Abuna-Etiopia: la missione giovane di Benevento

Abuna-Etiopia: la missione giovane di Benevento

Un gruppo di universitari della Chiesa campana ha vissuto un’esperienza missionaria nella regione di Benishangul-Gumuz. Il racconto di uno dei partecipanti: «Quando penso alla missione ora penso ai volti che ho incontrato, al sorriso della gente»

 

Una Chiesa in uscita, proiettata verso la fratellanza universale tra i popoli della Terra. Le parole di papa Francesco sono diventate il cuore e la forza motrice della spiritualità della diocesi di Benevento e in particolare del servizio di pastorale universitaria, guidato da don Paolo Scarafoni, parroco di Beltiglio e cappellano dell’università e del conservatorio sanniti. Sguardo aperto sul mondo che si è concretizzato in un’esperienza missionaria per i giovani in Etiopia, a Bahar Dar.

L’iniziativa si è strutturata in un vero e proprio progetto di cooperazione internazionale, Abuna- Etiopia, ideato per rispondere alle sfide che il Paese africano deve affrontare ogni giorno. I volontari di Benevento africana hanno restaurato e tinteggiato le aule della grande scuola della diocesi e riverniciato i banchi e le lavagne; hanno ristrutturato completamente le residenze per gli studenti; prestato supporto sanitario grazie alla presenza di due odontoiatri.

Il progetto Abuna-Etiopia si è caratterizzato anche per solidarietà e prima evangelizzazione presso la nuova missione della chiesa cattolica in Beninshangul Gumuz, tra la gente dell’antichissima tribù dei Gumuz, popolazione originaria dell’Egitto, un popolo fiero, con donne giovani e bambini piccolissimi, di religione animista.

Paolo Vitale, seminarista al quinto anno di corso presso il seminario di Benevento ma appartenente alla diocesi casertana di Alife- Caiazzo, racconta a Mondo e Missione le emozioni provate nel corso dell’esperienza in Etiopia insieme al gruppo di volontari della pastorale universitaria:

«Ho sempre desiderato andare in Africa e l’occasione giusta si è presentata con il progetto missionario di don Paolo Scarafoni – spiega -. Ho pensato che chi ha incontrato il Signore non può tenerlo solo per sé ma questa gioia deve essere esternata e condivisa con gli altri. È necessario incontrare il prossimo. Facendo riferimento alle parole di Ezechiele “Toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” posso dire che ho sperimentato sulla mia pelle quanto sia vera questa affermazione: chi va in Africa, a contatto con la gioiosa semplicità delle persone, che non hanno nulla eppure sono felici, inevitabilmente avverte una trasformazione profonda. Quando penso alla missione penso ai volti che ho incontrato, al sorriso della gente. Mi ha colpito la fede della popolazione cristiana del posto; l’Eucarestia domenicale si trasforma in una festa, con la gente vestita di bianco che affolla le strade. La devozione verso Maria, inoltre, è molto forte. I fedeli si preparano alla solennità delle celebrazioni in onore dell’Assunta con digiuni e preghiere, animando una particolare liturgia che si svolge all’alba, nei quindici giorni precedenti la festa».

Nel prossimo mese di agosto l’impegno della scorsa estate sarà ripetuto con una nuova esperienza di una rappresentanza della Chiesa beneventana in terra africana. La missione Etiopia 2016 si svolgerà per un gruppo di volontari ad Azezu e ad Arbaba, due paesini nella provincia di Gondar, al Nord del lago Tana, dove le suore figlie di Sant’Anna offrono amore e istruzione a bambini non vedenti e guidano scuole dell’infanzia e primaria. I volontari svolgeranno lavori di manutenzione ordinaria degli edifici scolastici, attività ricreative con i bambini, incontri con le famiglie locali e servizio nell’ambulatorio. Presso l’orfanotrofio delle suore di Santa Teresa, nella cittadina di Injibara, provincia di Bahar Dar, al Sud del lago Tana, un altro gruppo di volontari sarà impegnato con i bambini, in piccoli lavori di ristrutturazione e attività ambulatoriali. Un terzo gruppo di volontari invece continuerà l’opera missionaria presso la tribù dei Gumuz.