Missionario del Pime trevigiano, Padre Davide Carraro verrà ordinato vescovo di Orano il 27 gennaio 2024. «La vivo come una chiamata a un ulteriore servizio, una cosa che mi lega in modo ancora più profondo a questo Paese e a questa Chiesa»
Con il deserto nel cuore – e la spiritualità del deserto nell’anima – padre Davide Carraro, 46 anni, missionario del Pime, è stato chiamato a essere vescovo di Orano, in Algeria. Dal Sahara alle rive del Mediterraneo, padre Davide verrà ordinato il prossimo 27 gennaio nella diocesi che fu del domenicano Pierre Claverie, il vescovo-martire assassinato sulla porta di casa il 1° agosto del 1996, ultimo dei 19 religiosi e religiose che persero la vita negli anni bui del terrorismo.
Oggi la situazione è molto cambiata e la sicurezza molto migliorata, ma quella cristiana in Algeria resta una presenza estremamente minoritaria in un contesto quasi esclusivamente musulmano, in cui si è chiamati a essere, innanzitutto, testimoni aperti all’incontro e al dialogo.
«All’inizio – ammette padre Davide con la sua consueta ritrosia – questa nomina mi ha spaventato un po’. Soprattutto perché conosco i miei limiti. Allo stesso tempo, mi sento in pace. La vivo come una chiamata a un ulteriore servizio, una cosa che mi lega in modo ancora più profondo a questo Paese e a questa Chiesa».
Padre Davide è arrivato in Algeria nel 2007 con il primo gruppo di tre missionari del Pime che si è stabilito a Touggourt, nel deserto del Sahara: ne facevano parte padre Silvano Zoccarato, allora settantenne, don Emanuele Cardani, fidei donum di Novara, associato al Pime, cinquant’anni, e appunto padre Davide, a quel tempo trentenne: tre generazioni che si mettevano in gioco in un contesto incentrato sul dialogo con i musulmani. «Dialogo della vita, innanzitutto – precisa padre Davide – che è un aspetto imprescindibile e inevitabile della nostra presenza in questo Paese. Dialogo che si può arricchire anche di aspetti culturali o di iniziative caritatevoli per quanto ci è permesso».
È un Paese affascinante, ma anche difficile l’Algeria. Un Paese che si porta ancora addosso le ferite della lunga guerra d’indipendenza dalla Francia e quelle del conflitto civile che ha insanguinato gli anni Novanta. Un Paese che ha più la tendenza a chiudersi che ad aprirsi, mentre i suoi giovani sognano di andarsene. La piccolissima Chiesa d’Algeria ha vissuto e vive le fatiche e le contraddizioni di questa terra, continuando a testimoniare la fede in modo essenziale e radicale.
«Sono partito per questo Paese infiammato dalla spiritualità di Charles de Foucauld – ricorda padre Davide -. La missione in Algeria rispecchiava il mio desiderio di un ad gentes in terre dove i cristiani sono una piccola minoranza. Qui ho trovato una Chiesa semplice, non legata a strutture ed opere, ma fatta più di presenza e di incontri. Qui si è davvero chiamati a essere segno di Cristo in una terra totalmente musulmana». Ancora oggi, dopo un periodo al Cairo per studiare l’arabo e quattro anni in Costa d’Avorio, in attesa del visto per poter tornare in Algeria, padre Davide ammette si sentirsi «ancora abitato dalla dimensione, anche spirituale, del deserto. Il mio desiderio era di tornare nel Sahara…».
E, invece, da Algeri – dove da due anni è vicario dell’arcivescovo Jean-Paul Vesco – andrà a Orano, dove lo stesso Vesco, pure lui domenicano come Claverie, era stato vescovo sino a fine 2021. «Davide è una bellissima figura di umanità e gentilezza – ha scritto per annunciare la sua nomina, avvenuta lo scorso 22 ottobre proprio nella Giornata missionaria mondiale -, una figura che mancherà all’arcidiocesi di Algeri e che mancherà molto a me a livello personale. Ma rendo grazie per questa nomina che fa bene alla diocesi di Orano, alla nostra Chiesa e allo stesso Davide che riceve la responsabilità di una diocesi bella e affascinante».
Padre Davide è il primo vescovo italiano di una diocesi segnata dalla presenza dei domenicani francesi, ma è anche il segno di una Chiesa e di una presenza cattolica che sono molto cambiate in questi ultimi anni: «Una Chiesa molto più internazionale rispetto al passato – precisa padre Davide -, ma anche con presenze meno stabili nel tempo. È la sua bellezza, ma anche la sua fragilità». Anche i fedeli cattolici sono molto cambiati e continuano a cambiare. Negli ultimi anni erano soprattutto gli studenti subsahariani a costituire l’ossatura più numerosa e gioiosa della Chiesa d’Algeria, a cui si aggiungono lavoratori, funzionari di ambasciate ed espatriati vari. Da due anni, però, il numero degli studenti si è drasticamente ridotto, in quanto non sono state più rinnovate le borse di studio. Quanto al personale della Chiesa, incontra sempre molte difficoltà a ottenere i visti. Nella diocesi di Orano che attende padre Davide, si stima che i cattolici siano circa 400 distribuiti su 7 parrocchie in un territorio vastissimo con più di 7 milioni di abitanti: i preti sono 11, le suore 15 e i fratelli religiosi 8.
«Sono abituato ai piccoli numeri – interviene padre Davide -. Non possiamo dirci Chiesa se non nel dialogo con chi ci sta intorno. Se fosse solo una presenza ad intra, rivolta esclusivamente ai cristiani, rischieremmo di essere una sètta. La sfida è come armonizzare queste due anime, quella nostra cristiana e quella musulmana nella quale ci inseriamo». E aggiunge: «Credo che quelli della diversità, della libertà, della bellezza e della cittadinanza, ovvero del senso di appartenenza, siano valori universali importanti anche per l’Algeria di oggi. I nostri luoghi e la nostra presenza possono e devono far “respirare” a tutti questi valori».
È qualcosa che già avviene in modo più evidente nella basilica di Notre Dame d’Afrique ad Algeri, luogo-simbolo della presenza cattolica nel Paese. Ma è qualcosa che potrebbe avvenire anche a Santa Cruz che domina la suggestiva baia di Orano: un posto dove la gente si reca per turismo, ma dove potrebbe trovare un’accoglienza che si apre alla conoscenza e al dialogo con il diverso. «Mi inserisco in una tradizione di grande valore», dice modestamente padre Davide, che ricorda come l’Algeria non sia solo una terra di missione, ma anche una terra missionaria grazie ad alcune grandi figure come Sant’Agostino, Charles de Foucauld, i 19 martiri degli anni Novanta, conosciute universalmente.
«So che Davide toccherà subito il cuore di tutti – ne è convinto monsignor Vesco – e così il cuore della diocesi di Orano continuerà a battere nel modo più bello».
Da Treviso a Orano
Nato a Treviso nel 1977, Davide Carraro ha studiato Filosofia in Italia e Teologia nelle Filippine, ed è stato ordinato sacerdote del Pime il 27 maggio 2006. Inviato in Algeria nel 2007, ha studiato per tre anni arabo classico in Egitto. In attesa del visto per rientrare in Algeria, è stato per quattro anni in Costa d’Avorio. Nel 2017 è tornato nel deserto algerino, a Touggourt e ad Hassi Messaoud, per poi essere trasferito nel 2019 ad Algeri, dove vive in comunità con altri due confratelli, una laica legata al Pime e due minori migranti affidati loro dall’Oim. Dal 2022 è vicario generale di Algeri e referente del Pime per Algeria e Tunisia. Il 27 gennaio 2024 verrà ordinato vescovo di Orano.