La Bolivia ha annunciato un piano per la costruzione di un Centro di ricerca atomico a El Alto con il supporto della tecnologia russa. E alle critiche il presidente indio replica: «Non pone nessuna minaccia alla Madre Terra»
Se ne parlava già da qualche anno, ma adesso c’è anche un piano dettagliato: la Bolivia intende intraprendere la strada dell’energia nucleare. Ad annunciarlo qualche giorno fa è stato il presidente Evo Morales, che ha presentato un progetto da 300 milioni di dollari di investimenti per la nascita a El Alto di un centro di ricerca nucleare. Il piano prevede che il programma atomico – che verrebbe sviluppato sotto il controllo dell’AIEA (l’agenzia atomica internazionale) e avrebbe sole finalità pacifiche – porti alla produzione di energia nucleare in Bolivia entro l’anno 2020. Il centro di ricerca atomica – che avrà anche una sezione dedicata alla medicina nucleare – verrà costruito con il supporto tecnologico della Rosatom, l’agenzia nucleare russa, e nel quadro di un accordo di cooperazione con l’Argentina. La piccola Bolivia andrebbe così ad aggiungersi a Brasile, Argentina e Messico, gli unici tre Paesi dell’America Latina che attualmente hanno centrali nucleari attive (Cuba aveva cominciato a costruirne due negli anni Ottanta, ma poi aveva rinunciato al progetto).
Colpisce il fatto che un leader come Morales, che ha fatto del richiamo alla Pacha Mama – la Madre Terra – una sua bandiera, intraprenda oggi la strada del nucleare. Ed è un chiaro sintomo di come le questione energetiche restino un bivio cruciale per il futuro del mondo di oggi. A giocare in favore del nucleare in salsa andina è anche il fatto che alcuni studi preliminari avrebbero accertato la presenza di giacimenti di uranio nel Sud della Bolivia. Anche se va aggiunto che non mancano le critiche a Evo Morales per questa scelta: il governo ha già dovuto spostare l’ubicazione dell’impianto, che inizialmente era stato previsto alla periferia di La Paz.
A chi denuncia i rischi di inquinamento che una centrale atomica potrebbe comportare, Morales ha risposto sostenendo che «l’impianto non inquina né il sole, nè l’acqua, né l’aria» e quindi «non pone nessuna minaccia alla Madre Terra», promettendo che l’impianto sarà dotato dei più elevati standard di sicurezza. «L’energia nucleare – aveva già dichiarato qualche anno fa – non può essere un privilegio delle nazioni sviluppate, a cui tutte le altre sono costrette a rinunciare».
Al di là delle polemiche resta il simbolo del presidente indio che accelera sulla strada dell’atomica e dello sfruttamento delle risorse del sottosuolo della Bolivia. Oltre al nuovo successo geopolitico della Russia di Putin, che torna a riaffacciarsi anche in America Latina.