Non si ferma il flusso di persone verso il confine messicano con gli Stati Uniti. A Tijuana, la Casa del Migrante dei missionari scalabriniani continua a offrire non solo accoglienza ma anche formazione. Soprattutto per chi non riesce ad andare oltre…
«In questo periodo abbiamo bisogno di molto aiuto, siamo nei mesi più freddi. Aiutateci a raccogliere guanti, cappelli, maglioni, giacche e sciarpe da consegnare alle persone che ospitiamo». È l’appello della Casa del Migrante di Tijuana, ai confini tra Messico e Stati Uniti, una comunità accogliente, nonostante le difficoltà. Qui, dove la notte le temperature scendono sotto lo zero, neppure nelle prime giornate dell’anno è mancata la presenza di carovane di donne e uomini giunti da svariati Paesi del continente per tentare di varcare la frontiera.
«La Casa di Tijuna è un rifugio che serve i migranti nella regione da più di trent’anni -, spiega Crystal Lucero, della congregazione scalabriniana dei missionari di San Carlo. Psicologa e responsabile dei rapporti con il mondo universitario, la dottoressa illustra un lavoro che mette insieme accoglienza di chi scappa dalla fame e dalla violenza, e un sistema di supporto fatto di professionisti e persone di buona volontà.
In questi trent’anni gli operatori hanno realizzato un modello multidisciplinare per dare risposte a chi bussa alle porte della Casa del migrante. Diverse le aree di intervento: servizio sociale, orientamento legale, assistenza sanitaria e psicologica, progetti per l’inserimento nel mondo del lavoro… Tutto questo offre a chi ha deciso di cambiare vita e Paese reali possibilità.
«Abbiamo avviato un programma specifico per bambini e adolescenti – spiega Lucero – offrendo assistenza per le cure in ospedale e fornendo cibo e vestiti a chi arriva qui con il minimo indispensabile. Il nostro obiettivo è l’inserimento sociale o il reinserimento dei migranti».
Le attività coinvolgono un nutrito gruppo di giovani che si mettono a disposizione di chi arriva stanco, infreddolito e affamato. I volontari provengono dalla Bassa California e da altri Stati del Messico e rimangono a vivere temporaneamente nelle strutture dei religiosi, dove prestano diversi servizi, dalla mensa alla distribuzione dei vestiti. «Possiamo accogliere i migranti grazie al servizio tante persone che vivono a Tijuana e nei dintorni, che vengono alcuni giorni per sostenerci in diversi settori, dalle pulizie alla selezione dei farmaci, così come studenti che svolgono qui il servizio sociale o gli stage professionali», chiarisce Crystal Lucero.
Il lavoro dei missionari Scalabriniani è diretto non solo all’assistenza ma anche alla formazione dei migranti che giungono alle porte degli Usa con la voglia di cambiare vita. Un paio di anni fa hanno inaugurato una seconda sede, il Centro di formazione per migranti degli scalabriniani (Cesfom), un luogo comunitario a vocazione educativa, dove corsi, lezioni e laboratori – di inglese e spagnolo, di saldatura, falegnameria, manutenzione di condizionatori d’aria, parrucchiere, manicure e decorazione – sono forniti in modo completamente gratuito a chiunque, grazie anche all’impegno di un gruppo di insegnamenti.