Religiosa giapponese, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Yokohama, Momoko Nishimura è stata scelta dal Papa tra i 9 presidenti delegati
«I giovani hanno molti doni da dare al Sinodo. Quando li ho accompagnati alla Giornata mondiale della gioventù (Gmg) di Lisbona mi hanno mostrato ancora una volta che cosa voglia dire camminare insieme. Ascoltarsi, aiutarsi l’un l’altro, raggiungere tutti utilizzando gli strumenti che la tecnologia ci offre: per me la Gmg è stata una bellissima testimonianza di che cosa sia davvero la sinodalità». Chi parla è suor Momoko Nishimura, religiosa giapponese che Papa Francesco ha nominato tra i nove presidenti delegati dell’Assemblea di ottobre: è una dei membri non vescovi con diritto di voto al Sinodo, segno di quell’apertura all’intera comunità ecclesiale che è stata la cifra di tutto il percorso voluto da Francesco.
Quarantotto anni, nata e cresciuta in una realtà come quella del Giappone, dove i cattolici sono una minuscola minoranza, Momoko Nishimura fa parte della famiglia religiosa dei Servi del Vangelo della Misericordia di Dio. Dopo una licenza in teologia presso la Sophia University di Tokyo, Momoko Nishimura è stata in missione per sei anni in Argentina ed ora è responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Yokohama.
Già all’Assemblea continentale asiatica del Sinodo a Bangkok, lo scorso febbraio, aveva moderato una delle sessioni di lavoro e contribuito alla stesura delle sintesi. Ora a Roma, come presidente delegato, la attende un ruolo delicato in un’Assemblea su cui si concentrano tante attese, ma anche il rischio di forti contrapposizioni.
Prima però per lei c’è stato l’appuntamento della Gmg, vissuto con 240 ragazzi e ragazze giapponesi: «L’incontro con altri giovani provenienti da tutto il mondo e le parole del Papa hanno lasciato un segno profondo: non erano semplicemente felici, ma anche provocati dalle domande sulla fede e sul senso della vita».
Questa volontà sincera di comprendersi e camminare insieme è quanto vorrebbe che il Sinodo imparasse dai giovani. «Spero che sapremo ascoltarci per discernere dove lo Spirito ci conduce ed essergli fedeli – aggiunge -. Venendo dall’Asia spero anche che la Chiesa riesca a essere più inclusiva, aperta alle culture e alle esperienze delle realtà locali e al dialogo con le altre religioni».
Ma c’è anche un altro aspetto che Momoko Nishimura sottolinea: il contributo specifico che i delegati provenienti da realtà dove i cristiani sono minoranza possono portare al Sinodo. «Sono nata e cresciuta in un Paese dove noi cattolici siamo appena lo 0,2% della popolazione e questo ci porta per forza al confronto con l’opinione degli altri – sottolinea -. Ci insegna a non pensare di imporre le proprie idee o convinzioni religiose, ma ad ascoltare, provare a comprendere, discernere, pregare per capire dove lo Spirito guida la nostra coscienza e ad amare tutti come Gesù, perché tutti sono sensibili all’amore. Dove c’è amore lì c’è Dio: questo è il messaggio che da minoranza in Asia possiamo portare al Sinodo».