Padre Gian Paolo Gualzetti racconta l’impegno e i successi quotidiani del Centro Snehanir, che a Rajshahi accoglie da trent’anni bambini con disabilità, per curarli e integrarli nella società
“Snehanir” (“Luogo della tenerezza”) è un Centro di riabilitazione per disabili fisici e psichici avviato trent’anni fa da suor Gertrude Costa della congregazione di Shanti Rani (Regina della Pace) nel Nord del Bangladesh. Più che il risultato di un progetto a tavolino, il Centro è il frutto di un’attenzione ai bisogni di alcuni bambini portatori di disabilità. Il primo piccolo accolto da suor Gertrude fu Robi, poliomielitico. Dopo la lunga ospedalizzazione del bambino, la religiosa decise nel luglio 1993, su consiglio dei padri missionari del Pime, di prenderlo con sé nella sua piccola casa di Baganpara, alla periferia di Rajshahi, con il benestare dal parroco del ragazzo e l’incoraggiamento della madre superiora.
Dopo Robi arrivò Flora, una giovane ragazzina, e in pochi mesi la casa diventò troppo piccola tanto da rendere necessario il trasferimento in una nuova in affitto. Nel 1994 suor Gertrude fu nominata ufficialmente dalla madre superiora responsabile della comunità con l’autorizzazione alla raccolta fondi per il sostentamento del Centro, dove erano accolti anche ragazzi non portatori di handicap. Dal 2002 la direttrice è suor Dipika Palma.
Il fine della struttura è testimoniare l’amore di Dio per i più poveri e i più piccoli: chi lavora al Centro è convinto che attraverso il servizio ai disabili si renda servizio a Dio. Gli obiettivi concreti del progetto (codice P4027) sono la riabilitazione e la conquista della maggiore autonomia possibile e l’inclusione dei bambini disabili nella comunità parrocchiale e sociale. Per ottenere questi risultati si punta sulla fisioterapia – dando poi la possibilità ai bambini di frequentare la scuola e a quelli particolarmente meritevoli di proseguire gli studi – e sulla convivenza con i normodotati. La struttura, che segue circa sessanta ragazzi, è supportata da un progetto di Sostegni a distanza che funziona bene grazie alla generosità degli “adottanti”. Responsabile è oggi padre Gian Paolo Gualzetti, che collabora con suor Dipika: «A marzo padre Franco Cagnasso mi ha consegnato il testimone di questa bella e variopinta realtà educativa e familiare, la Snehanir Home – racconta padre Gualzetti -. Sono contentissimo di potermi inserire con il mio piccolo anello in questa catena d solidarietà e di rapporti. Grazie ad alcuni confratelli avevo condiviso a distanza il nascere e lo sviluppo di questa comunità. Come non ricordare i padri Mariano Ponzinibbi, Francesco Rapacioli e Franco Cagnasso, insieme alle suore che sul campo si sono spese per rendere sempre più casa e famiglia questo luogo per tutti i bambini disabili o segnati da povertà e fragilità familiari, che erano e sono accolti e accompagnati nella loro crescita?».
Racconta ancora il missionario: «Come padre Franco non vivo a tempo pieno a Rajshahi, ma ci vado ogni mese e non vi nascondo che per me è una buona ossigenazione, non solo dallo smog di Dhaka, ma soprattutto per gli stimoli che ricevo dagli ospiti della comunità. Qualche mese fa, per esempio, abbiamo fatto una gita a Chandpukur: i nostri bambini e bambine non si lasciano impressionare dai nuvoloni che si presentano di buon mattino. Vederli tutti pronti con i vestiti più belli è già un raggio di sole che illumina le due ore di viaggio che ci separano dalla missione di Chandpukur sotto la pioggia battente. La calorosa accoglienza del parroco padre Belisario, colombiano associato al Pime, e delle suore Shanti Rani ci dona un altro bel raggio di sole che ci accompagna nella visita alla scuola e agli ostelli della missione. Com’è tradizione, ci si deve sedere, ricevere un bel fiore e alla fine dire due parole. Per i ragazzi di Chandpukur è stata una sorpresa poter incontrare un gruppo così speciale e dopo i primi minuti di impaccio si formano spontaneamente alcuni gruppetti per le foto o i selfie di rito. Altri, vincendo la propria timidezza, scambiano anche qualche parola». Commenta padre Gian Paolo: «È bello vedere come un incontro può aiutare a vincere tanti pregiudizi che sono frutto soprattutto di ignoranza, del nostro non conoscere. In quel caso, dal cielo è spuntato un bel raggio di sole che ha riscaldato le nostre membra e soprattutto i nostri cuori durante il pranzo conviviale. Conoscere altri luoghi e persone fa parte del nostro sentire educativo che cerca di offrire opportunità a tutti, soprattutto ai piccoli».
Il missionario ricorda anche un altro recente momento, quando approfittando del rientro temporaneo di padre Franco Cagnasso in Bangladesh per il rinnovo del visto, si è organizzata una grande festa per il suo 79esimo compleanno. «Pensate che sorpresa per padre Franco: la comunità gli ha dedicato ben tre giorni di festeggiamento. Volevano che tutti fossero presenti e quindi anch’io mi son goduto l’ultimo giorno di canti, balli e scenette. Che spettacolo vedere le bambine sordomute che danzano a ritmo e con grazia; il bambino non vedente che canta e poi accompagna i suoi compagni con trasporto da professionista al suono della tobla (due tamburi di dimensioni diverse); l’adolescente timidina che si esibisce in una scenetta».
E ancora: «Quando il parroco, padre Emmanuel Rosario, è stato consacrato vescovo di Barisal, abbiamo organizzato una festa di saluto e attesa per il nuovo sacerdote. È bello vedere come i nostri ragazzi siano ben inseriti nella vita della parrocchia. Alcuni sono chierichetti, altri lettori e molti cantori. Anche agli incontri dei giovani i nostri più grandi partecipano e il prete responsabile non manca di invitarli». Una prova del successo di questa virtuosa iniziativa di cura e integrazione.
DONA ORA
Per iniziare un Sostegno a distanza di un bambino con disabilità del Centro di riabilitazione Snehanir in Bangladesh scrivi a: adozioni@pimemilano.com oppure chiamaci al numero 02 438201.