A Fuchu, il banchetto dei piccoli

A Fuchu, il banchetto dei piccoli

Nella parrocchia affidata al Pime nell’area di Tokyo. la Mensa degli angeli apre due volte al mese per offrire amicizia e un pasto a bambini di famiglie in difficoltà

Invitate tutti al banchetto. Non è solo un’immagine accattivante il versetto evangelico scelto da Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2024. Può diventare anche un volto molto concreto della missione in una grande metropoli come Tokyo, dove il cibo potrebbe sembrare l’ultimo dei problemi. Da sei anni, infatti, la Mensa degli angeli, un pranzo per i bambini, è uno dei volti più belli della parrocchia della Sacra Famiglia a Fuchu, la chiesa dell’immensa area metropolitana della capitale giapponese, dove i missionari del Pime sono presenti dalla fine degli anni Settanta.

In questa zona residenziale a una ventina di chilometri dal cuore di Tokyo (ma ben collegata al grande crocevia di Shinjuku da una delle proverbialmente efficienti linee ferroviarie giapponesi), la parrocchia di Fuchu ha poco più di 900 fedeli “registrati”, come è abitudine fare per partecipare a ogni attività nella cultura locale. Ma la Mensa degli angeli guarda fuori, alle povertà nascoste della società giapponese. Così due sabati al mese, grazie a un gruppo di volontari di questa piccola comunità, il seminterrato della parrocchia apre le porte per un banchetto a cui – appunto – vengono accolti fino a una trentina di bambini delle famiglie che nella comunità locale vivono in situazioni di difficoltà.

Due pasti al mese, ovviamente, non sono tanto la risposta a un problema alimentare. Dietro alla Mensa degli angeli c’è molto di più: la scommessa su una relazione. «È il nostro piccolo messaggio al mondo intero dove la carità verso gli altri è un bene che a volte manca, soffocato dall’indifferenza», commenta padre Vincent Lazun Naw San, 46 anni, missionario del Pime originario del Myanmar e in Giappone dal 2016, che ha raccolto da qualche anno il testimone come parroco di questa comunità da padre Andrea Lembo, oggi vescovo ausiliare di Tokyo.

In un contesto dove le statistiche dicono che un bambino ogni sette sperimenta situazioni di povertà, la comunità di Fuchu si è sentita chiamata a fare qualcosa. Il primo passo è stato l’offerta di un sostegno scolastico gratuito al sabato pomeriggio nell’iper-competitivo mondo dell’istruzione giapponese, dove chi non ha le risorse per pagarsi corsi extra-scolastici rischia di rimanere indietro. Accanto a questa esperienza – che continua tuttora – una parrocchiana, la signora Tsutsui, ha poi dato voce al desiderio di portare anche a Fuchu l’esperienza di una Mensa per i bambini promossa nel centro di Tokyo da Shirahata Maki, una laica cattolica locale. In molte famiglie giapponesi capita, infatti, che i bambini mangino da soli o anche che abbiano poco cibo. A Fuchu era impensabile avere volontari per aprire la mensa ogni giorno. Ma era importante comunque dare almeno un segno: così la parrocchia si è attivata con altre associazioni non cristiane del territorio e si è partiti a proporre la Mensa degli angeli, prima un sabato al mese e poi due. Ed è ripartita nell’autunno 2023, dopo l’interruzione forzata a causa della pandemia.

Un segno piccolo, in un contesto dove una comunità cattolica è una goccia in un mare immenso e la missione ha il volto dell’amicizia. «Pochissimi dei miei parrocchiani sono nati in famiglie cattoliche – racconta padre Vincent -. La maggior parte sono fedeli che si si sono avvicinati anche in età avanzata. Ed è un cammino che può durare a lungo: l’anno scorso ho battezzato una persona che aveva scoperto il cristianesimo trent’anni fa, in un’esperienza molto particolare che aveva vissuto in una chiesa durante un viaggio a Roma. Poi però questo interesse era rimasto per tanti anni nel cuore, finché non si è trasferita a Fuchu e ha iniziato a frequentare la parrocchia. Qualcun altro ha sentito parlare di “vita eterna” trovandosi a partecipare a un funerale di un amico e ha cominciato a chiedere di saperne di più…».

Rapporti semplici, in uno stile fraterno e con grande rispetto per tutti. «Le attività qui in parrocchia sono solo al sabato e alla domenica – continua il missionario birmano -, durante la settimana quindi mi ritrovo da solo. E allora mi piace andare spesso al tempio shintoista, tra la gente che va là a pregare. E poi lavoro al video sul commento al Vangelo della settimana che mando a tutti i miei parrocchiani. Sono contenti di riceverlo, soprattutto chi è malato o chi per diversi motivi non può venire in chiesa».

Ma c’è anche un altro legame che padre Vincent sta coltivando: quello con i migranti provenienti dal Myanmar che oggi vivono in Giappone, tra mille difficoltà in un Paese che concede col contagocce il diritto d’asilo. «Vado in un’altra parrocchia una volta al mese a celebrare la Messa con loro – racconta -. Ci sono centinaia di kachin, karen, kayah a Tokyo, molti sono studenti. Li ho invitati anche qui a Fuchu. È stato un bellissimo incontro con la nostra comunità: hanno raccontato le sofferenze del Paese a causa della guerra, hanno portato anche il cibo birmano». Il banchetto che si allarga. Abbracciando, un passo alla volta, il mondo intero.