Due settimane dopo l’assalto alla parrocchia di Notre Dame de Fatima, ieri tre giovani sono stati uccisi. Il clima è molto teso. Ma domani verrà celebrata una Messa dall’arcivescovo per dire basta alla violenza
«Ieri ho capito cosa significa esattamente capire l’espressione francese “avoir la peur au ventre”, aver la paura in pancia. Mi ci è voluta un po’ di fede. Andata e ritorno…». È la testimonianza di suor Elianna Baldi, missionaria comboniana a Bangui, che ieri si è recata nella parrocchia di Notre Dame de Fatima, assalita per l’ennesima volta due settimane fa. «Ho tenuto ad andare a incoraggiare i miei confratelli e a dare loro un segno di speranza, per quanto piccolo e insignificante. Ma che qualcuno vada lì ormai è raro». La missionaria racconta di «cinquecento metri di barriere e poi silenzio e deserto spettrale. Il clima è duro in questi giorni…».
Ieri mattina presto, poi, i mercenari hanno voluto in qualche modo “segnare” con il sangue l’“anniversario” dell’assalto alla parrocchia, uccidendo tre giovani, che si erano allontanati per andare a cercare le loro cose nel quartiere di fronte. Due sono riusciti a scappare indietro, feriti gravemente. Uno è morto poco dopo.
«Verso sera – continua suor Elianna – hanno ancora tentato di attaccare la parrocchia, ma sono stati respinti dalla Minusca gabonese. La cosa più sconcertante è che non c’è assolutamente nessuna reazione, niente di istituzionale né a livello nazionale né internazionale, mentre altre zone della città, più legate al potere che alla vita della gente, sono piene di militari».
Anche la testimonianza dei missionari comboniani, che resistono eroicamente nella parrocchia, lascia l’amaro in bocca. «Sono passate due settimana e dopo tante dichiarazioni e promesse, nulla di concreto è stato fatto. Di nuovo il responsabile della Minusca per la regione di Bangui è passato alla parrocchia un’ora e mezza dopo il terribile fatto di ieri: “Ci stiamo organizzando”, ci ha detto. Ma fino a quando andrà avanti questa terribile situazione?».
Per domani mattina i giovani della parrocchia, in accordo con la comunità dei padri, hanno organizzato una processione e una Messa. L’arcivescovo Dieudonné Nzapalainga si è reso subito disponibile a presiedere la celebrazione, a cui sono state invitate le autorità politiche e militari. Ma il clima è tesissimo.
Lo stesso arcivescovo era stato aggredito verbalmente, mentre effettuava un sopralluogo con una delegazione vaticana al cosiddetto PK5, il quartiere dove dovrebbe recarsi il Papa. E nonostante abbia minimizzato l’accaduto, resta il fatto che la situazione è tutt’altro che sotto controllo