Tre missionari del Pime, due cristiani. Si celebra così il Natale nel profondo sud della Tunisia, molto vicino allo stile di Gesù che si adattava a luoghi, tempi e situazioni
Messa della vigilia. Con noi ci sono una signora francese, che ogni Natale ritorna a rivedere persone incontrate nei trent’anni di servizio come infermiera e animatrice di varie iniziative sociali, e un medico italiano in vacanza in Tunisia.
Dal mattino del 25, io, fratel Marco e padre Anand, andiamo in zona desertica assieme a una trentina di giovani di una associazione che si occupa della loro assistenza scolastica e che da un po’ di tempo pensiamo di sostenere in momenti ricreativi e con corsi di italiano, francese e inglese. Passiamo alcune ore in riva a un lago salato. Tutto il tempo, giochi e canti animati dalla direttrice, da fratel Marco e da padre Anand. Lungo la riva del lago, zone bianche di sale cristallino che sembrano un manto di neve. A mezzogiorno, pranzo con qualcosa di arrostito lungo la riva, tutto sotto il sole. Per loro, oggi è un sabato normale, per noi il giorno di Natale. Rientrati a casa, finalmente alle 17.30, Santa Messa natalizia nel nostro salottino con le due persone presenti anche alla vigilia e con un altro italiano che lavora a Tunisi. Non manca il panettone e… qualche bicchierino.
Sto vedendo come si concretizza la nostra vita qui. Vita missionaria un po’ vicina allo stile di Gesù che si adattava ai luoghi, fin da piccolo, dalla mangiatoia alla riva del lago, da Betlemme a Nazareth. Adattamento di tempi, dalla notte di Betlemme al “terzo giorno” della Pasqua. Adattamento a persone, dai pastori e i re magi alla Samaritana, alla Cananea. Adattamento di cibo, dal latte materno al pesce del lago e al pane azimo. Come Gesù, anche il missionario deve accettare di vivere adattandosi a tante cose. Spesso il programma della giornata non lo si fa come si vorrebbe. Oggi è capitato di vivere il Natale lungo la riva di un lago salato del deserto.
Questa la mia meditazione natalizia che completo con la lettura di una dichiarazione dell’arcivescovo di Tunisi: «Il dialogo della vita quotidiana diventa la migliore via per compiere le “opere di bene” e costruire la pace collaborando e camminando insieme per la stessa strada per costruire insieme ponti di carità senza aspettare la reciprocità. E l’atteggiamento della persona nobile e libera spiritualmente ed intellettualmente che accetta l’altro con il positivo e negativo che possiede. Scoprirò che ogni individuo ha un viso particolare, una faccia da scoprire e che ha la sua vocazione propria. Il nostro dialogo nel Maghreb, si stabilisce nell’impegno assunto insieme per un medesimo, compito. E il dialogo delle opere basate sulla carità cristiana che non guarda in faccia alla persona bisognosa e non gli interessa il colore della sua pelle o la sua religione».