Musica, teatro e missione in Cina in uno spettacolo nato su iniziativa di padre Gianni Giampietro, missionario del Pime a Hong Kong. Un successo che continua a raccontare la bellezza dell’incontro
Musica, teatro e missione si sono spesso incrociati e influenzati a vicenda. I missionari gesuiti, eredi dell’umanesimo europeo ed esponenti della cultura barocca, inclusero la musica e le rappresentazioni teatrali come vie di evangelizzazione. La stessa predicazione assunse una grande teatralità, mentre la produzione musicale e delle immagini divenne una caratteristica specifica del loro innovativo metodo missionario. Seguendo la lezione di Ignazio di Loyola, conoscitore delle dinamiche volitive delle persone, i gesuiti avevano un’altissima considerazione della musica, del teatro, delle immagini. Queste arti hanno infatti la capacità di toccare i sensi, suscitando nell’ascoltatore dell’annuncio una risposta non solo intellettuale, ma anche emotiva ed affettiva.
Matteo Ricci, il missionario umanista che introdusse il Vangelo nella Cina moderna grazie all’amicizia, al dialogo culturale e scientifico, fu ricevuto nella Città Proibita di Pechino, la reggia imperiale dei Ming, il 24 gennaio 1601. Matteo Ricci aveva con sé dodici regali da consegnare all’imperatore Wanli, tra cui il clavicembalo, uno strumento musicale a corde dotato di tastiera.
Il grande missionario italiano, la musica, il teatro e la missione sono ancora protagonisti, tutti insieme, a Hong Kong grazie a “Matteo Ricci, the musical”. Lo spettacolo di due ore e mezzo, replicato per ben 12 volte in nove giorni, registrando sempre il tutto esaurito, è stato messo in scena al Cultural Centre di Tsim Sha Tsui, nella settimana di Pasqua, nel più prestigioso teatro della città, che accoglie ben 1.800 spettatori. Insomma, più di 21.000 persone hanno assistito al musical, prodotto, diretto e interpretato da impresari e artisti tra i più noti a Hong Kong e Singapore. Il musical ha richiesto oltre due anni di lavoro, coinvolgendo famosi produttori, registi e attori di teatro.
Dietro al Musical su Matteo Ricci ci sono un’intuizione geniale e il lavoro caparbio di Gianni Giampietro, carismatico missionario del Pime. Padre Giampietro ha 86 anni, e ne ha donati oltre sessanta per l’evangelizzare tra il popolo cinese in Hong Kong e nella diaspora. Grazie al suo prestigio e alla sua credibilità, è riuscito a mettere insieme una rete virtuosa di collaboratori e artisti. Giampietro ha raccontato più volte di essere stato affascinato da Matteo Ricci sin da giovane. In realtà, prima del Concilio Vaticano II, Matteo Ricci non solo non era molto conosciuto, ma su di lui si allungava l’ombra negativa dell’infelice esito della Controversia dei Riti cinesi, che pose fine alla missione di Cina così come era stata iniziata e concepita da Matteo Ricci. «Ricci mi ha aiutato a vedere la presenza di Dio nel popolo cinese – ha detto padre Giampietro -. Il termine missionario, per qualche tempo e tuttora per alcune persone, ha assunto connotazioni negative. Ciò era dovuto all’imperialismo delle potenze occidentali e all’imposizione della cultura occidentale anche nel contesto della missione. Ricci invece ha ascoltato e imparato dai cinesi, senza confondere la fede con le culture europee. Da lui ho imparato ad avere un’alta considerazione per la cultura cinese. Come Matteo Ricci desidero spendere la mia vita per i cinesi, e rimanere in questa terra fino alla mia morte».
La “prima” dell’opera è stata eseguita la sera del 21 aprile, domenica di Pasqua. Gli spettatori entusiasti hanno “costretto” gli artisti a riproporre, in una sequenza alquanto improvvisata, alcune scene del musical. Il pubblico andava ben oltre la comunità cattolica: gente di spettacolo e cultura, appassionati della storia cinese, fedeli di varie religioni, funzionari di governo. Lo spettacolo ha riscosso un grande consenso, e sono arrivate proposte non solo per riproporlo a Hong Kong, ma anche per portarlo in altre città del mondo. Sarà dunque, in qualche modo, un’occasione straordinaria di evangelizzazione e di incontro tra culture diverse.
È quanto ci racconta ancora oggi la vicenda di Matteo Ricci che si fece accompagnare in Cina anche da un missionario musicista, Lazzaro Cattaneo, che sarà poi incaricato di insegnare a corte la musica occidentale. Non fu facile. I suoi alunni sembravano refrattari alla musica occidentale e al clavicembalo. Le tradizioni musicali cinesi e occidentali, e le loro stesse scritture, erano assai diverse. Per migliorare l’esito del primo incontro musicale tra Cina ed Europa, Ricci fu incaricato dalla corte di scrivere otto canzoni, da musicare all’occidentale. Oggi ne abbiamo ancora il testo: sono operette di carattere morale. Lo spartito musicale invece non è sopravvissuto. Musicisti contemporanei hanno tentato di immaginare le melodie con cui i testi di Ricci erano stati musicati. Ma non abbiamo certezze.
I missionari musicisti continuarono il loro servizio presso la corte di Pechino per altri 150 anni. Il più importate fu Teodoro Pedrini, originario di Fermo, appartenente alla Congregazione della Missione (allora noti come lazzaristi, oggi come vincenziani), che visse a Pechino nella prima metà del XVIII secolo. Fu il musicista preferito dell’imperatore Kangxi, che amava così tanto la musica di Pedrini, da perdonargli le gravi intemperanze antigesuitiche nella Controversia dei Riti cinesi. I componimenti di Pedrini sono giunti fino a noi, e oggi sono riproposti in varie città del mondo da musicisti specializzati. L’americana Joyce Lindorff è la più conosciuta e talentuosa artista che suona Pedrini con un clavicembalo della stessa epoca.
Oggi, lo straordinario successo del musical su Matteo Ricci continua a mostarci un risvolto poco apprezzato della missione: in tante occasioni essa è stata, ed è tuttora, occasione di incontro di realtà diversissime attorno alle cose più belle della vita e momento di elevazione culturale e artistica per tante persone.