La Giornata del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 17 gennaio, ci ricorda che l’Italia è un Paese di immigrazione, ma sempre di più anche di emigrazione. Un fenomeno che, come sostiene Papa Francesco, ci deve interpellare
Quando nel 1904 venne istituita la Giornata del migrante e del rifugiato, il fenomeno delle migrazioni riguardava soprattutto noi: circa 30 milioni di italiani che nei secoli XIX e XX avevano lasciato il nostro Paese in cerca di un futuro migliore in altri Stati europei oppure Oltreoceano, con più i temerari che si spingevano sino in Australia. Attualmente nel mondo ci sono circa 80 milioni di oriundi italiani.
Eppure oggi, quando guardiamo alle migrazioni, pensiamo solo con preoccupazione, allarmismo e talvolta anche un po’ di razzismo alle masse di uomini, donne e bambini che sbarcano nel nostro Paese o si riversano in Europa. Sono moltissimi, certo, circa un milione solo nel 2015, di cui 153 mila arrivati in Italia.
Ma quest’ottica ristretta non permette di valutare il fenomeno nella sua ampiezza e complessità e rischia di portare solo a sterili polemiche e strumentalizzazioni politiche, che impediscono persino di abrogare leggi ingiuste, discriminatorie e persino controproducenti come il reato di clandestinità.
In primo luogo, il tema delle migrazioni dovrebbe essere guardato in un’ottica globale. Il fenomeno, infatti, riguarda centinaia di milioni di persone che si spostano in diverse parti del mondo in fuga da guerre e povertà, da violenze e discriminazioni.
Sono oltre 232 milioni i migranti a livello mondiale, come abbiamo raccontato anche in un Primo Piano di Mondo e Missione. Tra di essi, molti sono vittime di traffico di persone e ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù: le agenzie specializzate ne stimano tra i 21 e i 35 milioni. Sono i nuovi schiavi del XXI secolo.
D’altro canto, non bisogna dimenticare che pure l’Italia continua a essere, essa stessa, un Paese di emigrazione. Anzi, lo è sempre di più. Negli ultimi due anni, il numero degli italiani che hanno lasciato il nostro Paese è superiore a quello degli stranieri che vi sono entrati legalmente. Nel 2014, sono immigrate in Italia 92 mila persone e sono emigrati 155 mila italiani. Un fenomeno che riguarda soprattutto giovani con un alto livello di istruzione, “cervelli” in fuga da un Paese decadente che non offre prospettive di futuro dignitose alle nuove generazioni. Anche questo dovrebbe interpellarci.
È quanto ci chiede di fare anche Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato 2016. Il Pontefice ricorda due aspetti: “Migranti e rifugiati ci interpellano”, sottolinea nella prima parte. L’attenzione è posta sulla «drammatica situazione di tanti uomini e donne, costretti ad abbandonare le proprie terre. Non si devono dimenticare, per esempio, le attuali tragedie del mare che hanno per vittime i migranti».
Dopodiché, il Papa richiama all’azione, proponendo “La risposta del Vangelo della misericordia”. Ovvero collega in modo esplicito «il fenomeno della migrazione con la risposta del mondo e, in particolare, della Chiesa». In questo contesto, il Santo Padre invita «il popolo cristiano a riflettere durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale, tra cui si trova quella di accogliere i forestieri. E questo senza dimenticare che Cristo stesso è presente tra i “più piccoli”, e che alla fine della vita saremmo giudicati dalla nostra risposta d’amore».
Ovvero, leggi anche alla voce accoglienza. Senza inutili buonismi, ma come strategia realistica e ineludibile per costruire una società plurale, in cui sono già presenti più di 5 milioni di stranieri e che dunque è già multietnica, multiculturale e multireligiosa e lo sarà ogni giorno sempre di più.