Io sono Joy una donna libera

Io sono Joy una donna libera

In un libro in uscita in occasione della Giornata contro la tratta una giovane nigeriana racconta la sua storia di violenze e di riscatto. Con la prefazione di Papa Francesco che le scrive: «Tu sei Joy: unica, desiderata e tanto amata»

 

«Ti chiami Joy, sei stata la gioia di tua madre fin dal grembo materno, e così hai ricevuto da lei questo bel nome che è anche uno dei nomi propri di Dio. Tu sei Joy, simile a tante donne di cui oggi raccontiamo la storia ma, soprattutto, tu “sei Joy”: unica, desiderata, e tanto amata».

Così scrive Papa Francesco, rivolgendosi direttamente a lei, Joy appunto, la cui storia vera è stata raccontata nel libro di Mariapia Bonanate “Io sono Joy” (San Paolo, 2021), che esce in occasione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che per volere del Pontefice si celebra l’8 febbraio, festa di santa Bakhita. Papa Francesco, che ha firmato la prefazione di questo libro, ringrazia Joy «per averci dato la possibilità di unirci a questa tua esperienza di assoluto coraggio che ci permette di capire meglio chi soffre la tratta. Carissima Joy, come scrivi tu in queste pagine: “Soltanto l’amore, che alimenta la pace, il dialogo, l’accoglienza e il rispetto reciproco, può garantire la sopravvivenza del nostro pianeta”. Allora, mi raccomando: “Coraggio, studia e non avere paura”».

«Ho incontrato Papa Francesco due volte – ricorda Joy con emozione – e sempre mi ha stimolata a riprendere in mano la mia vita, a studiare e a costruirmi un futuro di libertà. È quello che sto cercando di fare». È spesso sorridente Joy, specialmente quando il suo sguardo si rivolge al futuro e in particolare al diploma per cui si sta preparando con tutte le fatiche della didattica a distanza. Ma che non sono nulla rispetto alle pene e alle violenze che ha subito durante il viaggio che l’ha portata dalla Nigeria all’Italia, passando per la Libia, per poi ritrovarsi su una strada del Casertano, costretta a prostituirsi.

Il ricordo del deserto e delle privazioni, dei compagni di viaggio morti e gettati via come spazzatura, ma soprattutto l’incubo vissuto nei quattro mesi trascorsi in Libia, dove è stata abusata da alcuni miliziani locali, continuano a riempire i suoi occhi di lacrime. «A un certo punto ci hanno detto che potevamo finalmente tentare l’attraversata, ma il mare non era buono. Ci abbiamo riprovato. Ma abbiamo fatto naufragio. Tante persone sono morte, poi ci hanno salvato. Ero felicissima, ma non sapevo che mi aspettava una seconda Libia. Persino peggio!».

La donna che avrebbe dovuto accoglierla, infatti, era una madam, una sfruttatrice, che l’ha messa su una strada, costretta a prostituirsi e anche ad abortire clandestinamente.  «Un’esperienza che non avrei mai immaginato nella mia vita!», racconta Joy anche nel libro. Poi, però, si è aggrappata a tutto il coraggio che le rimaneva e anche alla sua grande fede. «Ho letto un passo della Bibbia che diceva di non avere paura e di lasciarsi alle spalle le cose brutte del passato». E così Joy è scappata e ha trovato chi l’ha aiutata. Si è affidata in particolare alle cure delle suore orsoline di Casa Rut di Caserta, che l’hanno accompagnata in un percorso di riconquista della fiducia in se stessa e negli altri.
«Mi chiedo sempre se è una cosa giusta vendere una ragazza e obbligarla a fare sesso come se fosse una macchina. Io voglio essere una persona libera – dice oggi Joy – e fare cose che mi diano dignità».