Prezzi proibitivi, limiti alla vendita di carne e pane: per mangiare i turkmeni devono comprare permessi di acquisto del cibo. E per legge lo stipendio minimo nel Paese è fissato a 298 euro mensili
Nei negozi di Mary, seconda città del Paese – riporta l’agenzia del Pime -, le alette di pollo si vendono al prezzo fisso statale di 16 manat (5 euro) al chilo, e si possono trovare congelati solo al mercato delle verdure della via Mollanepes, negli spazi seminterrati. Se ne vendono solo due a persona per un chilo, e il peso include anche il ghiaccio versato nel contenitore.
Gli abitanti di Mary fanno la coda tutti i giorni davanti al mercato fin dalla notte, per garantirsi le due alette al giorno, l’unica carne accessibile alle famiglie: di manzo e vitello neanche si parla. Ad Asghabat per l’eccesso di acquisto di pane si può essere multati fino a 15 manat (4,2 euro); in famiglia ci si dà il cambio per le file in varie parti della città.
Anche i permessi di acquisto del cibo, del resto, sono aumentati di recente, e adesso costano almeno 10 manat. Per ottenerli bisogna anche presentare le ricevute di pagamento degli altri servizi condominiali, a meno che non si paghino 20 manat, allora si ottiene subito il sospirato documento. Sono ben poch,i però, quelli in grado di ottenere con mance e tangenti tutto il necessario, e la gran parte della popolazione è legata ai prezzi calmierati e alle code infinite.
Dalle autorità statali non giungono commenti sulle diverse condizioni delle forniture alimentari, che cambiano in continuazione. Rimane stabilito un minimo vitale e una scala mobile sui prodotti alimentari, senza che vengano diffuse statistiche sull’occupazione e il reddito delle famiglie. A inizio 2002 lo stipendio minimo è stato fissato in 1.050 manat (298 euro), la pensione a 410 e il sussidio di disoccupazione a 390.
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