Dai vescovi delle linee guida all’insegna dell’inculturazione su un tema fortemente sentito in una società di impronta confuciana. Incoraggiata la presenza nelle case di altari degli antenati e la condivisione di riti che non abbiamo una connotazione religiosa diversa da quella cattolica. «Sono tradizioni ispirate dallo Spirito Santo, ma da rileggere alla luce della fede»
Con una mossa attesa da tempo e nel passato spunto per polemiche e incomprensioni, i vescovi vietnamiti hanno diffuso delle linee-guida su un tema controverso: la venerazione dei defunti connessa al culto degli antenati di impronta confuciana che nel contesto del Paese asiatico e della diaspora vietnamita riveste una grande importanza. L’impegno dichiarato dei pastori è stato espressamente quello di integrare nella tradizione cristiana valori e pratiche non solo radicate, ma che si confrontano con le antiche tradizioni buddhista, confuciana e taoista riguardo al valore della pietà filiale.
Il documento intitolato Istruzioni sul culto degli antenati esprime il riconoscimento che «l’antica tradizione del culto degli antenati in questo Paese è stata ispirata dallo Spirto Santo» e che l’inculturazione in riti che esprimono rispetto per defunti «incoraggerà altri a riconoscere che abbracciare il cattolicesimo non è irriguardoso verso gli antenati ma invece in comunione con i morti attraverso il mistero della Comunione dei Santi».
Alla presentazione dell’iniziativa, il presule a capo della Commissione episcopale per la Cultura, mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha voluto sottolineare che «le istruzioni segnano un punto di non ritorno nella storia della Chiesa cattolica locale riguardo al culto degli antenati che consideriamo alla luce del quarto dei Dieci Comandamenti di Dio».
Le indicazioni dei vescovi, elaborate con un percorso quinquennale con l’apporto di esperti, riguardano in particolare matrimoni e funerali, ma non solo. Ad esempio, è incoraggiata la presenza nelle abitazioni di famiglie cattoliche di altari degli antenati con foto dei defunti, candele, incenso e offerte posizionati sotto l’altare dedicato a Dio, come pure la condivisione con parenti e conoscenti di altre fedi degli specifici riti a ricordo dei defunti. Sollecitati pure atti di rispetto verso i defunti di ogni fede attraverso inchini, uso di incenso e altro come espressione della fede nella Resurrezione. Favorita anche la condivisione di cerimonie domestiche e pubbliche che non abbiano un’aperta connotazione religiosa diversa da quella cattolica.
Resta tuttavia espressa l’opposizione ad alcune pratiche, a partire dalla scelta di «giorni di buoni auspici» per funerali, matrimoni, incontri d’affari, inaugurazione di edifici, viaggi e nascite. Pure non ammessi i sacrari agli dei della prosperità in esercizi commerciali e abitazioni con i culti ad essi dedicati e l’adorazione dei defunti attraverso simboli e oggetti che ne conterrebbero le anime oppure i riti che nei cimiteri favorirebbero la loro reincarnazione.
Le istruzioni saranno applicate in via sperimentale per tre anni, prima di una revisione e della definitiva approvazione. Si tratta quindi dell’avvio di un percorso sulla via dell’inculturazione che, come ha sottolineato mons. Joseph Dang Duc Ngan, «è sempre piena di ostacoli ma la Chiesa locale non l’abbandona mai perché una fede che non diventa cultura è una fede che non è stata pienamente ricevuta, non pienamente elaborata, non fedelmente vissuta».
Il culto degli antenati in Vietnam riflette l’influenza patriarcale e del Confucianesimo, introdotto durante la dominazione cinese, accolto e perpetuato da allora dalla popolazione. Al centro vi è la pietà filiale che nella forma più tradizionale non riguarda solo i genitori, ma si estende su cinque generazioni, secondo il codice Hong Duc in vigore dal XV secolo. Di conseguenza, i figli sono sollecitati al rispetto per i genitori in vita e, dopo la morte, a un ricordo alimentato da riti per il benessere delle anime dei defunti e per chiederne la protezione.