DIARIO DA ALGERI
Ricordo come fosse ieri una sera, a casa nostra qui ad El Biar, il nostro vescovo, père Paul Desfarges, che, a cena quasi terminata, mi guarda negli occhi e mi dice: «Credo sia tempo di provare a lanciarsi nel progetto della scuola diocesana». Era un desiderio che custodivo da tempo, di cui avevo parlato con qualcuno, ma sembrava che la Chiesa locale non fosse ancora pronta: siamo pochi, ci mancano i mezzi, il contesto non aiuta, eppure… quando lo Spirito soffia, i progetti nascono, prendono forma e crescono anche tra mille ostacoli. E così è stato! Da ormai un anno e mezzo “Ludus” (“il gioco” in latino) ha iniziato a camminare: abbiamo cominciato tastando il terreno dei vari Istituti qui presenti, di coloro che hanno un carisma educativo e di quelli che una volta avevano scuole in Algeria. Perché fino al 1976 qui esistevano centinaia di écoles des pères et des soeurs (“scuole dei padri e delle suore”), poi nazionalizzate insieme agli altri Istituti privati dal presidente Boumedienne durante l’epoca socialista della giovane Repubblica algerina.
Molti ex alunni ci chiedevano di riaprire e si sono offerti di aiutarci, con il desiderio che i loro nipoti possano beneficiare di un’educazione di qualità, non facile da trovare oggi. Si è così creata un’équipe pilota, formata da pedagogisti, avvocati, manager e architetti algerini e stranieri, con cui abbiamo iniziato a studiare come aprire una o più scuole, partendo dai bimbi della materna, nel quadro della legge promulgata 15 anni fa. Un’avventura non facile ma entusiasmante, per la quale la diocesi di Algeri mette a disposizione alcuni immobili, abbandonati o solo parzialmente utilizzati, da ristrutturare secondo le norme. Un primo cantiere è partito a Tizi-Ouzou, a 100 km da Algeri, grazie al sostegno della Fondazione Pime.
Seguendo i programmi nazionali di insegnamento, con una visione aperta abbiamo elaborato un progetto educativo e pedagogico il cui obiettivo primario è formare persone che imparino a riflettere con la propria testa, tirando fuori il meglio (il “magis”, diceva sant’Ignazio) e il vero (secondo la maieutica di Socrate, l’arte di far partorire il sapere) che è già dentro di loro. «L’educazione è un affare del cuore», diceva don Bosco, perché si trasmette nel momento in cui si vuole bene e ci si mette passione. Ed è per questo che, seppur tra non poche difficoltà, andiamo avanti: perché crediamo che la scuola sia uno strumento meraviglioso affinché questa Chiesa sia sempre più e meglio incarnata tra la gente che amiamo.