La Lourdes dell’Andhra Pradesh è meta di pellegrinaggi per centinaia di migliaia di fedeli. Il vescovo di Vijaiawada monsignor Raja Rao: «Maria qui è benedetta anche da chi non è cristiano». Il superiore generale del Pime padre Brambillasca: «Sia un luogo dove le vocazioni missionarie continuino a nascere per il mondo intero»
Nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh una grande folla ha partecipato questa mattina alla liturgia eucaristica per il centenario del santuario di Mary Matha a Gunadala, nella diocesi di Vijiawada. A presiede la solenne liturgia – cuore di tre giorni di celebrazioni – è stato il nunzio apostolico in India, mons. Leopoldo Girelli, accanto al vescovo diocesano mons. Thelagathoti Joseph Raja Rao e a p. Ferruccio Brambillasca, superiore generale dei missionari del Pime, a cui si deve la nascita di questo luogo entrato nel cuore dei fedeli indiani.
Come ricordato da mons. Raja Rao all’inizio della celebrazione, fu infatti p. Paolo Arlati a portare su questa collina nel 1924 una statua della Madonna di Lourdes arrivata con lui dall’Italia: collocata in una nicchia ha accompagnato con le sue grazie la fioritura di questa Chiesa locale. «Il lavoro iniziato da quei missionari ora è portato avanti dalle nuove generazioni di cristiani che loro hanno battezzato – ha spiegato il vescovo di Vijayawada -. Il Vangelo ha portato frutti: insieme ad Eluru, la nostra diocesi sorella, formiamo una comunità di 700mila cattolici”.
Mons. Raja Rao ha parlato di una vera e propria “rivoluzione culturale” che la devozione alla Vergine ha portato in questo territorio. “La gente va a Gesù attraverso la materna intercessione di Maria: viene qui a invocare grazie chiedendo la guarigione, il dono dei figli, lavoro e tanti altri doni. E il santuario è un luogo che raduna fedeli di ogni religione, perché Maria, la Madre di Gesù, è benedetta anche da non cattolici e non cristiani. Mary Matha è un centro di evangelizzazione e un punto di unità tra tutte le religioni”.
Anche il nunzio mons. Girelli ha voluto ringraziare i missionari e le suore del Pime “per il ruolo che svolgono in questa Chiesa locale”. “Noi veneriamo il Signore Gesù come nostro Salvatore e come Redentore, perché è lui che ci guarisce – ha ricordato -. Ma guardiamo anche a Maria come Corredentrice, con la sua cura per quanti sono malati, ma anche per chi è nel dolore”.
Da parte sua il superiore generale del Pime ha voluto esprimere la gioia dell’istituto per questo anniversario attraverso un messaggio affidato alla diocesi di Vijawada: “Costruire un santuario mariano vuol dire prima di tutto affidare l’opera di evangelizzazione a Maria – ha spiegato -, ma nello stesso tempo significa anche pensare a un luogo di preghiera dove ciascuno, senza eccezioni, possa affidare le proprie preoccupazioni, desideri e preghiere a Dio, per il tramite di Maria nostra madre”.
“Spero che questo santuario mariano di Gunadala – ha concluso – continui a essere un luogo di preghiera, e anche a 100 anni di distanza dalla sua nascita, possa continuare a diffondere quello spirito missionario che i nostri primi missionari hanno testimoniato in questa terra indiana. Possa essere, inoltre, un luogo dove le vocazioni missionarie continuino a nascere per il mondo intero, come è stato per Maria, che ha donato il suo Figlio al mondo intero. Possa Maria, Stella dell’Evangelizzazione e regina degli Apostoli, proteggere tutti quanti vengono a pregare a questo santuario di Gunadala, e donare loro gioia, pace, serenità e unità”.