Entro fine anno due padri e tre suore daranno vita nel Borneo a una nuova presenza pensata con gli istituti religiosi fondati nel mondo ispirandosi al carisma del Pime
I missionari del Pime si apprestano ad andare in Indonesia, una grande nazione dell’Asia dove fino ad ora non sono mai stati presenti. Ma non ci arriveranno da soli: quella che dovrebbe nascere entro la fine dell’anno nella diocesi di Tanjung Selor, sull’isola del Borneo, infatti, sarà la prima missione frutto del cammino comune delle Bounded Missionaries Families (Bmf), l’organismo che da qualche anno ormai vede riunite insieme le diverse congregazioni locali maschili e femminili nate in tutto il mondo a partire dal carisma dell’Istituto.
A dare l’annuncio della nuova iniziativa è stato il superiore generale padre Ferruccio Brambillasca in una lettera inviata a tutti i confratelli nella domenica di Pasqua. Per il Pime l’Indonesia – che con i suoi quasi 280 milioni di abitanti è il quarto Paese più popoloso al mondo e anche quello con il numero maggiore di musulmani – diventerà la ventesima nazione in cui sono presenti i propri missionari. E il Borneo, in particolare, è un’area oggi estremamente significativa: sulla grande isola che comprende anche la Malaysia e il Sultanato del Brunei, l’Indonesia sta infatti costruendo anche la sua nuova capitale, Nusantara, che verrà inaugurata ufficialmente nel prossimo mese di agosto.
Sono in tutto una quindicina le realtà ecclesiali di Cina, Myanmar, Italia, Filippine, Brasile, India e Bangladesh che fanno parte delle Bmf. Il loro cammino è nato da un’intuizione comune delle direzioni generali del Pime e delle Missionarie dell’Immacolata, che arrivò a tradursi in un primo incontro di conoscenza reciproca, tenutosi nel 2019 ad Hyderabad. Ma è stato tre anni dopo – in un secondo appuntamento svoltosi ancora in India, nella casa delle Suore Catechiste di Sant’Anna, fondate nel 1914 da padre Silvio Pasquali – che è sorta l’idea di far nascere da quest’incontro una presenza missionaria condivisa.
«Già allora vennero individuati dei criteri – scrive padre Brambillasca nella lettera – per la scelta di un luogo di missione: che fosse “nuovo” a ciascuna delle realtà Bmf, dove nessuno di noi fosse presente; che fosse ancora un’area “relativamente conosciuta” e tipicamente missionaria, priva della presenza di altri istituti; che una prima équipe per questo progetto comune fosse intercongregazionale, formata da almeno cinque persone messe a disposizione dai nostri istituti, congregazioni e organismi».
Dopo aver inizialmente preso in esame anche altre ipotesi, la scelta è caduta sulla diocesi indonesiana di Tanjung Selor, che si trova nella regione del Nord Kalimantan. «Il vescovo monsignor Paulinus Yan Olla – scrive ancora padre Brambillasca – ha chiesto la presenza per un servizio nell’area di Apo Kayan e Pulau Sapi, in una zona remota della sua diocesi, raggiungibile una sola volta alla settimana con un piccolo aereo. Il vescovo ha chiaramente presentato le priorità della zona missionaria che vorrebbe affidare ai missionari e missionarie Bmf: la creazione di una comunità cristiana, sviluppare e potenziare la condizione delle donne e dei bambini, l’educazione dei giovani, la cura dei migranti, il dialogo ecumenico, il dialogo con l’isIam».
Sulla base di questa richiesta due missionari del Pime – padre Xavier Lourdh della direzione generale e padre John Berchman – hanno visitato la diocesi di Tanjung Selor nell’ottobre 2022. Hanno potuto così conoscere il contesto di una Chiesa dove i cristiani sono circa l’11% della popolazione, ma possono contare solo su 17 sacerdoti in un territorio molto vasto e con tante piccole comunità. I cattolici sono in gran parte immigrati da altre parti dell’Indonesia, che lavorano a giornata nelle foreste per la produzione dell’olio di palma: la loro situazione appare molto vulnerabile e sono spesso soggetti a sfruttamento.
A partire per l’Indonesia nel prossimo dicembre saranno cinque tra missionarie e missionari. Questa prima équipe di persone provenienti da nazioni e congregazioni diverse sarà guidata da un missionario italiano del Pime con alle spalle una lunga esperienza in altri Paesi. Con lui ci saranno un altro giovane missionario indiano del Pime, una suora indiana delle Missionarie deII’ImmacoIata, e altre due religiose originarie del Myanmar (una delle Suore della Riparazione – la congregazione fondata in Italia da padre Carlo Salerio, uno dei missionari rientrati dalla prima sfortunata missione in Melanesia a metà dell’Ottocento – e un’altra della congregazione birmana delle Zetaman Sisters of the Little Flower, nata nel 1961 nella diocesi di Taunggyi per iniziativa dell’allora vescovo mons. Giovanni Battista Gobbato). Nei prossimi mesi questi cinque missionari saranno impegnati a conoscersi e prepararsi in vista della loro partenza.
«Quello in Indonesia – commenta padre Brambillasca – è un progetto missionario affascinante: è ad gentes, è secondo il nostro carisma – che Iungo la storia ha originato altri istituti, congregazioni e organismi – e soprattutto è in risposta alle necessità di una Chiesa locale che chiede un aiuto nel campo dell’evangeIizzazione. Non mancano certo le sfide e le difficoltà anche di natura materiale. Ed è un progetto intercongregazionale – non solo del Pime – a cui si lavora insieme, secondo uno stile sinodale, la vera sfida e allo stesso tempo la vera necessità per la Chiesa oggi».
«Affido a ciascuno di voi e alle vostre preghiere questo nuovo progetto – conclude il superiore generale del Pime -. Oltre a essere un progetto che risponde alle esigenze particolari di una Chiesa che ha ancora bisogno di missionari, è un progetto che spero aiuti a rialimentare il desiderio della partenza per la missione, dell’annuncio della Parola là dove non è stata ancora annunciata».