EDITORIALE
La notte di Natale, nei cieli di Betlemme, viene annunciata la pace «agli uomini amati dal Signore». È davvero sconcertante ammettere che questa profezia, più di duemila anni dopo, non è ancora realizzata: nella terra di Gesù, come in troppe altre parti del mondo.
Nella stessa notte di Natale, però, ascoltiamo le bellissime parole del profeta: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Il suo nome sarà… principe della pace». Un bimbo non può mettere paura e conquista il sorriso di tutti. Un figlio riporta la speranza e il futuro nelle famiglie. Perché quando nasce un bambino, quando lo accogliamo, lo proteggiamo e lo accompagniamo, abbiamo la speranza che il seme della vita prevalga sulle minacce di morte.
Le guerre di oggi, come mai è stato nel passato, sono particolarmente atroci e sconvolgenti perché colpiscono i bambini e le loro madri. In questo numero raccontiamo in particolare il conflitto in Myanmar, un Paese meraviglioso e carissimo ai missionari del Pime, che tanto ha sofferto e sta soffrendo. Ma lo vogliamo raccontare con l’immagine del bambino che avete visto in copertina, con la parola speranza e con esperienze concrete: tra queste l’impegno di New Humanity International per garantire alle ragazze e ai ragazzi l’accesso allo studio. Raccontiamo, cercando i semi del bene, anche il conflitto in Israele e Palestina. Diamo la parola a donne e madri palestinesi e israeliane. Il loro impegno, iniziato da anni, non si ferma neppure di fronte a questa guerra così tragicamente divisiva. Ci dicono che l’unica alternativa alla follia che travolge i loro popoli è riconoscersi come sorelle in umanità e parlarsi.
In questo numero ci sono tante altre storie di speranza, storie quotidiane ma preziose affinché sia annunciato il Vangelo della pace. In Algeria padre Davide Carraro è stato chiamato a essere il nuovo vescovo di Orano, erede del beato Pierre Claverie, martire per il dialogo e la riconciliazione. Nell’impegnativo contesto di Pozzuoli, le missionarie dell’Immacolata vivono l’annuncio dell’amicizia e della prossimità. In Asia, le Missioni Estere di Parigi (Mep), a cui il Pime è legato da uno storico legame, affrontano con umiltà e consapevolezza le sfide e le difficoltà della missione, che sono le stesse nostre, segnate anche dalla fragilità e dalle cadute. Parole e fatti di bene e di speranza. Una speranza che non si basa su calcoli umani, ma sulla fede nel bambino di Betlemme, che ci è stato donato come principe della pace.