L’appello dei vescovi del Paese dopo il colpo di stato: «Si arrivi a un dialogo vero, chiaro, franco e rispettoso dei valori per i quali la gente l’anno scorso è insorta»
Da alcuni giorni il Burkina Faso è tornato nel caos dopo il colpo di Stato con cui la guardia presidenziale ha fatto la sua irruzione nel cammino che – dopo la svolta dell’ottobre 2014, con la caduta del regime del presidente Blaise Compaoré (al potere da ventisette anni) – avrebbe dovuto portare alle elezioni dell’11 ottobre. In queste ore è in corso un tentativo di mediazione della Comunità economica dell’Africa Occidentale, che per il momento però non sembra portare frutti.
In questo contesto delicatissimo segnato da gravi violenze i vescovi hanno diffuso ieri un messaggio che è stato letto in tutte le chiese.
«Deploriamo le violenze e le loro conseguenze funeste – scrivono i vescovi del Burkina Faso -. I responsabili del colpo di stato giustificano la loro azione come una forma di lotta all’esclusione in linea con l’insurrezione vittoriosa dell’ottobre 2014. Ma anche nella lotta all’esclusione la violenza non può essere una via privilegiata sul dialogo».
«Per il bene del nostro popolo – si legge ancora nel testo – ci appelliamo alla coscienza di ciascuno. La saggezza deve prendere il sopravvento sulle passioni e le ambizioni personali e di gruppo. Ci appelliamo alla saggezza dei nostri dirigenti e della comunità internazionale affinché siano risparmiate alla gente nuove sofferenze di cui non hanno alcuna responsabilità. Tutte le parti si impegnino in un dialogo vero, chiaro, franco e rispettoso dei valori per i quali la popolazione è insorta».
Il messaggio si conclude con l’indizione di una colletta in favore delle vittime delle violenze di questi giorni e con invito a tutti fedeli a intensificare ancora di più la preghiera per il proprio Paese, perché «se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori, se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode» (salmo 126,1).