Vaccini per tutti?

Vaccini per tutti?

La pandemia ha rappresentato una svolta storica nel sistema di ricerca e produzione, prima in mano a pochi giganti farmaceutici. Ma i poveri avranno accesso a dosi sufficienti? E a quali condizioni? Cinque domande e cinque risposte con Nicoletta Dentico, giornalista, esperta di salute globale

 

Come funziona il mercato dei vaccini?

Esiste un “prima” e un “dopo” Covid-19. Prima della pandemia quattro aziende controllavano l’85% di tutto il mercato. Ora lo scenario è molto diverso perché ci si è trovati a dover realizzare un vaccino che dovrà servire per tutto il mondo, e non per una singola regione. È la prima volta nella storia della ricerca e produzione dei vaccini che assistiamo a un’iniezione così gigantesca di finanziamenti pubblici: una delle ragioni – insieme alla tecnologia – per cui è stato possibile arrivare a risultati così rapidi. È la prova che molti traguardi si possono raggiungere se c’è la volontà politica: pensiamo solo che, finora, per avere un vaccino si impiegavano tra i cinque e i dieci anni! Certo, ora parliamo di applicazioni di emergenza a disposizione degli Stati; serviranno le opportune attività di farmaco vigilanza e tutti i passaggi di verifica della sicurezza e solo dopo si arriverà al mercato libero.

Quali limiti ha svelato la pandemia?

L’incredibile debolezza dei governi che hanno negoziato con i giganti farmaceutici, garantendo loro moltissimi soldi senza chiedere condizioni. Per esempio, i vaccini saranno abbondantemente finanziati dal settore pubblico, ma la proprietà intellettuale resterà a quello privato. Le condizioni del prezzo di vendita, poi, non sono chiare: AstraZeneca ha dichiarato che manterrà prezzi popolari fino al 1° luglio, e che in seguito deciderà secondo una logica di mercato.

Inoltre, i governi non hanno chiesto una vera trasparenza dei trial clinici, mentre pare che secondo gli accordi, comunque tutti segretati, la responsabilità di rimborsare cittadini colpiti da eventuali effetti collaterali ricada sullo Stato e non sulle case farmaceutiche. Le quali trattano il Covid-19 come “business as usual” e non come una grande occasione per cambiare un sistema ingiusto.

I Paesi poveri riceveranno le dosi?

Al momento gli Stati del Nord del mondo sono già riusciti ad accaparrarsi oltre 2 miliardi di dosi entro il 2021, cioè tutta la capacità di produzione stabilita dall’Oms per l’anno. Se, e a quali condizioni, qualcosa arriverà anche ai Paesi poveri non si sa, anche perché essi sono esclusi da qualunque negoziato. Ma finché esiste un’area con un focolaio di Covid-19 attivo, tutti sono in pericolo. Un rapporto di Gavi, l’Alleanza globale per i vaccini, ha affermato che, se i Paesi del Nord terranno per sé tutte le dosi, ci sarà un rischio raddoppiato di vittime su scala globale. Inoltre, gli Stati ricchi potrebbero – come è già accaduto – offrire il loro aiuto a quelli poveri in cambio di “favori”: agevolazioni commerciali, basi militari… Questa pandemia ha già cambiato i rapporti di forza sullo scacchiere globale, con Russia e Cina che hanno acquistato peso e stretto alleanze sanitarie inedite per esempio in Africa e America Latina.

È possibile sospendere i brevetti?

Lo scorso ottobre India e Sudafrica hanno lanciato al Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, la proposta di sospendere tutti i diritti di proprietà intellettuale nel campo dei prodotti farmaceutici e medicali (come mascherine, ventilatori, respiratori…) finché durerà la pandemia. La sospensione, sostenuta da oltre cento Paesi, dal Vaticano e dalle Nazioni Unite, è prevista nell’accordo di Marrakesh, che costituì il Wto, in condizioni di eccezionalità e a tempo. Si tratta della prima proposta internazionale dei governi per favorire la conoscenza scientifica e la sua condivisione con il Sud del mondo: una logica che, se applicata a tappeto, aiuterebbe a trovare soluzioni autoctone, con enormi progressi. Ma Usa, Commissione europea, Giappone e Australia si oppongono: sarebbe come ammettere che i diritti di proprietà intellettuale, come sono concepiti oggi, hanno dei gravi limiti.

Che cos’è il progetto Covax?

Lo scorso maggio è stata lanciata, sotto l’egida dell’Oms e con il supporto di Fondazione Gates, Banca mondiale e Commissione europea, l’iniziativa Access to Covid-19 (Act) tools, che include il progetto Covax, co-gestito da Gavi. Si tratta di un meccanismo globale che permette ai Paesi di sottoscrivere l’acquisto preventivo di una certa quantità di vaccini, con l’impegno a rimetterli in distribuzione per altri Stati: queste disponibilità sono poi incrociate con le richieste dei Paesi a medio e basso reddito, che a loro volta si impegnano ad acquistare le dosi a prezzo agevolato. Un sistema con importanti potenzialità, anche se molti gruppi di pressione stanno chiedendo trasparenza su condizioni, tempi e costi per i Paesi giudicati idonei, al momento 92. Anche a regime, poi, Covax punta a coprire solo il 20% del fabbisogno delle popolazioni del Sud del mondo: per il resto ci si affiderà al mercato.

 

IL LIBRO

Si parla anche di vaccini e diritto alla salute nel libro Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo che Nicoletta Dentico ha scritto per Emi (pp. 288, euro 20). Un’inchiesta in cui l’autrice si interroga su cosa si nasconda dietro la filantropia e le generose donazioni erogate da super ricchi come Bill Gates, Mark Zuckerberg, Ted Turner, Bill Clinton, attraverso le loro Fondazioni. Questa élite, circa l’1% della popolazione mondiale, detentrice della metà dei beni del pianeta, con lo slogan della lotta alla povertà ridistribuisce un po’ della sua ricchezza evitando il fisco e sottraendo potere alla politica, che dovrebbe trovare soluzioni vere alle diseguaglianze.

 

LA SERATA

Con Nicoletta Debtico mercoledì 3 febbraio alle ore 21 faremo il punto sulle contraddizioni e le disparità intorno al vaccino anti-Covid-19 nel mondo in questa serata che trasmetteremo in streaming sul canale YouTube del Centro Pime