Il Museo Popoli e Culture e la Biblioteca del Pime sono uno scrigno di storie e oggetti preziosi raccolti dai missionari nei Paesi dove hanno svolto il loro ministero. Marta Gara – vincitrice della prima edizione borsa di studio Piero Gheddo bandita dal Pime – dà il via a una serie di articoli che ci guideranno alla scoperta di questo tesoro
Sono una storica e dottoranda, e in quanto tale non più abituata a scrivere in prima persona. Faccio qui un’eccezione perché sto per presentarvi un’esperienza appena iniziata al Pime di via Monte Rosa a Milano e sono felice che la penna rispecchi la mia trepidazione di studiosa.
La Fondazione Pime mi ha assegnato la prima borsa di studio bandita per l’anno 2020 in omaggio alla figura di padre Piero Gheddo. Missionario del Pime, già direttore di Mondo e Missione e di IM-Italia Missionaria (1975-1992), uno dei fondatori della EMI (Editrice missionaria italiana, 1955) e di Mani Tese (1963), fondatore e direttore dell’agenzia AsiaNews (1986-1994), nonché autore di oltre 80 libri, Gheddo è scomparso nel 2017 lasciando una enorme eredità morale e culturale che la Fondazione, i fedeli e il grande pubblico conoscono bene.
Il progetto che ho presentato e preso in carico con l’Area Cultura ed Educazione della Fondazione si pone come obiettivo di valorizzare proprio il patrimonio storico e culturale del Pime in chiave di dialogo e interdisciplinarità, principalmente tra la biblioteca e il museo. Da una parte mi concentrerò sulle riviste dal mondo che il Pime conserva, con rare e preziose serie storiche. E dall’altra creerò due eventi di public history, momenti ludici aperti al pubblico per conoscere insieme le innumerevoli storie che il Pime ha raccolto negli ultimi due secoli nelle sue collezioni di periodici, libri, documenti e oggetti di cultura materiale.
Il macro-tema che ispirerà la ricerca scientifica e la restituzione al pubblico sarà l’attività missionaria in Papua Nuova Guinea, il primo Paese in cui sono arrivati i padri missionari dell’allora Seminario Lombardo alla metà del XIX secolo. Nessuna atmosfera di lontananza o vagheggiamento esotico tuttavia. Si cercherà piuttosto di trasmettere l’odierna vivacità che anima i tesori del Pime, fonte di stimoli per gli studiosi che consultano la biblioteca come per il visitatore che sceglie di prendersi un caffè e affacciarsi sullo splendido cortile della nuova sede.
Il sorprendente patrimonio culturale, antropologico ed etnografico del Pime è stato costruito e si rinnova costantemente grazie a missionari operosi e al supporto di chi dall’Italia segue con fiducia e curiosità le loro attività internazionali, e partecipa attivamente alle iniziative culturali in via Monte Rosa. Per questo il mio lavoro sarà proteso tra la Storia e l’attualità, tra i viaggi dei secoli scorsi e le missioni correnti, e si tufferà nelle fitte relazioni tra le isole verdi della Papua e la nostra Milano. Ringrazio fin d’ora Isabella Mastroleo, Paola Rampoldi ed Elisabetta Nova per la fondamentale collaborazione e per avermi aperto alla vivace e accogliente rete di competenze interna al Pime, da cui ho già ricevuto grande slancio. Speriamo che il risultato a conclusione del progetto si avvicini almeno per un decimo alla bontà del lavoro di padre Gheddo a cui è intitolata la borsa di studio.
Mi piace far mio, come buon auspicio, l’intento che il bollettino francese da cui sono nate Le Missioni Cattoliche (rivista fondata nel 1872 e che ha cambiato nome nel 1969, diventando l’attuale Mondo e Missione, ndr) si era dato all’inizio delle pubblicazioni nel 1868: seguire «per così dire, con un periodico alla mano, i Missionari nelle loro corse apostoliche». Questo incontro mensile nella newsletter e nel blog di Mondo e Missione sarà il nostro periodico. Ops, diario.