CRONACHE DELL’ALTRO MONDO
Ogni cultura ha in se stessa gli elementi necessari a sostenere l’evangelizzazione, scardinando molti pregiudizi e chiusure
La cultura di Kiriwina è molto ricca di simboli e miti che i missionari, nel corso del tempo, hanno avvicinato con interesse, intuendovi anche un grande potenziale per poter veicolare il messaggio evangelico nella vita quotidiana della gente. Nella nostra parrocchia, negli ultimi anni, grazie alla presenza di padre Homero Marin, missionario vincenziano colombiano, è in atto un processo catechetico che affianca arte, cultura ed evangelizzazione. Le direttive date dalla Chiesa per l’anno pastorale vengono tradotte e rielaborate con il linguaggio dell’arte e con il simbolismo culturale. Le attività sono state tante e alcune hanno avuto e continuano ad avere un forte impatto sulla gente.
A Kiriwina, in ogni villaggio è presente una struttura che ricorda la forma di una casa, chiamata yamhouse, dove la gente, durante il tempo del raccolto, stipa gli yam, tuberi tropicali che costituiscono il prodotto principale dell’isola. Lo yam ha una funzione simbolica e rappresenta la fonte di ricchezza stessa della gente. Per questo motivo la yamhouse è segno di prestigio e il suo possesso è riservato a coloro che hanno autorità nel villaggio. Inoltre, è un luogo quasi sacro, tanto che solo particolari persone sono chiamate a realizzarla e la costruzione è sempre accompagnata da riti propiziatori, a sottolineare come da quella struttura e dal suo contenuto dipendano la vita e il sostentamento del villaggio. Proprio per la sua centralità e sacralità, la forma della yamhouse è stata usata nelle chiese dell’isola per i tabernacoli. L’Eucaristia, tesoro e nutrimento della comunità cristiana, è lì conservata, segno di una presenza viva.
Nella parrocchia di Wapipi, è stato realizzato un crocifisso di dimensioni reali, dove Gesù è rappresentato con vestiti e accessori che vengono messi tradizionalmente ai defunti e che spesso ne identificano il ceto. Gesù indossa tutti i simboli del rango più alto: colui che è crocifisso è l’autorità suprema e l’iscrizione sulla croce, in lingua kiriwila, lo sottolinea: “Gesù Cristo, re del mondo”. È un re sulla croce che però sulla testa, insieme alla corona di spine, ha la tradizionale corona di fiori che simboleggia la gioia e la vita. Dalla croce, seppur strumento di morte, la vita continua, come il profumo dei fiori usati per la corona che emanano la loro fragranza per molti giorni anche se staccati dalla pianta.
La gente, alla vista di questa rappresentazione, è rimasta molto colpita, sia per la bellezza estetica, sia per il contenuto spirituale e catechetico. Ciò dimostra come ogni cultura possa avere in sé tutti gli elementi necessari a sostenere l’attività di evangelizzazione, scardinando pregiudizi e chiusure.
Non bisogna però cadere nell’illusione che basti qualche simbolo o qualche elemento di folclore per avviare il processo di inculturazione. Si tratta, infatti, di un cammino lento ma costante, che deve fondarsi sulla fedeltà al messaggio evangelico ma anche approfondire la conoscenza dell’altro. Per questo occorre lasciarsi guidare dallo stupore della ricerca dei semi del Verbo che sono già presenti in ogni cultura, con la certezza che questo percorso porterà tutte le persone coinvolte a una maggiore profondità nel cammino di fede.