Questa mattina il presidente del Sudan è stato deposto dall’esercito. Molti analisti internazionali stanno tracciando delle similitudini con le primavere arabe del 2011, ma al momento le notizie sono poche e bisogna aspettare di vedere cche azioni intraprenderà l’esercito.
Dopo cinque giorni di proteste ininterrotte il presidente del Sudan Omar al-Bashir ha rassegnato le dimissioni. Secondo le ultime notizie, Bashir è tenuto all’interno del palazzo presidenziale da parte dell’esercito, mentre all’esterno dell’edificio la popolazione resta con il fiato sospeso in attesa di un annuncio radio che non è ancora arrivato.
All’alba di questa mattina, infatti, in base a quanto riportato dall’agenzia stampa AFP News, l’esercito ha dichiarato che avrebbe rilasciato un “annuncio importante” via TV e radio. Tutto il mondo è in attesa, mentre la popolazione ammassata al di fuori del quartier generale dell’esercito ha cominciato a intonare il canto “il regime è caduto”.
Secondo quanto riportato da Reuters, invece, Adel Mahjoub Hussein, ministro della produzione e delle risorse economiche nel Darfur settentrionale, ha dichiarato a Hadath TV che Bashir ha abbandonato il governo, mentre si stanno svolgendo consultazioni per creare un governo militare di transizione.
Un’altra agenzia stampa, Al Arabya, riporta che chi potrebbe esserne a capo è Ahmed Awad Ibn Auf, primo vicepresidente e ministro della difesa, ma dal Paese non provengono ancora informazioni certe per la confusione generale e la scarsità di giornalisti presenti sul campo.
Le proteste in Sudan hanno visto il loro inizio a dicembre nella località di El Gadarif arrivando poi fino alla capitale Khartoum. Inizialmente causate dai rincari sul prezzo del pane e del riso, si sono progressivamente trasformate in manifestazioni di malcontento nei confronti del governo al-Bashir, come se ci trovassimo sulla scia lunga delle primavere arabe del 2011. Questi ultimi avvenimenti richiamano anche le recenti proteste in Algeria che hanno portato alla deposizione nei giorni scorsi di Bouteflika, che era in carica da vent’anni.
Similmente Omar al-Bashir era al governo dal 1989, anno in cui prese il potere con un colpo di stato. Nel 2008 la Corte penale internazionale emise un mandato di arresto nei confronti del dittatore sudanese, il quale è stato ritenuto colpevole di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra per le violenze perpetrate nella regione del Darfur dal 2003. Supportato dagli altri leader arabi e africani, negli anni Bashir ha mantenuto la sua posizione a capo del governo fino a questa mattina.
Per ulteriori approfondimenti, la rivista Africa ha raccontato la storia della donna nell’immagine virale delle proteste, mentre Ilaria Beretta ha scritto di come anche la creatività abbia trovato spazio nelle proteste in Sudan.