Ritorno a Messa a Wuhan

Ritorno a Messa a Wuhan

A Wuhan – la città cinese da cui è partita l’emergenza Coronavirus – anche la vita liturgica della locale comunità cattolica sta finalmente tornando alla normalità. Dal sito Independent Catholic News il racconto di una Messa domenicale tra canti ritrovati, il parroco che in Cina parla dell’enciclica di papa Francesco e il ricordo di chi è morto a causa della pandemia e mendicanti maestri di ecumenismo…

 

Da alcuni mesi ormai il sito inglese Independent Catholic News ospita periodicamente il diario anonimo di un cattolico che vive a Wuhan, la città dello Stato cinese dell’Hubei da cui è partita l’emergenza Coronavirus. In questa nuova puntata – che proponiamo qui sotto in una nostra traduzone – viene proposto il racconto di una Messa domenicale alla parrocchia della Sacra Famiglia, che sta finalmente ritrovando anche una vita comunitaria quasi normale.

Al cancello della chiesa della Sacra Famiglia a Wuhan tre volti sorridenti familiari domenica scorsa salutavano tutti quelli che arrivavano. In quest’anno in cui la pandemia ha cambiato tante cose intorno a noi, la loro presenza è stata come l’indicazione che la vita liturgica della parrocchia sta tornando alla normalità. Seduti sull’asfalto, prestavano attenzione quelli che passavano nella speranza di riuscire, come accadeva prima, a incoraggiare l’elemosina prima della Messa. Guardandoli mi sono fermato a pensare quanto disagio possa aver provocato nelle loro vite vulnerabili la pandemia. Ma la loro presenza alla domenica mattina mi ha confermato quello che avrei trovato oltre il cancello nel cortile interno della chiesa: un posto vivo con persone che si salutavano e chiacchieravano prima di partecipare alla Messa in cinese.

Pochi minuti prima dell’inizio della Messa il parroco ha annunciato una serie di regole sanitarie da osservare, un nuovo quadro ordinario adesso che la riapertura della chiesa è divenuta ufficiale dopo un mese durante il quale le Messe venivano celebrate dopo un’accurata preparazione come banco di prova per il ritorno alla vita normale. L’uso delle mascherine e il distanziamento tra i fedeli vanno rispettati anche se la Cina ha visto sparire quasi completamente nelle ultime settimane le infezioni da Covid-19, con la sola eccezione dei casi manifestatisi nelle due settimane di quarantena negli hotel vicini agli aeroporti imposte a chiunque arrivi nel Paese.

Il canto a pieni polmoni, la presenza di cari amici ancora da salutare e il riferimento nell’omelia all’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” appena pubblicata, mi sono sembrati come un continuo ricordare tutto ciò che è mancato alla comunità durante i mesi del controllo della pandemia. Mentre il canto finale stava terminando una donna mi si è avvicinata per raccontarmi che sua nuora presto darà alla luce due gemelli e che li affidava alla mia preghiera. Una volta usciti fuori sul piazzale, poi, l’incontro con una donna che in febbraio ha perso il marito di 58 anni a causa del virus è stata un’esperienza straziante: raccontava quanto fosse una brava persona e quanto sperasse di diventare cattolico subito dopo il suo ormai prossimo pensionamento, il tutto dentro a una situazione in cui la figlia non è potuta nemmeno rientrare dall’estero.

A una porta laterale cinque membri della comunità internazionale hanno aspettato pazientemente l’uscita del parroco per capire quando si potrà riprendere anche con la Messa settimanale in inglese o in francese. Quando è arrivato ha portato la notizia che dovranno aspettare ancora prima che le locali regole sanitarie permettano di comprendere nel calendario liturgico domenicale anche la loro celebrazione. Essendo venuti come rappresentanti della comunità internazionale, hanno ascoltato la notizia con dignità e poi sono andati alla vicina grotta della Madonna dove, insieme, hanno pregato per il proprio gruppo, consapevoli che la loro intenzione di riprendere la celebrazione domenicale era stata comunque comunicata e con la speranza di poter ottenere una risposta positiva in un futuro non così lontano.

La curiosa e comica diversità di tutto quanto può accadere in una parrocchia ha raggiunto l’apice quando un parrocchiano mi si è avvicinato e mi ha fatto scivolare in mano un “dolce della Luna” senza nemmeno rallentare il passo; un’operazione compiuta con poche parole e l’efficienza di un passaggio da rugby ben congegnato, limitandosi a dire che celebrare la recente festa di metà autunno è ancora consentito, dispensa presumibilmente garantita da lui in un anno in cui ci siamo abituati ormai a un calendario liturgico stravolto.

Per molti in parrocchia la possibilità di riunirsi alla domenica per pregare come una comunità è un’esperienza cruciale nella propria vita. Molti hanno attraversato i grandi eventi della storia recente della Cina. Anche chi ha solo 50 anni ha conosciuto nella sua infanzia la ristrettezza nel cibo disponibile. Queste esperienze difficili già vissute sembrano oggi offrire ai cinesi la fermezza con cui affrontano anche la sfida della pandemia con un atteggiamento calmo e collaborativo. Il che sta creando una situazione in cui tra le persone si parla anche molto meno del virus, esperienza che speriamo possa diventare molto presto normale anche in altre parti del mondo.

Alla fine quando ho percorso a ritroso il vialetto verso il cancello che dà sulla strada, la maggior parte delle persone se n’era già andata. Fuori dal cancello restava un tratto d’asfalto vuoto dove di buon mattino tre persone mi avevano sorriso. Sulla base di un’osservazione precedente, la mia ipotesi è che si fossero ormai spostate al cancello di una chiesa vicina di un’altra confessione, altra tappa nel loro cammino per ritrovare la loro vita normale. La differenza negli orari delle celebrazioni liturgiche alla domenica in quest’area di Wuhan favorisce la loro comprensione ecumenica. E fa tutto parte di quel grande disegno di vita nel quale Dio sa radunare insieme le persone attraverso i fili misteriosi che tengono unita tutta l’umanità.