Migliaia di persone sono colpite da malnutrizione e malattie nelle regioni remote colpite dalla siccità della Papua Nuova Guinea. Sebbene sia uno dei Paesi dove El Niño ha avuto gli effetti più gravi, l’emergenza è stata poco raccontata dai media e gli aiuti pervenuti alla popolazione sono scarsi.
Si rivedono in questi giorni le prime gocce di pioggia in Papua Nuova Guinea, ma c’è ancora chi continua a morire per le malattie e la denutrizione causate da un lungo anno di siccità. Il fenomeno meteorologico El Niño ha colpito duramente la popolazione di questo Paese asiatico, sebbene i media internazionali se ne siano poco o per nulla occupati.
Le ultime notizie sugli effetti de El Niño in Papua Nuova Guinea riguardano la barriera corallina. Si è scoperto che le oltre 500 scogliere con coralli da Cairns alla Papua Nuova Guinea sono praticamente tutte bianche. Il fenomeno di sbiancamento si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un’alga fondamentale per il loro nutrimento (che dà loro il colore) andando incontro anche alla morte. Gli scienziati attribuiscono in gran parte questo evento proprio a El Niño. Quelle 500 scogliere di coralli morti, uno dei patrimoni naturalistici dell’umanità, dà l’idea da solo di quanto possa essere stato devastante l’impatto di questo fenomeno meteorologico nell’area.
Passando sulla terraferma, le notizie dell’impatto sulla popolazione, a parte qualche testata locale e un report delle Nazioni Unite che risale a gennaio, sono davvero scarse. Le ultime stime del governo parlano di 2 milioni e 700 mila persone colpite dalla siccità. La regione delle Highlands è fra quelle dove la situazione è più grave, con decessi anche fra i ragazzi che frequentano le scuole, secondo quanto riportato dalla televisione australiana Abc.
«Da una settimana ha iniziato a piovere e la foresta sta di nuovo diventando verde – comunica via mail padre Giovanni di Lenarda, missionario del Pime in Papua Nuova Guinea -. Il raccolto rimane compromesso. La Tapioca cibo base è dura come un sasso e difficile da far bollire». Padre Giovanni è parroco di Kurada, nell’isola di Normanby. «Qui le scuole iniziano alle 9 e chiudono alle 12 per dare l’opportunità agli studenti di cercare l’acqua da bere e lavarsi – continua -. A Normanby la gente aspetta la bassa marea e lungo la spiaggia scavano delle buche e raccolgono con la ciottola acqua. Ci vogliono ore per riempire un secchio».
Da metà del 2015 la Papua Nuova Guinea sta vivendo la siccità peggiore dal 1997. Non è chiaro quante persone siano morte a causa dei cambiamenti metereologici, ma i centri sanitari gestiti dalle chiese nelle Highlands hanno riportato un aumento di morti per malnutrizione e malattie nelle comunità locali come diretta conseguenza della siccità.
James Komengi, coordinatore dell’emergenza per l’United Church della provincia di Hela nelle Highlands, afferma che i bambini stanno ancora soffrendo per gli effetti della siccità: «Nelle classi i bambini piccoli soffrono di svenimenti e diarrea a causa della bassa qualità del cibo che mangiano». Nel villaggio di Ikumdi cinque persone sono morte per mancanza di cibo e per aver bevuto acque inquinate. Il governo della Papua Nuova Guinea ha accentrato la distribuzione degli aiuti, che però, riferiscono fonti locali, sono arrivati nella aree di più facile accesso tagliando fuori le comunità più isolate.
Nei prossimi mesi dopo El Niño si prevede la fase successiva denominata La Niña, che dovrebbe portare precipitazioni e umidità nel sud-est asiatico. Ma questo non significa in automatico un miglioramento della situazione. Secondo Mike Bourke, esperto dell’Australian National University, più persone moriranno dopo l’arrivo delle piogge rispetto alla fase precedente di siccità, perché cominceranno a coltivare la terra in una situazione di denutrizione e debolezza fisica causata dalle malattie che hanno colpito la popolazione in questi mesi.
Si prevede inoltre che anche La Niña danneggerà l’agricoltura e in particolare la produzione di mais, soia, grano, zucchero, cotone e caffè, tutti prodotti coltivati in Guinea. Anche in passato, nel periodo di transizione da El Niño transitions a La Niña, i prezzi di questi beni alimentari sono aumentati di molto sui mercati.
Secondo informazioni raccolte dalle chiese protestanti, alcuni padri di famiglia nelle comunità isolate della avrebbero “venduto” una figlia femmina in cambio di sacchi di riso. Una prassi che prevede che la figlia torni nella famiglia una volta terminata la siccità. Ma sono stati riportati casi sempre più frequenti di persone che girano i villaggi offrendo cibo in cambio di ragazze, che poi vengono portate via.
Le comunità locali sono rimaste per lungo tempo senza cibo e, sebbene stia ricominciando a piovere, manca ancora l’accesso ad acque pulite e potabili.