La giovane yazida Janan Shaker Elias ha aperto una libreria in un villaggio della Piana di Ninive che subì l’invasione dell’Isis: «Quando siamo tornati, ho pensato che tra le necessità essenziali c’era anche la lettura»
Sugli scaffali bianchi sono esposti volumi di narrativa e saggistica, libri di storia e biografie di personaggi illustri, testi filosofici e pubblicistica per bambini. In mezzo alla sala, alcuni giovani sono seduti a un grande tavolo intenti a leggere e studiare.
Sarebbe una libreria come tante altre, se non fosse che il Janan Bookshop sorge a Sreshka, un villaggio della Piana di Ninive, l’antica Mosul, che nell’estate del 2014 subì la devastante invasione da parte dei tagliagole dello “Stato islamico” che volevano cancellare qualunque segno di pluralismo per instaurare una società all’insegna della visione più oscurantista e distorta della shari’a. In quest’area nel Nord dell’Iraq, storicamente casa di comunità diverse tra cui molti cristiani orientali, dopo la liberazione e la lenta rimessa in sicurezza della zona si sta ancora faticando a ritrovare una difficile normalità.
«Ma nonostante qui manchino molte cose, i libri sono essenziali per ritornare a vivere»: non ha dubbi Janan Shaker Elias, giovane professoressa in una scuola del villaggio – circa 5 mila abitanti nel distretto di Tall Kayff – che di fronte all’arrivo dell’Isis fu costretta a fuggire con la sua famiglia, insieme a centinaia di migliaia di altri iracheni, abbandonando tutto. Gli yazidi come lei, membri di un’antica comunità considerata eretica dai fondamentalisti, furono quelli che pagarono il prezzo più alto all’invasione: massacri, rapimenti, riduzione in schiavitù.
«La mia famiglia riuscì a sopravvivere fuggendo in Turchia e poi nel Kurdistan iracheno», racconta Janan, oggi 29enne. «Per anni siamo rimasti lontani da casa, accolti in campi per rifugiati. Ma nonostante la fatica, materiale e anche emotiva, a Duhok ho continuato gli studi universitari e mi sono laureata in fisica: un successo di cui vado orgogliosa».
Nel frattempo, l’esercito iracheno e le milizie curde combattevano per cacciare i terroristi dalla Piana di Ninive: nell’autunno del 2016 diversi centri furono liberati, anche se la terribile battaglia per riconquistare Mosul sarebbe durata fino all’estate successiva. «Quando finalmente siamo tornati al villaggio – ricorda la ragazza, che vive con il papà dopo che la mamma è morta e i suoi fratelli si sono sposati e sono emigrati all’estero – la preoccupazione principale era garantire la sicurezza e ripristinare i servizi essenziali, come l’elettricità e l’accesso all’acqua potabile».
Ma a lei, come a molti concittadini, soprattutto giovani, mancava anche altro: «In tutto il distretto non esisteva un luogo dove poter consultare o acquistare dei libri, praticamente eravamo tagliati fuori dalla conoscenza». All’accanimento dei fondamentalisti contro la cultura – nell’area di Mosul furono innumerevoli i casi di librerie chiuse, biblioteche di valore storico distrutte, collezioni di manoscritti antichi messe rocambolescamente in salvo per sottrarle a saccheggi e devastazioni – a Sreshka si aggiungeva l’isolamento, che già prima della guerra aveva spinto Janan a procurarsi con fatica qualche volume ordinandolo via internet (e attendendo tempi lunghissimi per le consegne). Così, quattro anni fa la giovane ripartì proprio da lì, mettendo in piedi un sistema di vendita di libri attraverso il web, che ebbe molto successo.
«Per me fu l’ennesima riconferma che, anche nei nostri piccoli villaggi, esisteva un pubblico desideroso di accedere alla lettura. Un pubblico che io volevo incrementare, per creare una nuova generazione aperta alla diversità». Il Janan Bookshop è nato così, quando l’intraprendente ragazza, un anno fa, decise di passare dal mondo virtuale a quello reale, aprendo nel centro del villaggio la prima e unica libreria dei distretti di Tall Kayff e Shaykh Han. Un locale piccolo ma curato nei dettagli: dai volumi che pendono dal soffitto come “lampade della conoscenza” ai manifesti alle pareti che riportano la storia del territorio e le biografie di intellettuali di tutto il mondo che hanno ispirato la giovane proprietaria. Segno che anche da questo angolo remoto dell’Iraq è possibile tenere la mente aperta sulla sapienza universale.
«Nella libreria i clienti hanno a disposizione quasi duemila titoli, suddivisi per generi e discipline, ma possono anche prenotarne altri», spiega Janan, mostrando l’angolo dedicato alla narrativa, in cui spiccano “1984” di George Orwell, “Il piccolo principe” di Saint-Exupéry, ma anche varie opere della femminista egiziana Nawal al-Sa’dawi e naturalmente tanti testi di romanzieri iracheni e arabi. «La gente ha apprezzato molto la mia iniziativa, soprattutto gli studenti e i giovani», racconta. «Qui non solo possono acquistare libri ma anche venire a leggerli liberamente, o prenderli in prestito. Spesso organizziamo gruppi di lettura, presentazioni con gli autori, seminari tenuti da scrittori e ricercatori su letteratura, filosofia, cultura in generale».
Per la libraia di Sreshka, il progetto rappresenta anche un contributo alla ricomposizione del tessuto comunitario locale, lacerato dai conflitti e dalle pulsioni settarie: «Chi legge sviluppa una maggiore consapevolezza e può avere gli strumenti per costruire una società più matura e preparata ad affrontare la nostra difficile situazione sociale ed economica», afferma. Da parte sua, Janan è coinvolta in prima persona in una serie di iniziative che a livello locale e nazionale affrontano proprio il grande nodo della riconciliazione, a cominciare dall’impegno con la ong Peace and Freedom Organization, basata a Erbil, che opera per la risoluzione dei conflitti e la promozione del pluralismo, della tolleranza e della cittadinanza attiva, anche attraverso la pubblicazione di libri.
«L’Isis ha provocato una distruzione non solo materiale ma anche sociale e io, in quanto cittadina che ha vissuto in prima persona questa tragedia, voglio prendere parte al movimento in atto per ricreare l’integrazione». La giovane imprenditrice, in particolare, non dimentica il genocidio subito dalla sua comunità, gli yazidi, accusati dai fondamentalisti di essere “adoratori del diavolo”. Per questo, mentre è attiva nella mobilitazione che rivendica il riconoscimento delle violenze settarie anche con adeguate compensazioni e forme di reintegrazione sociale, si impegna a modo suo per combattere gli stereotipi e incentivare la consapevolezza dei propri correligionari sulla loro tradizione: un angolo del Janan Bookshop è riservato a titoli che raccontano la storia e la religione degli yazidi, e guide autorevoli della comunità intervengono spesso a incontri organizzati in libreria.
«A Sreshka siamo tutti yazidi, ma nei villaggi intorno vivono cristiani e musulmani sunniti», racconta. «Oggi in questa zona viviamo in pace e quando Papa Francesco è venuto qui in visita lo abbiamo accolto con gioia». La difficile situazione socioeconomica, tuttavia, rappresenta un elemento costante di instabilità: «Soprattutto i giovani sono vittime della disoccupazione e della mancanza di opportunità, chi può emigra all’estero. L’Iraq non cambierà finché non sarà la classe politica a imprimere una svolta».
Intanto, però, da questo piccolo villaggio della Piana di Ninive Janan ha fatto partire la sua personale, piccola rivoluzione, che inizia dalla lettura e dalla conoscenza. E visto il successo del progetto, con tanti clienti che frequentano ogni giorno la sua libreria e la recente proposta di aprire una filiale anche a Tall Kayff, c’è da credere al motto della ragazza: «I libri possono cambiare le vite».