anno in Amazzonia. Ma non sono solo gli alberi a diminuire oggi nel grande polmone verde del mondo che sarà al centro del Sinodo voluto da papa Francesco per l’ottobre 2019. Un nuovo studio rivela che anche l’altro grande elemento dell’Amazzonia, i fiumi, stanno arretrando nella regione. Ed è un fenomeno che in questi anni si starebbe accentuando.

La ricerca in questione si intitola Long-Term Annual Surface Water Change in the Brazilian Amazon Biome: Potential Links with Deforestation, Infrastructure Development and Climate Change ed è stata realizzata dall’Imazon – un’organizzazione che ha sede a Belém e si occupa del rapporto tra uomo e ambiente in Amazzonia – insieme alla sezione brasiliana del Wwf. Lo studio si fonda sull’esame del Landsat Data Archive, una sequenza di immagini dal satellite messe a disposizione dalla Nasa. I ricercatori hanno esaminato quelle relative all’Amazzonia andando a cercare per l’arco di tempo tra il 1985 e il 2017 i cambiamenti annuali dell’estensione superficiale dei bacini idrografici della regione che custodisce il 20% delle riserve di acqua dolce del mondo.

Il risultato è una contrazione molto significativa: la media è di circa 350 kmq di superfici d’acqua perse ogni anno. Ma il dato ancora più preoccupante è che non si tratta di una regressione costante: nell’arco di questi 33 anni ci sono stati dei cicli legati all’andamento delle stagioni; il massimo di estensione delle superfici di acqua dolce, per esempio, è stato toccato nel 1991. Ma il problema è che dal 2010 a oggi la contrazione si è accentuata: restingendo l’osservazione agli ultimi otto anni secondo questo studio sarebbero andati persi ogni anno qualcosa come 1400 kmq di fiumi e bacini naturali, vale a dire una superficie maggiore dell’intera città di Roma.

 

 

L’ipotesi avanzata dallo studio è che non sia solo il cambiamento climatico a influenzare questo fenomeno; dietro alle secche sempre più accentuate ci sarebbe anche la mano dell’uomo. Intanto perché il disboscamento che avanza in Amazzonia avrebbe un effetto pesante sul corso dei ruscelli che vanno ad alimentare i fiumi. Ma insieme a questo anche per l’avanzata delle grandi dighe idroelettriche, che ingabbiano i corsi d’acqua alterando il loro corso naturale. Anche su questo fenomeno lo studio offre dati significativi: tra il 2000 e il 2010 la superficie dei bacini artificiali delle dighe idroelettriche risultatava intorno ai 6000 kmq; oggi risulta essere salita a 7467 kmq, con un incremento intorno al 25% registrato nello stesso periodo in cui si verificava l’arretramento dei corsi d’acqua naturali.

Dati che fanno pensare alla luce dell’importanza che i corsi d’acqua rivestono per la vita dell’Amazzonia. E che rilanciano da un altro punto di vista la sfida di uno sviluppo sostenibile davvero per chi vive nella grande foresta.