EDITORIALE
Recentemente ho avuto occasione di visitare i Musei vaticani di cui ho apprezzato la stupefacente bellezza e la capacità di comunicare la fede con la potenza dell’arte: pensiamo solo ai dipinti della Cappella Sistina. Ma più di tutti, sempre mi colpisce la Deposizione di Cristo del Caravaggio: una scena che potrebbe descrivere con estrema drammaticità la crudezza della morte. L’artista, invece, riesce a dirci che la morte non ha vinto, e lo fa con dei segni che potrebbero sfuggire a un occhio distratto, perché la realtà della vittoria di Gesù non si deve imporre all’uomo ma deve lasciare sempre spazio alla sua libertà.
Ecco allora il braccio di Cristo pendente, come fosse morto, ma con le vene pulsanti di sangue e la mano con le dita in segno di vittoria indicanti la pietra del sepolcro nello spigolo che sembra uscire dal quadro. Particolare che sta a dire: Gesù è vivo e mostra la pietra angolare come il luogo dove potrà essere incontrato sempre. Il pittore ci insegna così a guardare la vita, la storia, il mondo non fermandoci alle situazioni di morte che incontriamo, ma cercando sempre quei segni di vita che Cristo pone nella storia; ci dice che c’è sempre una pietra angolare su cui appoggiarsi per poter ripartire, c’è sempre la mano di Gesù che ci indica dove guardare per ritrovare la via in cui camminare. Questa è la Pasqua tradotta nel concreto delle nostre giornate.
Nelle scorse settimane abbiamo assistito alla chiusura improvvisa di alcune banche statunitensi con la tensione dei mercati salita in poco tempo. Lo spettro di un’altra possibile crisi finanziaria ed economica fa paura in un momento in cui la guerra in Ucraina non accenna a fermarsi, altri conflitti dimenticati logorano popoli e Paesi interi, il recente terremoto in Siria e Turchia ha lasciato danni ingentissimi e morte dietro di sé. Potremmo essere tentati di dire che Cristo sia morto invano, ma i segni che Caravaggio ha immortalato nella Deposizione sono validi anche oggi perché la vita di Gesù, la sua vittoria sulla morte sono a nostra disposizione sempre. Sta a noi vivere con un occhio attento e allenato a riconoscere i segni della sua azione e della sua presenza.
Questo numero di Mondo e Missione ci racconta molte di queste storie segnate da una speranza irriducibile che viene da quelle vene di Cristo pulsanti di sangue. Allora Buona Pasqua a te, caro amico e cara amica del Pime, continua ad accompagnare noi missionari nel nostro impegno di annuncio e scoperta dei segni del Risorto nel mondo.