La prima Messa di un missionario birmano destinato a Hong Kong

La prima Messa di un missionario birmano destinato a Hong Kong

I destini dei popoli da cui Gregorio proviene e a cui è destinato sono già uniti. Uniti nella comune pacifica lotta per la libertà. Ed ora uniti anche dalla missione di Gregorio, un giovane generoso che come Gesù dona la sua vita per gli altri, per portare nel mondo il vangelo della pace e della libertà

 

Quattro diaconi del Pime sono stati ordinati presbiteri dal vescovo di Milano. Due di loro, Gregorio Ba Oo e Columban San Li sono originari del Myanmar e sono stati destinati alla missione di Hong Kong-Cina.

A causa della catastrofe politica e umanitaria in cui versa il loro paese, i nostri due amici hanno celebrato le loro ‘prime messe’ nelle parrocchie dove hanno servito da diaconi. Domenica 13 giugno è toccato a me tenere l’omelia a Verano in Brianza, su invito del celebrante padre Gregorio Ba Oo. Ecco alcuni pensieri che, con l’accordo dell’interessato, desidero condividere.

Gregorio Ba Oo è stato mio studente fino a qualche giorno fa. Ora è un confratello e compagno di viaggio. Le letture della liturgia ambrosiana di oggi non avevano previsto che avremmo celebrato la prima messa di un missionario, e dunque non le piegherò a questa circostanza. C’è tuttavia una frase che vorrei sottolineare: “Non è bene che l’uomo sia solo”. Siamo fatti per stare insieme, in compagnia, sposati. Una volta si esaltava il celibato dei preti come fosse più elevato della vita coniugale. Ma non è così. Noi esistiamo perché deriviamo da una relazione; come lo è Dio, che è relazione. Essere da soli è contro il piano di Dio. Noi missionari e presbiteri non dobbiamo e non possiamo essere mai soli. Anche quando non abbiamo nessuno vicino a noi, anche quando viviamo da soli, in verità non siamo soli. Noi infatti doniamo la vita per gli altri, come Gesù. La vita non ce la teniamo per noi: non ha senso vivere per se stessi. I missionari lo hanno capito e vivono per gli altri, come Gesù, come da oggi Gregorio.

Delle tante caratteristiche dei missionari, ne voglio richiamare due: il missionario è colui che lascia e colui che parte.

Il missionario lascia la sua famiglia, la sua terra, la sua gente. In questo senso il missionario è come uno sposo e una sposa che lasciano la loro famiglie per fondarne una nuova. Così fa il missionario. Gregorio è già missionario da tanti anni, da quando cioè ha lasciato la sua famiglia, la sua gente e la sua terra per venire in Italia e prepararsi alla missione.

Gregorio Ba Oo viene dal Myanmar, un paese meraviglioso che oggi vive un dramma terribile. L’ordinazione e la prima messa di Gregorio erano previste tra la sua gente e con la sua famiglia: è il maggiore di nove fratelli e sorelle. Ma a causa del violento del colpo di stato dello scorso 1 febbraio non è possibile.

Proprio nella zona di Gregorio, che era stata evangelizzata dai missionari del Pime, la gente è costretta a lasciare le case, molti sono uccisi, anche nelle chiese. Persino nei conventi non c’è più sicurezza. Una violenza terribile.

I missionari del Pime hanno iniziato ad evangelizzare nel 1868: è una delle missioni storiche. Fratel Felice Tantardini, della vicina Valsassina, è considerato un santo dal popolo cattolico. In Myanmar ha speso la sua vita il beato Clemente Vismara, originario della vicina Agrate. I missionari del Pime continuano a sostenere le persone più fragili attraverso una organizzazione di carattere umanitario.

Il missionario è colui che lascia: ma non per rimanere solo, non per una vita malinconica e di solitudine. Il missionario lascia per ripartire. Per incontrare un nuovo popolo, una nuova famiglia, una nuova terra: in misura cento volte maggiore. Certo si può essere missionari anche nella propria patria, ma noi missionari del Pime siamo chiamati alla partenza: la nostra missione è sempre geograficamente collocata ‘fuori’ da noi, all’estero, come è richiamato dallo stesso nome del nostro istituto (Pontificio Istituto delle Missioni Estere).

Il missionario parte per una terra altra e per un altro orizzonte. La sua vita è grandemente affascinante: permette di ricominciare una nuova vita, nascere una seconda volta: come un ragazzo e una ragazza che sposandosi, lasciano le loro famiglie e cominciano entusiasti una vita nuova.

Così facciamo noi missionari. Ed è bellissimo. Certo è anche impegnativo, persino doloroso e occasionalmente rischioso, come lo sono tutte le cose belle e vere. Ma la vita missionaria è tra le più belle avventure possibili.

Per questo il seminario di Monza è pieno di giovani da tutto il mondo, generosamente desiderosi di dedicarsi alla missione. Rimango sempre interdetto quando mi rendo conto che pochi ragazzi e ragazze italiane decidano di diventare missionari. Mi chiedo di cosa abbiano paura. È pur vero che sono molti i giovani e le giovani coppie di oggi, più di una volta, che dedicano alla missione alcuni mesi o anni della loro vita. Dunque l’ideale missionario non è spento. Ma donare tutta la vita, mettersi in gioco fino in fondo come fa oggi Gregorio, è ancora più bello.

Gregorio è stato destinato al popolo cinese. A Hong Kong, forse iniziando a studiare la lingua cinese a Taiwan. C’è un po’ di incertezza in quello che sarà possibile fare: la provvisorietà è pane quotidiano per i missionari. Anch’io, esattamente 30 anni fa, iniziavo la mia carriera missionaria così: Taiwan, Hong Kong, e poi ancora Macau e la Grande Cina. Spero che Gregorio farà come me e meglio di me. E magari, per qualche tratto ancora, possiamo trovarci insieme in missione.

Il popolo di Hong Kong e di Myanmar sono ora uniti da un destino parallelo: vittime di oppressione politica, di violenza e sopraffazione. A Hong Kong prima, e in Myanmar poi, sono sorti movimenti popolari animati dai ragazzi per la libertà. La libertà è un bene evangelico, il cui autore è lo stesso Gesù. Non si può fare senza libertà. I destini dei popoli da cui Gregorio proviene e a cui è destinato sono già uniti. Uniti nella comune pacifica lotta per la libertà. Ed ora uniti anche dalla missione di Gregorio, un giovane generoso che come Gesù dona la sua vita per gli altri, per portare nel mondo il vangelo della pace e della libertà.