Nuovi appelli sono stati lanciati da più parti – anche dalla Chiesa cattolica nigeriana – per mettere fine a una piaga che è diventata un vero e proprio business per gruppi terroristici e criminali. Dall’inizio del mandato di Bola Tinubu, sono più di 4 mila le persone sequestrate, tra cui moltissimi studenti e sacerdoti
Quella dei rapimenti continua a essere una drammatica emergenza in Nigeria. Anche nelle scorse settimane, infatti, si sono susseguiti diversi sequestri di massa per mano di gruppi terroristici e criminali. Un dramma che il Paese cerca di contrastare da anni, ma che in realtà sembra espandersi e aggravarsi sempre di più, senza che il governo riesca a intervenire in modo efficace.
Da maggio 2023, quando è iniziato il mandato dell’attuale presidente Bola Tinubu a gennaio 2024, si sono registrati quasi 4.000 casi di rapimento, secondo l’agenzia di consulenza sulla gestione del rischio SBM Intelligence. A questi vanno aggiunti gli ultimi casi come quello di Kuriga, nello Stato di Kaduna, dove lo scorso 7 marzo sono stati rapiti ben 287 studenti e un insegnante. Nei giorni successivi, alcuni di loro – tutti tra gli otto e i quindici anni – sono riusciti a fuggire. Solo tre giorni dopo, domenica 10 marzo, si è verificato un altro caso: questa volta 15 bambini e 4 donne sono stati rapiti nel villaggio di Gidan Bakuso, nello Stato di Sokoto, vicino al confine con il Niger. Secondo l’Agenzia Fides, nel primo caso il principale indiziato è un gruppo di pastori fulani che avrebbe agito per conto di Dogo Gide, un criminale specializzato in sequestri, che aveva già organizzato un analogo rapimento di massa di 126 alunni della scuola battista Bethel di Maraban, sempre nello stato di Kaduna, nel luglio del 2021.
Questi ultimi fatti hanno spinto il governo di Bola Tinubu a mobilitarsi per dare inizio a una vasta operazione di ricerca delle persone rapite. Quella dei rapimenti, tuttavia, è una vera e propria piaga che non è mai stata adeguatamente contrastata. E se in passato i principali responsabili erano i terroristi di Boko Haram, che chiedevano riscatti o arruolavano a forza nuovi miliziani e giovanissime schiave sessuali, oggi si parla sia di gruppi criminali e di gang che ne hanno fatto un vero e proprio business, sia di terroristi della Provincia dello Stato Islamico in Africa Occidentale (Iswap) che con i proventi dei riscatti si autofinanziano e si armano.
Terroristi islamisti sarebbero responsabili anche di un altro rapimento avvenuto il 6 marzo scorso, a danno di un gruppo di sfollati nel campo vicino alla città di Gamboru Ngala, nello Stato di Borno, a nord-est della Nigeria. Secondo le testimonianze, le persone sequestrate a inizio marzo sono soprattutto donne, sorprese mentre raccoglievano legna da ardere o da vendere. Mohamed Malick Fall, rappresentante dell’Unicef in Nigeria, sostiene che siano almeno 200 le persone rapite. In questo caso, la responsabilità è stata attribuita al gruppo Ansaru, una fazione separatista di Boko Haram, che nel 2014 aveva messo in atto il primo clamoroso sequestro di massa – con eco e campagne a livello internazionale – ovvero il rapimento di più di 270 studentesse nella scuola di Chibok.
A essere prese di mira non sono solo le scuole o gli studentati, ma anche i campi che accolgono circa 2.3 milioni di sfollati interni – soprattutto donne e bambini – fuggiti a causa degli attacchi e delle violenze dei gruppi armati e che vivono in condizioni di grande vulnerabilità ed emergenza umanitaria.
Attualmente, l’allarme-sequestri riguarda 14 Stati del Nord e del Centro della Nigeria, in particolare quelli di Adamawa, Bauchi, Borno, Benue, Yobe, Katsina, Abuja, Kebbi, Sokoto, Plateau e Zamfara e il territorio della capitale federale, Abuja.
Nel 2022, il governo nigeriano ha approvato una legge che vieta ai familiari delle vittime di pagare i riscatti e che prevede penesino a 15 anni di carcere. Anche la Chiesa cattolica ha sempre dichiarato pubblicamente di non pagare per la liberazione degli ostaggi; nonostante questo, moltissimi sacerdoti, religiosi e religiose continuano a essere rapiti a scopo di estorsione. L’ultimo caso, riguarda due claretiani – padre Ken Kanwa, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul Fier, diocesi di Pankshin, e del suo assistente padre Jude Nwachukwu – sequestrati lo scorso primo di febbraio e poi rilasciati dopo pochi giorni nello Stato del Plateau, nella Nigeria centrale.
In merito a questi recenti avvenimenti, il cardinale Luis Antonio Tagle e l’arcivescovo nigeriano Fortunatus Nwachukwu, entrambi membri del Dicastero per l’Evangelizzazione, hanno espresso la loro vicinanza alle vittime: «Nulla può giustificare il crimine del rapimento- scrivono nel messaggio -. Le violenze minano i pilastri dell’armonia civile e sociale, poiché traumatizzano le persone coinvolte, le loro famiglie e la società in generale». Hanno inoltre lanciato un appello per richiedere un ulteriore intervento delle autorità: «Allo stesso modo, chiediamo al governo della Nigeria di agire rapidamente per affrontare questa minaccia e fermare la crisi in atto».