L’India – al momento in ginocchio per la seconda ondata – ha proposto già da mesi la rimozione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid. Ma è riluttante a concederla per la produzione del vaccino indiano Covaxin di cui è titolare
Come è stato ampiamente ricordato in questi mesi a livello globale, l’India – insieme al Sudafrica – è co-sponsor di un accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che richiede la rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale per i vaccini per la durata della pandemia. La proposta dell’India ha recentemente guadagnato attenzione dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato il suo sostegno, con la speranza che questo possa rendere più facile per molti altri Paesi l’accesso ai vaccini Covid-19. Anche Onu, Francia, Italia, Cina e Russia si sono schierate a favore della sospensione temporanea dei diritti sui vaccini. Unica voce fuori dal coro – oltre a quelle di Pfizer, BioNTech e Farmindustria – è la reazione scettica di Angela Merkel.
Nel frattempo, però, proprio mentre l’India è alle prese con le gravissime conseguenze della nuova ondata della pandemia, a New Delhi sta emergendo una grossa contraddizione. Il primo ministro delle regione di Delhi Arvind Kejriwal ha chiesto al governo centrale indiano di agire di conseguenza, invocando i suoi poteri per emettere licenze obbligatorie – che concedono il permesso a una persona di fare o vendere un’invenzione o un prodotto senza chiedere il permesso al titolare del brevetto – in modo che la produzione di vaccini possa essere incrementata, con lo scopo di aiutare gli Stati a inoculare più persone in un periodo di tempo più breve.
In patria, tuttavia, il governo indiano non solo sta prendendo una posizione diversa, ma ha anche chiesto alla Corte Suprema – tramite un affidavit intitolato “Rilascio della licenza obbligatoria per il vaccino e i farmaci essenziali” – di non discutere o menzionare nemmeno l’uso del potere dello Stato di scavalcare i diritti di proprietà intellettuale per farmaci o vaccini essenziali, sostenendo che questi potrebbero avere “serie, gravi e non intenzionali conseguenze avverse negli sforzi dei Paesi che vengono fatti sulla piattaforma globale”.
“Solo quattro giorni fa gli Stati Uniti si sono espressi a favore della proposta indiana”, ha sottolineato a Scroll.in Shantanu Mukherjee, un avvocato qualificato a New York e in India. La proposta di rinuncia ha così preso un enorme slancio. “Nel frattempo, questo affidavit dice che le licenze obbligatorie possono solo essere controproducenti in questa fase, il che mina l’argomento dell’India davanti all’Organizzazione mondiale del commercio. Non è un buon momento per il Paese, come architetto di questa proposta di rinuncia, per perdere credibilità sulla scena globale”.
Mukherjee ha aggiunto che in realtà ha simpatia per l’idea più ampia espressa nell’affidavit stesso. In questo momento, con circa 4000 persone che muoiono ogni giorno in India, a causa del Covid-19, la necessità è quella di far arrivare rapidamente i vaccini nel Paese, e le importazioni sono il modo più veloce. “Le trattative per l’importazione – già ostacolate da disaccordi con aziende come Pfizer sull’indennizzo e dalla mancanza di interesse da parte di una Moderna con capacità limitate – potrebbero diventare tese o addirittura rompersi se si parla di licenze obbligatorie, che è probabilmente il timore espresso dall’affidavit”.
Inoltre, l’avvocato ha aggiunto che entrano in gioco altre complicazioni nel percorso di licenza obbligatoria come, ad esempio, il trasferimento della tecnologia di proprietà e il know-how tecnico necessari alla produzione del vaccino. Neelakantan ha sottolineato che mentre c’è la posizione del governo sulle licenze obbligatorie di altri vaccini da un lato, quello che resta inspiegabile è la riluttanza a concedere le licenze per Covaxin – un vaccino sviluppato internamente in India e di cui il governo di New Delhi ha la proprietà congiunta con la società Bharat Biotech. “Ci sono diverse strutture in India che potrebbero produrre Covaxin se il governo concedesse le licenze. E invece non rispondono alla domanda sul perché le licenze non vengono concesse”. L’avvocato sostiene anche che l’India dovrebbe offrire licenze gratuite e trasferimento di tecnologia per il Covaxin al Sud del mondo ed esportare il vaccino ad un prezzo accessibile.