Per sottolineare l’impegno contro la deforestazione, la conferenza episcopale ha dato il via a una campagna di rimboschimento in tutte le diocesi. Allo studio anche una conferenza nazionale sul tema, nel segno della «Laudato si’».
Si è cominciato con duemila alberi, sperando che non restino solo un simbolo. A farli piantare intorno al Cardinal Adam Memorial Hospital, struttura sanitaria di Lusaka gestita dalla Chiesa cattolica, è stata la conferenza episcopale dello Zambia. Con questo gesto, che ha inaugurato una campagna di rimboschimento in tutte le diocesi locali, i vescovi hanno voluto dare concretezza all’invito dell’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco, contribuendo ad affrontare un problema poco citato, ma pesante nel Paese.
Secondo i dati certificati dalle Nazioni Unite, infatti, ogni anno tra 250.000 e 300.000 ettari di foresta vanno perduti a livello nazionale, a fronte di un totale di 50 milioni di ettari disponibili nel 2014. È uno dei tassi più alti al mondo e nonostante l’impatto sia già evidente anche sulla produzione agricola, la tendenza si è rafforzata negli ultimi anni. Il motivo principale è il deficit energetico del Paese, che ha visto diminuire la disponibilità di elettricità e aumentare i costi, rendendo più conveniente usare il carbone di legna per tutte le necessità domestiche.
Anche le attività estrattive, che hanno un peso importante nell’economia nazionale (soprattutto per quanto riguarda la produzione di rame), contribuiscono ad aggravare la situazione. Il problema ha persino superato i confini della storica regione mineraria del Copperbelt, come sottolinea padre Cleophas Lungu, segretario generale della conferenza episcopale: il riferimento è soprattutto a compagnie come le canadesi First Quantum e Barrick Gold e a progetti come la miniera di Lumwana, la più grande del suo genere in Africa. “Le multinazionali – spiega il sacerdote – hanno enormi estensioni di terra in concessione e nessuna cura delle foreste: è vero che contribuiscono al fisco pagando le tasse, ma danneggiano la terra, l’acqua e tutto l’ambiente”.
Anche di fronte alle cattive pratiche dei singoli e delle grandi aziende, la Chiesa sente di doversi impegnare in prima persona: “Piantare alberi è un’iniziativa visibile che permette di mostrare come mettere in pratica quel che predichiamo in quanto cristiani”, chiarisce il segretario generale della conferenza episcopale. Perché questa non resti un’azione simbolica, però, continua, c’è bisogno di uno sforzo coordinato, che guardi oltre la stessa comunità dei credenti. “Nell’ultima assemblea plenaria – ricorda il religioso – i vescovi hanno approvato una proposta che prevede di riunire istituzioni governative e organizzazioni della società civile per coordinare gli sforzi a protezione dell’ambiente: stiamo già organizzando una prima conferenza consultiva, che includerà anche realtà internazionali”.
Coinvolgere i singoli cittadini e le famiglie, però, è altrettanto importante se si vogliono raggiungere risultati veramente duraturi, continua padre Lungu: “Ci sono molte cose che si potrebbero fare, a partire dal non disperdere i rifiuti nell’ambiente, perché l’impegno comincia con l’aver cura della piccola parte di mondo intorno a noi: le case, i luoghi di lavoro, le strade del vicinato, le scuole. Qui, soprattutto, si deve insegnare a ragazzi e ragazze ad avere a cuore questo tema”.