“La comunicazione del Vangelo: essere apostoli nel mondo odierno”. È il tema attorno a cui hanno riflettuto i missionari del Pime presenti in Brasile, Messico e Stati Uniti, che si sono dati appuntamentoa a Ibiporã in Brasile per un un momento di formazione permanente. Una particolare attenzione è stata dedicata alle sfide del digitale
Nelle scorse settimane, si è tenuto nella casa del Pime di Ibiporã in Brasile, la formazione permanente per i missionari dell’Istituto. Al centro dell’incontro, un tema di grande attualità, che è stato trattato da suor Joana Terezinha Puntel, della Congregazione delle Suore Paoline.
All’inizio della sua relazione, la formatrice ha usato l’immagine dell’ingranaggio per far comprendere meglio le dinamiche della comunicazione. Così come ogni parte dell’ingranaggio funziona solo se c’è un contatto con l’altra, anche per comunicare il Vangelo e per essere apostoli nel mondo odierno è necessario avere il contatto con le realtà in cui si vive e la voglia di aggiornarsi con i vari mezzi di comunicazione.
Suor Joana ha ripreso alcuni fondamenti biblici: l’evangelizzazione, prima di essere una forma di comunicazione, è innanztutto la ricerca di una relazione di amicizia con Gesù come i primi discepoli hanno sperimentato: «Comincia con una ricerca appassionata del Signore che chiama e vuole stabilire con ogni persona, lì dove si trova, un dialogo di amicizia (cfr Gv 15,12-17). Gli Apostoli sono i primi a riferirci questo, ricordando perfino il giorno e l’ora in cui lo incontrarono: “Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39)». Dopodiche, la religiosa paplina ha illustrato anche il cammino della Chiesa (Preconcilio, Concilio e post Concilio) attraverso vari documenti e messaggi dei Papa per quanto riguarda il campo della comunicazione nel tempo moderno. In particolare, ha sottolineate il n. 37c di Redemptoris Missio del 1990 che già aveva previsto la globalizzazione della comunicazione: «Il primo areopago del tempo moderno è il mondo delle comunicazioni, che sta unificando l’umanità rendendola – come si suol dire – “un villaggio globale”. I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi».
Suor Joana ha quindi introdotto il concetto di cultura digitale e la sua rilevanza nel mondo in cui viviamo e il suo impatto sui rapporti umani: «Questa è una società che va cambiando. Si discute se la cultura è diventata così a causa della tecnologia. Ma non c’è solo la tecnologia: in mezzo a tutto questo c’è la persona, ci sono le relazioni che si trasformano».
Per approfondire ancor di più il tema della cultura digitale, suor Joana ha condiviso con i partecipanti il pensiero del filosofo Luciano Floridi che spiega il grande cambiamento che Internet ha portato, ovvero l’apertura al mondo digitale, che non è solo un mezzo, ma uno “spazio” e uno stile di vita: «Bisogna capire che il digitale è un ambiente, non un semplice strumento. Il digitale fa parte dei luoghi che abitiamo, dove passiamo il nostro tempo e dove interagiamo». La cultura digitale ha creato una nuova comprensione anche delle relazioni umane, nel senso che non solo si è connessi “onLine”, ma ci si vive dentro “onLife”.
Tutto questo cambiamento porta con sé molte sfide anche per i missionari. Per questo, suor Joana ha messo in evidenza il fatto che, nel contesto della cultura digitale, bisogna imparare non solo a usare i mezzi tecnologici per la missione di annunciare il Vangelo, ma a «essere e stare nel digitale come esperienza umana cristiana e di testimonianza». Suor Joana ha presentato anche i vari interlocutori nella societá, o sia, i vari gruppi generazionali, le loro caratteristiche, le differenze nella maniera di percepire le cose e nel comunicare (baby boomers, generazione x, millenials, centenials ecc.) È importante conosce tutti questi aspetti dal momento che che si vive già in una società multiforme: anche il missionario sta in mezzo a tutto questo e si interroga su come comunicare con gli altri, su quali linguaggi usare con ogni generazione, sopratutto con i giovani, per poter comunicare il Vangelo.
La religiosa paolina ha cita il n°371 del Direttorio per la Catechesi che dice: «Nel processo dell’annuncio del Vangelo, la vera domanda non è come utilizzare le nuove tecnologie per evangelizzare, ma come diventare una presenza evangelizzatrice nel continente digitale». Con questo si sottolinea ancora il cambiamento di mentalità necessario per essere presenti nel mondo digitale e per gestire i rapporti umani nella rete, passando da una mentalità di mero utilizzo dei mezzi a una consapevolezza di esserci.
Alla fine del corso, c’è stato un momento in cui i missionari hanno condiviso alcuni pensieri, perplessità e speranze sul campo della comunicazione, della cultura digitale e sei suoi interlocutori, ossia dei destinatari dell’annuncio del Vangelo: «La sfida generazionale è come quella che affrontiamo quando partiamo per la missione: ci confrontiamo cone una realtá diversa, con linguaggi diversi da capire e imparare». Un altro missionario ha detto: «È impressionante come la cultura digitale sia accattivante e come i giovani ne entrino in pieno. Noi dobbiamo educarli ai valori; l’essere umano è alla ricerca di valori, anche se siamo all’interno di una cultura digitale. Anche per questo bisogna far riscoprire Gesu Cristo anche con mezzi nuovi».
Le giornate di formazione sono state marcate da relazioni frontali e lavori di gruppo, ma anche da momenti di riflessione biblica guidati dal padre Sergio Bradanini, biblista e missionario del Pime. Il corso è stato organizzato dalla Commissione della formazione permanente dell’Istituto. Erano presenti anche padre Ferruccio Brambillasca, Superiore generale del Pime, padre Raffaele Manenti, consigliere e referente per l’America, e padre Luigi Bonalumi, rettore del seminario di Monza che fa parte della Commissione per la formazione.