Da due giorni nei quartieri a nord-est della capitale indiana sono in corso scontri scoppiati intorno alle manifestazioni contro la legge sulla cittadinanza, ispirata dai nazionalisti indù. Già tredici i morti
Proprio mentre i riflettori del mondo sono concentrrati sulla visita del presidente Trump, l’India torna a fare i conti a New Delhi con la violenza settaria. Da due giorni sono in corso gravi scontri nei quartieri della parte nord-est della capitale tra militanti indù e musulmani. Il contesto è quello della discussa modifica della legislazione sulla cittadinanza, voluta dal governo di Narendra Modi con l’intento evidente di privilegiare gli indù a discapito dei musulmani nelle procedure per il riconoscimento della cittadinanza a chi vive ormai da anni nel Paese.
Le proteste islamiche vanno avanti da settimane ma fino ad ora non c’erano state gravi violenze. Ieri invece a New Delhi la situazione è degenerata con scontri tra i militanti musulmani e i nazionalisti indù: alcune persone sono state linciate, si contano già almeno 13 vittime tra cui un agente di polizia. Le violenze continuano anche oggi e stasera è stato imposto il coprifuoco. In giornata c’è stato anche un assalto a una moschea sul cui minareto alcuni estremisti indù hanno issato provocatoriamente una bandiera color zafferano, il simbolo dei movimenti politici indù.
L’India ha già sperimentato in anni recenti gravi ondate di violenze tra indù e musulmani: la più grave fu quella che nel 2002 sconvolse lo Stato del Gujarat, dopo l’incendio di un treno che trasportava fedeli indù di ritorno ad Ahmedabat da Ayodhya, dove una moschea secolare era stata rasa al suolo dai nazionalisti indù per ricostruire un precedente tempio dedicato a Rama. A violenza seguì violenza e alla fine si contarono centinaia di morti, in maggioranza musulmani. Violenze altrettanto gravi – innescate dalla stessa disputa intorno ad Ayodhya – avevano già sconvolto tra il dicembre 1992 e il gennaio 1993 Mumbai, anche in quel caso con un bilancio di centinaia di morti.
Il governatore di Delhi Arvind Kejriwal ha lanciato questa sera un appello alla calma: «Tutti in queste ore hanno subito violenze, siano essi indù, musulmani o agenti di polizia – ha detto -. Nessuno ne trarrà beneficio: questa follia deve essere fermata».