Un quotidiano filo-governativo di Ankara annuncia: al confine con la Siria l’esercito sta installando delle «smart tower» che spareranno automaticamente a chi si avvicina troppo al confine. Un dispositivo tecnologico di cui si parla da tempo nel mondo della Difesa, ma che ora starebbe per entrare davvero in funzione sul confine più caldo del mondo. Nonostante la presenza di migliaia di profughi
«La Turchia ha iniziato a costruire al confine con la Siria le torrette che sparano da sole». A lanciare senza troppi giri di parole la notizia è Yeni Safak, quotidiano turco conservatore, molto vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan. Stando a questa fonte, dopo i tanto discussi droni telecomandati, sulla frontiera più calda del mondo di oggi – il confine tra la Turchia e la Siria – starebbe per fare la sua comparsa una nuova arma ipertecnologica.
«La Turchia – riferisce Yeni Safak – ha già sigillato centinaia di chilometri di frontiera, sia con blocchi di cemento sia con reticolati di filo spinato. Nella città di confine di Kilis, mentre la costruzione del muro di cemento è quasi ultimata, il ministero della Difesa ha cominciato a costruire delle “torrette di avvistamento intelligenti” a distanza di 300 metri le une dalle altre. Le torrette – spiega ancora l’articolo – saranno collegate a un sistema computerizzato che governerà un sistema di allarme in tre lingue e un dispositivo di fuoco automatico».
In pratica – attraverso sensori e sistemi di rilevazione termica prodotti dall’Aselsan, industria bellica legata all’esercito turco – le torrette saranno in grado di individuare la presenza di un’«intrusione» nel raggio di 300 metri. A quel punto, attraverso un altoparlante, verrà lanciato in tre lingue un invito a lasciare immediatamente l’area. In caso contrario dalla torretta un’arma automatica comincerebbe da sola a sparare in quella direzione.
«Secondo quanto dichiarato dal ministero – continua il quotidiano turco – le smart tower saranno installate lungo il confine con la Siria nelle province di Hatay, Gaziantep, Sanliurfa e Mardin». Vale a dire anche nelle aree di confine con le regioni siriane controllate dalle milizie curde.
Le «torrette che sparano» non sono una novità nel panorama dell’industria bellica: prototipi di questo tipo erano già stati realizzati in Corea del Sud, in Israele e negli Stati Uniti. Adesso però la Turchia sembrerebbe intenzionata ad utilizzare davvero quest’arma tecnologica al confine con la Siria. Ufficialmente la motivazione sarebbe quella di «prevenire incursioni da parte di miliziani dell’Isis». Ma non può sfuggire il fatto che quelle zone sono le stesse dove si accalcano decine di migliaia di profughi: Kilis è infatti la città turca più vicina ad Azaz, la località siriana a nord di Aleppo da giorni al centro di un’offensiva da parte dello Stato islamico. Ad Azaz sono migliaia i profughi siriani che rischiano di rimanere intrappolati nella battaglia, con il rischio di ritrovarsi presto i miliziani dell’Isis da una parte e le nuove «armi intelligenti» dall’altra.
Un’ulteriore conferma della gravità della situazione nel nord della Siria. Proprio su quel confine rimasto per anni vergognosamente poroso alle infiltrazioni dei foreign fighter che hanno contribuito non poco a far sprofondare la regione nel baratro in cui oggi si trova.