Dopo l’assassinio delle suore di Madre Teresa nello Yemen, dal Vaticano ai social network infuria il dibattito sui martiri cristiani dimenticati dalle copertine di giornali e tv. Ma insospettabilmente ad accendere un riflettore sulla vicenda sono stati proprio i famosi rocker britannici durante una tourné in Salvador che li ha visti sostare anche davanti alla tomba di Romero
In questi giorni infuria il dibattitto sui «martiti dimenticati» nel mondo, dopo la vicenda delle suore assassinate in Yemen che ha fatto scandalo non solo per l’atrocità della loro fine, ma anche per l’indifferenza riservata dai media mondiali alla loro vicenda. In proposito, persino papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa ha parlato delle missionarie trucidate definendole «martiri d’oggi», vittime di «chi le ha uccise e della globalizzazione dell’indifferenza».
In realtà se la disinformazione e l’assuefazione di giornalisti e lettori agli atti di violenza (soprattutto se commessi a migliaia di chilometri di distanza da noi) sono certamente un problema, ci sono però anche notizie in controtendenza. Perché un particolare interesse alle notizie su chi ha donato la vita a poveri ed emarginati a volte spunta anche laddove non ce lo si aspetta. È successo proprio per la vicenda delle suore di Madre Teresa, sul cui accaduto una luce – o meglio, un riflettore – è stato acceso da divi insospettabili che del dark side hanno fatto la loro cifra stilistica portante.
Si tratta degli Iron Maiden, la band inglese heavy metal, che – prima di salire sul palco di San Salvador dove era attesa dal loro pubblico – si è messa sulle tracce del martire «nazionale» Oscar Romero, il vescovo assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte mentre celebrava la Messa. Durante 40 minuti di visita alla tomba di mons. Romero, il batterista Nicko MacBrain e il chitarrista Janick Gers hanno ascoltato la sua biografia, i principi del suo lavoro e soprattutto la dinamica della sua morte avvenuta per aver denunciato ingiustizie e differenze sociali. Proprio ascoltando la storia del martirio di Romero, MacBrain ha fatto un paragone tra la predicazione del monsignore salvadoregno e il messaggio annunciato da papa Francesco in sostegno degli ultimi, con la vicenda delle suore uccise in Yemen la settimana scorsa.
«Ci piace entrare in sintonia con i posti dove suoniamo, mescolarci con le persone, vedere i monumenti. Vogliamo conoscere dove ci troviamo» hanno dichiarato gli Iron Maiden alla guida spiazzata dalla loro presenza. Ma il passaggio dei due rocker nella cripta della cattedrale che ospita la salma del martire – che pur si somma ad altre visite eminenti come quella di Barack Obama o del segretario dell’Onu Ban Ki Moon – è stato ben più di un semplice giro turistico privato.
Dal palco dello Stadio Jorge Magico Gonzalez a San Salvador, infatti, davanti a 9mila persone, gli Iron Maiden hanno indossato la maglietta con una scritta in ricordo monsignor Romero, dedicandogli la parte finale dello show e condannando al microfono la strage compiuta dall’esercito governativo durante la guerra civile tra il 1980 e il 1992.
Il tributo ai «martiri cristiani» da parte di una band notoriamente «atea» (e talvolta addirittura considerata «satanica») non solo è una bella storia di «conversione» ma amplifica la questione con una sonorità da metallo pesante.