Ci sono anche il cooperante Cesare Tavella e il medico Rita Fossaceca nell’elenco degli operatori pastorali uccisi nel 2015 pubblicato oggi dall’agenzia Fides.
“La scia degli operatori pastorali uccisi rivela in questa fase storica dell’umanità una recrudescenza inaudita”. Si apre con questo commento di padre Vito del Prete, del Pime, la lista degli operatori pastorali uccisi nel mondo nel 2015 pubblicata oggi dall’Agenzia Fides. Non si tratta solo missionari ad gentes, ma anche di laici impegnati nei propri Paesi, come i due giovani fratelli siriani, Anwar Samaan e Misho Samaan, animatori salesiani di 21 e 17 anni, morti insieme alla madre in seguito ad un razzo caduto sulla loro casa, ad Aleppo, il 10 aprile 2015.
Nell’anno che si sta per chiudere sono 22 gli operatori pastorali morti in modo violento: 13 sacerdoti, 4 religiose, 5 laici attivamente impegnati per il prossimo, testimoni e annunciatori del Vangelo. Nell’elenco del 2015 compaiono anche Cesare Tavella, il cooperante italiano di 51 anni ucciso in Bangladesh lo scorso 28 settembre e Rita Fossaceca, medico di 51 anni uccisa in Kenya dove operava come volontaria insieme a una onlus. Persone che testimoniavano nei fatti l’attenzione per gli ultimi e i poveri.
Per il settimo anno consecutivo, il numero più elevato si registra in America. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 8 operatori pastorali (7 sacerdoti e 1 religiosa); in Africa sono stati uccisi 5 operatori pastorali (3 sacerdoti, 1 religiosa, 1 laica); in Asia sono stati uccisi 7 operatori pastorali (1 sacerdote, 2 religiose, 4 laici); in Europa sono stati uccisi 2 sacerdoti.
Come sta avvenendo negli ultimi anni, la maggior parte degli operatori pastorali è stata uccisa in seguito a tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti che denunciano il degrado morale, la povertà economica e culturale, la violenza come regola di comportamento, la mancanza di rispetto per la vita. In queste situazioni, simili a tutte le latitudini, i sacerdoti, le religiose e i laici uccisi, vivevano nella normalità quotidiana la loro testimonianza: amministrando i sacramenti, aiutando i poveri e gli ultimi, curandosi degli orfani e dei tossicodipendenti, seguendo progetti di sviluppo o semplicemente tenendo aperta la porta della loro casa. E qualcuno è stato ucciso proprio dalle stesse persone che aiutava.
Dal 2000 al 2015 sono stati uccisi nel mondo 396 operatori pastorali, di cui 5 Vescovi.
L’Agenzia Fides, che pubblica l’elenco annuale, sottolinea il fatto che questo è senza dubbio incompleto e che non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma registra gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte. “Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo” si legge nel comunicato.
L’elenco ricorda anche i martiri di cui è stata aperta la causa di beatificazione.
Nel 2015 è stata aperta la fase diocesana della causa di beatificazione del Vescovo di La Rioja, in Argentina, Mons. Enrique Angelelli, assassinato nel 1976 dalla dittatura militare, i cui colpevoli sono stati condannati solo 38 anni dopo.
Anche il Rwanda vede avviarsi agli onori degli altari una coppia di sposi martiri, Cyprien e Daphrose Rugamba, per i quali è stata aperta a Kigali la causa di beatificazione. Quando vennero trucidati il 7 aprile 1994, in pieno genocidio, avevano aperto le porte della loro casa ad un centinaio di minori orfani e soli, che non avevano voluto abbandonare. Si spendevano per la pacificazione e vennero uccisi mentre stavano trascorrendo la notte in preghiera.
Il 23 maggio, a San Salvador, è stato beatificato l’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero Galdámez, ucciso “in odium fidei” il 24 marzo 1980. “Mons. Romero fu assassinato perchè amava i poveri, sull’esempio del suo Maestro, Gesù di Nazareth. A loro prestò la sua voce di profeta, e a loro dedicò la sua vita, rinunciando alla comoda soluzione di abbandonare il gregge e fuggire come fanno i mercenari” ha scritto la Conferenza Episcopale di El Salvador nel messaggio per la beatificazione.
“Martiri della fede e della carità, testimoni di speranza” sono stati definiti i tre missionari martiri in Perù, i francescani polacchi Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, e il sacerdote diocesano italiano Alessandro Dordi, beatificati a Chimbote, in Perù, il 5 dicembre. Furono uccisi nel 1991 dai guerriglieri di Sendero Luminoso, per la loro difesa dei valori evangelici e per il lavoro con i poveri.
Anche il Sudafrica ha visto salire agli onori degli altari il suo primo Beato: Benedict Daswa, marito e padre, insegnante appassionato e catechista volontario, beatificato il 13 settembre. Il suo grande coraggio morale e la sua passione per la verità lo portarono ad opporsi alle credenze e alle pratiche della stregoneria, e questa coraggiosa testimonianza di fede lo condusse al martirio nel 1990.
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Nella foto: Rita Fossaceca, 51 anni, radiologo dell’Ospedale Maggiore di Novara,uccisa il 28 novembre 2015 in Kenya