La presentazione del catalogo “Le Americhe”, realizzato da padre Nicola Mapelli, missionario del Pime, in collaborazione con Katherine Aigner, è stata l’occasione per inaugurare anche il nuovo allestimento del Museo etnologico vaticano, dopo due anni di ristrutturazione
Circa trecento persone si sono date appuntamento ieri, 24 maggio, nella Sala Raffaello della Pinacoteca dei Musei Vaticani per la presentazione del catalogo “Le Americhe” e per visitare il nuovo allestimento del Museo etnologico vaticano. Presenti, il cardinale Giuseppe Bertello presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e l’arcivescovo Baltazar Enrique Porras Cardozo, che hanno elogiato la competenza, la cultura, l’impegno e soprattutto lo spirito missionario del direttore, padre Nicola Mapelli, missionario del Pime, che ha vissuto a lungo nelle Filippine. È lui l’autore, insieme alla sua collaboratrice Katherine Aigner, del volume “Le Americhe”, che presenta i duecento oggetti più significativi dei diecimila dedicati a questo continente.
La nuova sezione etnologica dei Musei Vaticani è proprio accanto alla Pinacoteca con le opere di artisti insuperabili come Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Non solo quindi opere greco-romane, rinascimentali o comunque europee per i milioni di visitatori annuali, ma anche l’anima mundi, come Nicola Mapelli del Pime, ama definire la nuova esposizione.
Nuovo è l’allestimento delle opere (una minima parte del totale rimasto nei depositi), che hanno cominciato ad accumularsi a Roma dal lontano 1691 con l’invio dei primi reperti dalla Colombia a Papa Innocenzo XII. Grande impulso poi lo diede il card. Stefano Borgia (1731-1804), Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, erudito e appassionato collezionista di oggetti soprattutto orientali nel palazzo di famiglia a Velletri. Ma fu la grande Esposizione Vaticana del 1925, sotto Papa Pio XI, a sollecitare il più massiccio invio a Roma di oggetti d’arte e cultura dalle nuove frontiere della Chiesa.
«Museo etnologico – dice padre Mapelli – non significa legato solo ai popoli indigeni per secoli isolati dalle grandi culture planetarie, ma include anche le medesime: in particolare l’Oriente, l’islam e il mondo precolombiano». Su una superficie espositiva di circa settemila metri quadrati – metà della quale ancora in fase di completamento – i visitatori possono ora ammirare una collezione unica di oggetti provenienti dai continenti extraeuropei, che vanno dall’epoca preistorica alle civiltà precolombiane, orientali, islamiche sino a quelle di Australia, Africa, Oceania e delle Americhe.
«Capita che i discendenti di questi popoli – aggiunge il direttore – trovino a volte solo in Musei come il nostro oggetti appartenuti ai loro antenati. È accaduto di recente con le maschere degli yahgan della Terra del Fuoco in Cile, presso i quali mi sono recato».
Quello della sezione etnologica dei Musei Vaticani non è quindi solo un grande lavoro di conservazione e di valorizzazione presso il pubblico di manufatti artistici del passato. A detta dei collaboratori, tra cui l’australiana Katherine Aigner, che con padre Mapelli segue le collezioni, si tratta di rendere questi oggetti “ambasciatori culturali”, riconnetterli alle comunità umane che li hanno prodotti, valorizzarli addirittura presso i loro discendenti. Dietro alla nuova esposizione ci sono decine di viaggi in ogni parte del mondo, allo scopo di ricostruire il significato originario e l’eredità dei manufatti. «Alcune di queste comunità – precisa padre Mapelli – oltre a vivere l’impatto con la modernità, affrontano oggi gravi problemi politici e sociali; il loro ambiente naturale è spesso minacciato; senza dire dei gruppi che nel passato sono stati sterminati».
Guardando indietro, queste raccolte museali testimoniano la passione missionaria della Chiesa e il rispetto verso le varie culture e popolazioni del mondo. Guardando avanti, esse sono uno stimolo a vedere le persone e ricostruirne la vita, le credenze, il lavoro, le feste dietro gli oggetti che ci hanno lasciato. Padre Mapelli sostiene che questa visione gli risulta più facile che ad altri studiosi. Questo, grazie alla sua esperienza diretta tra le popolazioni native dell’isola di Mindanao nelle Filippine (1993-2004). Con il contatto diretto e la condivisione di vita si capisce che dietro le forme, i colori, la prospettiva, la stessa scelta dei materiali ci sono precise esigenze e condizioni di vita.
Come si diceva, l’apertura del nuovo allestimento delle sale del Museo etnologico vaticano è stata accompagnata dalla presentazione del catalogo “Le Americhe”, un volume di quattrocento pagine uscito separatamente in italiano, inglese e spagnolo, che illustra i duecento pezzi più significativi dei diecimila custoditi dalla Santa Sede e relativi alle civiltà precolombiane e dei popoli nativi delle Americhe. La logica che ha orientato l’opera di padre Nicola Mapelli e Katherine Aigner è la stessa sopra descritta: connettere il visitatore con la comunità di origine dell’autore dell’artefatto e i suoi discendenti contemporanei.
Nelle pagine di introduzione il card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, lodano il lavoro degli autori e l’abilità con cui hanno indagato non solo la documentazione storica ed archivistica, ma anche la vita e l’eredità delle comunità che hanno visitato dall’Alaska alla Terra del Fuoco e da cui, in passato, gli oggetti sono stati inviati a Roma.
Indubbiamente, i Musei Vaticani si arricchiscono con questi sforzi di una componente artistica che li rende molto più specchio dell’universalità della Chiesa e ne descrive in modo tanto concreto quanto affascinante la natura di “casa comune” per tutti i popoli della Terra.
IL MUSEO
Storia e tesori
Il Museo etnologico fu fondato da Papa Pio XI il 12 novembre 1926, a chiusura dell’Esposizione universale missionaria dell’Anno Santo 1925. Nel 1973, sotto il pontificato di Paolo VI, fu allestito nell’attuale sede in Vaticano. Il nucleo originario della collezione, di circa 40 mila opere, era stato selezionato da un’apposita commissione – in cui operò attivamente padre Wilhelm Schmidt, svd – tra ben 100 mila oggetti provenienti da tutto il mondo, offerti al Papa da privati, dalle missioni e da 400 diocesi per la grande Esposizione del 1925.
Negli anni, l’iniziale raccolta si è arricchita di nuove acquisizioni e donazioni. Tra esse, va ricordata la collezione del Museo Borgiano di Propaganda Fide, la collezione di numismatica cinese di padre Giuseppe Kuo, i ritratti in gesso delle popolazioni amerinde realizzati dallo scultore tedesco Ferdinand Pettrich; ed ancora, la collezione di reperti preistorici della Scuola Britannica di Archeologia di Gerusalemme e la raccolta di oggetti cerimoniali dell’area del Sepik (Nuova Guinea) di padre Franz Kirschbaum, svd. L’attuale raccolta museale ammonta a circa 100 mila opere.
Visita il Museo con padre Nicola Mapelli in questo video
IL CATALOGO
Le collezioni del Museo Etnologico Vaticano
Prefazione del Card. Giuseppe Bertello; Presentazione di Antonio Paolucci
Katherine Aigner – Nicola Mapelli
Edizioni Musei Vaticani
Città del Vaticano 2015
€ 45,00
Primo catalogo di una serie che approfondisce le raccolte etnologiche dei Musei Vaticani, disponibile in italiano, inglese e spagnolo.
Il volume presenta le culture di popoli di tutto il continente americano, dall’Artico all’estremo Sud, attraverso opere e oggetti raccolti in Vaticano dal XVI secolo fino ad oggi, che raccontano tradizioni, espressioni artistiche e vita quotidiana.
Il volume è diviso in quattro macro sezioni che illustrano tesori culturali di altrettante aree geografiche. L’Alaska e l’America del Nord fino al Messico, con le maschere rituali, le cinture Wampum, pipe, tappeti e miniature. L’America centrale con la collezione precolombiana: le caratteristiche statuine di terracotta, il prezioso Codice Borgia, sculture e oggetti antropomorfi. L’America del Sud, dai Caraibi fino all’arcipelago della Terra del Fuoco: il diadema giamaicano, il crocifisso di corallo di Santo Domingo donato a Giovanni Paolo II, il porta messale di Colombo proveniente da Cuba e ancora collane e altri ornamenti. Infine, una speciale sezione di grande valore storico, il “Museo Indiano” di Ferninand Pettrich, composto da trentatré sculture in gesso raffiguranti i Nativi Americani.
Il vasto apparato fotografico propone fotografie d’archivio, immagini a piena pagina delle opere e suggestive panoramiche dei luoghi di provenienza.
Credito foto: Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei