In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’Unhcr ha reso noto i dati più recenti che raccontano di un mondo dove sempre più persone sono costrette a lasciare le loro terre. L’ultimo scenario di guerra, quello del Sudan, vede impegnato anche il Pime nell’accoglienza dei profughi fuggiti in Ciad
Ogni anno sono di più. Ogni anno, una cifra record. Per il 2023, è di 110 milioni. Sono le persone che nel mondo sono state costrette a fuggire dalle loro terre a causa di guerre, violenze, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, ma anche per i cambiamenti climatici. Lo ha reso noto oggi, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), che ha pubblicato i Global Trends 2023 con dati e tendenze sulle migrazioni forzate nel mondo. Per l’occasione è stata presentata anche la campagna “Hope Away from Home” – Un mondo dove tutti i rifugiati siano inclusi.
Il caso dei profughi sudanesi
Sono tante le situazioni che nel mondo provocano migrazioni forzate e contribuiscono ad aumentare continuamente il numero di profughi e sfollati. La situazione più recente e drammatica riguarda il Sudan, dove il conflitto scoppiato a metà aprile ha già provocato più di un milione e mezzo di profughi e sfollati. Una testimonianza diretta ci arriva dal Ciad, dove fratel Fabio Mussi, missionario del Pime, è appena stato nei luoghi in cui si sono riversate quasi 100 mila persone in fuga: «Diverse famiglie sono arrivate qui soprattutto dal Darfur, dove le milizie stanno commettendo violenze e atrocità – testimonia fratel Fabio che ha guidato una delegazione di Caritas del Vicariato di Mongo, nell’Est del Ciad -: si sono riversate nei villaggi di confine, alcune con pochi bagagli, altre senza nulla. Si tratta principalmente di donne e bambini che si accampano come possono all’aperto, dormono in ripari di fortuna sotto gli alberi o in capannucce realizzate in tutta fretta con steli di miglio e ramoscelli». «I bisogni più critici – aggiunge – riguardano gli alloggi nonché cibo, acqua, servizi igienici, beni non alimentari, in particolare zanzariere e coperte. Ma c’è grande bisogno anche di garantire una protezione specifica per i bambini a rischio e le donne».
Fratel Fabio, con il supporto anche di Fondazione Pime che ha lanciato una Campagna per i profughi del Sudan, sta cercando di portare tutto l’aiuto possibile prima che la stagione delle piogge renda irraggiungibili le zone di confine in cui sono ammassati i fuggiaschi.
Le visite sul posto hanno fatto emergere la mancanza di tutto e l’assoluta precarietà in cui vivono i profughi che, peraltro, sono ammassati in una delle zone più remote, isolate e povere di un Paese come il Ciad che è già di per sé estremamente povero e arretrato. «È una sfida enorme anche solo affrontare i bisogni più urgenti per permettere a queste persone anche solo di sopravvivere», sottolinea fratel Fabio.
Un mondo di gente in fuga
Secondo l’Unhcr, «la guerra in corso in Ucraina, insieme ai conflitti in altre parti del mondo e agli sconvolgimenti provocati dal clima, hanno costretto un numero record di persone a fuggire dalle proprie case nel 2022, acuendo l’urgenza per un’azione immediata e collettiva per alleviare le cause e l’impatto dello sfollamento», ha dichiarato oggi l’Unhcr. Alla fine dello scorso anno, erano 108,4 milioni, con un aumento senza precedenti di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente. Già ora, soprattutto con lo scoppio del conflitto in Sudan, il numero totale delle persone in fuga a un valore stimato di 110 milioni.
«Questi numeri ci dimostrano che ci sono persone fin troppo pronte a ricorrere alla guerra, e decisamente troppo lente a trovare soluzioni. La conseguenza è la devastazione, lo sfollamento e l’angoscia per milioni di persone sradicate con la forza dalle loro case» ha dichiarato l’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi. Il quale, però, ha anche sottolineato il fatto che la gran parte dei profughi (76%) trova riparo e accoglienza in Paesi a medio e basso reddito. «In tutto il mondo le persone continuano a dimostrare una straordinaria ospitalità nei confronti dei rifugiati ma è necessario maggior sostegno internazionale e una condivisione più equa della responsabilità. Soprattutto bisogna fare molto di più per porre termine ai conflitti e rimuovere gli ostacoli in modo che i rifugiati abbiano l’opportunità concreta di ritornare volontariamente a casa, in sicurezza e dignità».
In Italia e in Europa
Nel nostro Paese, le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa di guerre e persecuzioni sono 354,414, di queste il 41% proviene dall’Ucraina. Secondo i dati Eurostat (rielaborati da Fondazione Ismu), l’Italia è il terzo Paese europeo per concessione di permessi di protezione con 40 mila esiti positivi (il 10% del totale UE), preceduta dalla Francia (50 mila, 13%) e soprattutto dalla Germania con 160 mila permessi, il 41% del totale. Complessivamente in Unione Europea sono stati concessi 384.245 permessi per richiedenti asilo, con un aumento del 40% rispetto al 2021.
Nel 2022, si aggiungono gli oltre 4 milioni di permessi per protezione temporanea rilasciati a cittadini ucraini in fuga dal conflitto. Tra i Paesi dell’UE è la vicina Polonia ad aver registrato il maggior numero di beneficiari ucraini di protezione temporanea, con un totale di 1.561.700, seguita dalla Germania (777 mila beneficiari ucraini) e dalla Repubblica Ceca (458 mila). L’Italia, al quinto posto in UE: nel 2022 ha concesso 150 mila permessi di protezione temporanea a ucraini in fuga.
Ma il gruppo nazionale più numeroso che ha ottenuto una qualsiasi forma di protezione nell’UE nel 2022 continua a essere quello dei siriani, seguiti da afghani, venezuelani e iracheni, mentre in Italia sono stati soprattutto nigeriani, pakistani, afghani e bangladesi i gruppi più numerosi ad avere ricevuto esiti positivi alle domande di protezione.
Un grande tema – e una grande sfida – che riguarda il nostro Paese (e non solo) è quello dei minori. A fine aprile 2023, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia erano 20.681, di cui 4 mila bambine e bambini fino ai 14 anni. Solo quest’anno, fino a metà giugno, circa 6 mila minori senza genitori e figure adulte di riferimento sono arrivati in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo, più del doppio di quanti erano arrivati nello stesso periodo lo scorso anno (erano 2.505 il 13 giugno del 2022). «Ragazzi e ragazze da accompagnare verso il futuro – sottolinea Save the Children – garantendo loro il diritto di crescere al sicuro, sostenendoli nella piena integrazione e nella realizzazione dei loro sogni e aspirazioni. Il sistema di protezione e di accoglienza dei minori non accompagnati è un elemento cruciale e rappresenta oggi una delle più importanti sfide con cui il sistema Paese deve misurarsi, che va coniugato con la garanzia di un percorso volto alla reale integrazione e inclusione».