In occasione dei 50 anni di presenza del Pime in Costa d’Avorio, esprimiamo gratitudine, ma anche l’auspicio di continuare la nostra azione missionaria
La vita è una celebrazione. E i cristiani di questo Paese lo sottolineano in ogni tappa della loro esistenza: alla nascita, nei vari momenti della vita e anche alla morte. La celebrazione diventa più vera e sincera dopo aver compiuto qualcosa di buono. Quest’anno, effettivamente, noi, famiglia del Pime in Costa d’Avorio, ricordiamo i cinquant’anni di presenza in questa terra. Non celebriamo tanto il lavoro che abbiamo fatto, ma quanto il Signore ha fatto attraverso di noi che siamo poveri missionari.
E, dunque, la parola che vorrei condividere con voi è: Mmò. Si può tradurre: «felicitazioni per il lavoro che stai facendo». Agli uomini si dice Gna mmò e alle donne Mo mmò. È una espressione al tempo presente continuo, che copre il passato e il futuro. E che riconoscere il bene già fatto, ma esprime anche un auspicio, un “in bocca a lupo”, augurando coraggio per il futuro.
In occasione dei cinquant’anni di presenza del Pime in Costa d’Avorio, diciamo Gna mmò a Dio, per il buon lavoro che lui stesso ha fatto, e diciamo anche Gna mmò (coraggio) al Pime, per il lavoro missionario che ci aspetta ancora. Per celebrare la fedeltà di Dio verso la comunità cristiana di Ouassadougou, abbiamo deciso di realizzare una grotta alla Vergine Maria. E approfittando della presenza del superiore generale, padre Ferruccio Brambillasca, tutta la comunità ha espresso la sua gratitudine a Dio che non l’ha dimenticata, e un grazie anche al Pime che non ha detto “no” alla Missio Dei. È una celebrazione, che riunisce passato, presente e futuro: il passato con il cuore grato, il presente con il cuore felice, il futuro con il cuore ottimista.
Per segnare questo giubileo dell’Istituto, viviamo un intenso mese di preghiera mariana pregando per il mondo e per tutti quelli che, direttamente o indirettamente, hanno incrociato le nostre vite. La presenza della grotta, che i fedeli stessi hanno aiutato a costruire, ci ricorderà il lavoro realizzato e il nostro impegno missionario per il futuro: la missione continua.
Siamo riconoscenti, dunque. La gratitudine è il segreto della vita felice. La gratitudine si trasforma anche in festa. E la festa è sempre comunitaria, perché si fa stando insieme. È un momento di gioia senza condizioni, una partecipazione senza limiti, un movimento senza barriere, un sorriso senza distinzioni, una danza senza vergogna, una canzone senza musica, un abito senza macchia, una giornata senza stanchezza. La festa è una forza che unisce le persone nel presente e dà continuità per il futuro. È un bene sociale e individuale. Fare festa, fa bene!