Giovanni, Micol e i figli Elia e Adele sono in partenza per Ibiporã per una missione formato-famiglia grazie all’Associazione Laici Pime
Dalla Brianza al Brasile, un desiderio di missione che si sta per realizzare: «Volevamo vivere in modo più radicale la nostra fede anche come fattore costitutivo della nostra vita coniugale e familiare», dice Giovanni Nassi, volontario dell’Associazione Laici Pime (Alp), che lo scorso settembre ha ricevuto il crocefisso missionario al Congressino Pime e poi in Duomo a Milano, insieme alla moglie Micol e ai figli Elia di 2 anni e mezzo e Adele di 11 mesi. Ora sono in partenza per Ibiporã, Stato di Paraná, nel Sud del Brasile, dove raggiungeranno padre Natale Brambilla e si metteranno a disposizione per un servizio di tre anni soprattutto in ambito educativo. Entrambi, infatti, sono docenti: Giovanni, 35 anni, insegna italiano e storia; Micol, 37 anni, diritto ed economia.
«Cercavamo un percorso di fede che ci aiutasse ancora di più a donarci l’un l’altro – racconta Giovanni -. Dopo il corso prematrimoniale, volevamo continuare quello che avevamo iniziato». «Ho pensato – aggiunge Micol – che mettersi in una condizione come quella missionaria ci potesse nutrire. E in effetti ci ha aiutati a capire cosa volesse dire volersi bene».
Entrambi hanno pensato a come approfondire quella intuizione. «Non conoscevamo molto il Pime, ma leggevamo Mondo e Missione ed è così che abbiamo saputo dell’esistenza dell’Alp». «Quando abitavo a Besana Brianza – aggiunge Micol – avevamo come vicini di casa la famiglia di padre Corrado Ciceri, missionario del Pime in Thailandia». Insomma, la missione si era già insinuata sotto traccia nelle loro vite ed ha progressivamente preso forma e senso attraverso il cammino di formazione portato avanti con l’Alp. Ora si sta concretizzando in una scelta di famiglia che li porterà al di là dell’oceano per tre anni. «Abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto: i bambini sono piccoli e piuttosto adattabili. Se fossero stati più grandi sarebbe stato più difficile…».
Un primo “assaggio” lo hanno avuto la scorsa estate, quando hanno potuto toccare con mano le realtà che li attendono: quella della Fazenda da Esperança, che accoglie donne con problemi di dipendenze che stanno facendo un percorso di recupero; quella della parrocchia per il sostegno scolastico a bambini e ragazzi; e quella della casa dei missionari anziani del Pime. Ad attenderli, ci sono padre Natale Brambilla, che ha una lunga esperienza in Brasile, ma soprattutto le tante persone che hanno incontrato la scorsa estate. «Siamo rimasti molto colpiti dalla conoscenza della realtà e dall’incontro con la gente – ammette Giovanni -. Nonostante non parlassimo ancora la lingua, siamo stati accolti con molto calore. Ci hanno fatto sentire che la nostra presenza poteva avere un significato».
«E poi i bambini aprono molte porte! – interviene Micol -. Quando andavamo alla Fazenda, non portavamo neppure il passeggino perché erano sempre in braccio alle donne, soprattutto la più piccola che aveva solo 6 mesi». A molte di loro, infatti, sono stati tolti i figli perché hanno alle spalle situazioni molti difficili legate a problemi di alcool o droga; altre li vedono molto raramente.
«Anche in parrocchia, abbiamo trovato famiglie molto accoglienti. Ci hanno portato giochi per i bimbi, ci hanno invitati a mangiare. Ci hanno accolti come se fossimo dei tesori. Abbiamo fatto soprattutto l’esperienza di chi riceve. E poi ci siamo resi conto che Adele ed Elia rappresentano una forza autenticamente missionaria, forse più della nostra: ha aperto tanti cuori. Ci sono stati momenti in cui la presenza dei nostri figli è stata preziosa per creare un dialogo».
«Insomma, siamo partiti con l’idea di dare qualcosa e ci siamo trovati nella condizione di chi riceve!», conferma Giovanni. Ed è con questo spirito e con questa nuova prospettiva che si accingono ora a rimettersi in gioco tutti e quattro per un periodo di tre anni, in cui potranno davvero calarsi nelle realtà alle quali sono inviati. Oltre alla Fazenda da Esperança, infatti, la famiglia Nassi sarà impegnata nel sostegno al doposcuola e in progetti educativi nelle parrocchie per evitare che i ragazzi si disperdano per strada e magari finiscano in giri pericolosi. E poi – in perfetto spirito missionario – sono aperti ad accogliere sfide, iniziative, progetti che si presenteranno nel corso della loro permanenza.
«Due cose mi sono rimaste particolarmente impresse del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno – riflette Giovanni -. La prima è che la missione non la fai tu, ma Gesù nel mondo, e tu sei in qualche modo “servo inutile”. In altri termini, non dipende solo dalle tue capacità il fatto di ottenere dei risultati, ma sei uno strumento che si mette a disposizione. Ma conservo anche un’altra espressione: “cuori ardenti”. Penso che siamo chiamati a portare un cuore che brucia. Se smette di bruciare allora c’è qualche problema, sia che si rimanga qui sia che si parta».